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Giovedì, 18 Aprile 2024
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La deriva integralista di Erdogan allontana la Turchia dalla Ue

Oltre 6.000 persone arrestate nelle ultime 48 ore in Turchia dopo il fallito golpe tentato nella notte tra il 14 ed il 15 luglio. Si tratta di  militari, giudici e funzionari accusati da alto tradimento da parte del presidente  Recep Tayyip Erdoğan, ora più mai nel pieno del suo strapotere nella nazione della mezzaluna

Oltre 6.000 persone arrestate nelle ultime 48 ore in Turchia dopo il fallito golpe tentato nella notte tra il 14 ed il 15 luglio. Si tratta di  militari, giudici e funzionari accusati da alto tradimento da parte del presidente  Recep Tayyip Erdoğan, ora più mai nel pieno del suo strapotere nella nazione della mezzaluna. In ogni caso su cosa sia davvero successo in Turchia si stanno rincorrendo sul web quanto su giornali e tv ipotesi alternative, prima fra tutti quella che si sarebbe trattato di un “ autogolpe”. Una messa in scena da parte di Erdogan per aumentare i suoi poteri e giustificare la repressione verso i suoi nemici e l’intera opposizione.

A riguardo è bene sottolineare come negli ultimi due anni il presidente abbia fatto man bassa dello Stato di diritto, mettendo il bavaglio alla stampa e prendendo provvedimenti che hanno ristretto notevolmente le libertà di cui, sulla carta, gode ancora oggi la Turchia moderna. Il tutto inquadrato nel pieno disegno di islamizzazione della nazione, un progetto che Erdogan sta portando avanti con tenacia e determinazione. Per questo motivo non avrebbe avuto di certo bisogno di questo teatrino, costato la vita a 290 persone, per scatenare una repressione nel paese.

Si è trattato di un golpe organizzato male, in cui chi lo ha orchestrato non ha tenuto nel debito conto che gli Stati Uniti non avrebbero mai permesso una destabilizzazione della Turchia (Obama si è da subito infatti schierato con Erdogan contro i golpisti) che avrebbe favorito in toto gli interessi russi nella regione. L’intervento immediato del presidente americano è stato indubbiamente determinante, in quanto dopo le sue dichiarazioni la marina turca aveva già messo in chiaro di non aderire al colpo di Stato. E ad essa si sono poi accodati pezzi significativi dell’ organizzazione golpista, che hanno poi fatto capitombolare tutto il progetto.

Ma il vero problema che affiora ora è l’immagine significativa del soldato ribelle linciato e decapitato dalla folla al grido di “ Allah Akbar”, l’orrendo rituale al quale ci hanno abituato i radicalisti  islamici. Un segno inequivocabile di come tutta la Turchia stia scivolando verso il fondamentalismo, mettendo in serio pericolo i valori laici e democratici impressi dal suo padre fondatore, Kemal Ataturk. Quei valori di cui i militari sono sempre stati i difensori e che vedono ora seriamente messi in pericolo. Forze armate che sono anche stanche di appoggiare il doppio gioco di Erdogan in Siria, ufficialmente schierato contro l’Isis ma che nei fatti ha sostenuto per utilizzarlo contro il regime di Assad. Anche se il golpe è fallito, un certo risentimento del settori militari contro il “presidente sultano” rimarrà ancora nell’ aria.

Elemento che  non lascia di certo presagire niente di buono per il futuro. Ma, soprattutto, seguendo gli obiettivi di Erdogan tutta la mezzaluna rischia di andare incontro ad uno Stato pienamente islamico fondato sulla sharia. Un modello di Stato che non potrà mai essere compatibile con i valori dell’ Occidente e dell’Unione Europea. A Bruxelles pensino quindi bene a tutto questo quando si discute dell’ ingresso di Ankara in Europa.

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