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Gelosia. non bisogna restarne incatenati

Secondo Freud il sentimento della gelosia è rivolto sia alla persona che si pensa di perdere, che al rivale. Tante volte abbiamo pensato che fosse normale provarla, ovvio perché il nostro cuore appartiene solo al nostro partner

Secondo Freud il sentimento della gelosia è rivolto sia alla persona che si pensa di perdere, che al rivale. Tante volte abbiamo pensato che fosse normale provarla, ovvio perché il nostro cuore appartiene solo al nostro partner. La gelosia è la paura di perdere la persona amata: quando accade che il partner possa rivolgere più energie ed attenzioni ad altro, avvertiamo mancare il terreno sotto i piedi.

Se non inficia il nostro benessere e quello della coppia, potrebbe anche in qualche misura non essere dannoso. Specie all’inizio di una relazione il sentimento somiglia alla possessività, il condividere tutto con l’altro, avvicinarsi accresce il sentimento.  Il pretendere, invece, di voler mantenere questo tipo di rapporto oltre la fase dell’innamoramento determina la rottura della relazione e inizia il sabotaggio.

La rabbia e il risentimento, il terrore dell’infedeltà, di perdere l’esclusività di una posizione privilegiata sono gli ingredienti di una gelosia patologica, dove manca la fiducia nel partner. Spesso sperimentando gelosia possessiva non ci rendiamo conto quando alcuni atteggiamenti fanno del male a coloro che subiscono atteggiamenti ossessivi, oppure, al contrario, se ne siamo consapevoli, non sappiamo come rimediare.

La causa principale della gelosia è la mancanza di autostima, il non essere degno d’amore, l’inamabilità, l’idea di non aver saputo tenere vicino il partner se poi rivolge attenzioni altrove, di non poter rimpiazzare o essere in grado di sedurre qualcun altro. Più si è investito in termini di conferma di sé e di importanza attribuita al partner, maggiore è la gelosia la cui intensità è proporzionale alla sommatoria delle due perdite: del partner e dell’autostima.

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In questo modo non vediamo l’amore che ci trasmette, accecati dalla rabbia, dalla percezione che qualcosa non va. Difendere i propri affetti come una proprietà è il miglior modo di svilirli e ridurli a oggetto: l’idea è “Senza te non esisto!” si pensa che la totale devozione all’altro soddisfi il senso della relazione. Di fatto il possesso limita la libertà, l’espressività, l’autenticità del partner.

In questo modo diventiamo dipendenti della gelosia e del partner, nascono idee dolorosamente logoranti circa l’infedeltà dell’altro. Dal circolo vizioso non ne usciamo più. Accade che quanto più teniamo il fiato sul collo alla nostra metà, quanto più sospettiamo, tanto egli non respirando si sente in gabbia, sotto pressione e per sopravvivere cerca altrove distrazioni che lo tengano sereno.

In una di queste che può essere hobby, sport, amici, relax, potrebbe accadere di trovare una persona con la quale il nostro partner si sente a suo agio, meglio di quanto non lo sia con noi. E alla fine sceglie, si allontana in qualche modo dal mastino che lo tiene legato. E l’idea che avevamo di essere messi in secondo piano si concretizza: “Avevo ragione, facevo bene a non fidarmi” e crediamo solo a quello che la nostra mente produce, facendosi strada il sentimento di odio verso il nostro partner.  

Amare non significa ritrovare nell’altro il valore di sé, l’amabilità; ma amarsi a prescindere di chiunque altro è il primo pensiero cosciente da costruire dentro di noi. Essere poi consapevoli della scarsa probabilità che gli eventi che temiamo si verificano, della non drammaticità dei loro effetti e del fatto che comunque si può sopravvivere senza vedere distrutta la propria autostima. L’unicità con cui si avvertono i legami affettivi significativi svolge un ruolo essenziale nel facilitare la percezione e il riconoscimento della nostra unicità personale (Guidano, 1992).

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In questo senso la gelosia per alcuni soggetti potrebbe rappresentare un veicolo utile alla percezione e costruzione del proprio senso di Sé. Amare qualcuno vuol dire riconoscerlo nella propria individualità, ma soprattutto significa essere liberi. Contrariamente a quello che si pensa unione non significa fusione, niente di più sbagliato, ma rispetto della libertà altrui. In una relazione di coppia sana e funzionale si dovrebbe saper modulare la distanza che riguarda il rispetto e riconoscimento dell’altro. In mancanza di questa distanza, si avverte la necessità di fusione totale, rompendo i confini con il proprio Sé.

Il progetto di coppia dovrebbe essere quello di far crescere ed evolvere entrambi i partner affrontando insieme le gioie e le difficoltà. L’amore è libertà, e, se sostituito dalla negazione dello stesso, è destinato a finire. (rita.verardi@libero.it)

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