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Giovedì, 28 Marzo 2024
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A cura di Blog Collettivo

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Una legge bavaglio per lo scandalo P4, e la tragedia di un governo ridicolo

La tragedia di un governo ridicolo si vede anche dal fatto che non riesce a fare neppure la voce grossa. E’ durata infatti lo spazio di un pomeriggio la tentazione di approvare un decreto per mettere il bavaglio alla circolazione di intercettazioni telefoniche imbarazzanti.

La tragedia di un governo ridicolo si vede anche dal fatto che non riesce a fare neppure la voce grossa. E’ durata infatti lo spazio di un pomeriggio la tentazione di approvare un decreto per mettere il bavaglio alla circolazione di intercettazioni telefoniche imbarazzanti.

La retromarcia, una delle tante che farà, è stata innescata da Angiolino Alfano, segretario in pectore del PdL e ministro della Giustizia, che ha riproposto l’ordinario iter parlamentare per la legge che sollevò la ribellione di Fini e accelerò la spaccatura del PdL.  Lo scontro sulle intercettazioni assomiglia alla polemica sui pentiti di un decennio fa quando il centro-destra voleva eliminarli e la magistratura, pur riconoscendo l’esistenza di problemi, ne difendeva l’utilità.

Le intercettazioni di oggi fanno parte di fascicoli giudiziari che riguardano la famosa erede della P2, quella P4 incentrata sulla figura torbida di Luigi Bisignani, sedicente lobbista e sostanziale intermediario di affari oscuri. Emerge un quadro devastante della politica italiana con ministri e politici che si diffamano l’un l’altro, che inseguono e blandiscono Bisignani, che si dichiarano certi della fine prossima di Berlusconi.

Ancora una volta a restare ferita è la vita pubblica prigioniera dei maneggi di politicanti senza qualità e anche di giornalisti senza spina dorsale. Perché un altro aspetto degradante delle intercettazioni è la corte dei miracoli di direttori o penne famose che fanno ala all’avanzare di Bisignani. Al centro di questa struttura di potere parallelo si colloca la figura singolare dell’ex direttore della Rai Mauro Masi, ma anche dell’attuale sostituta Lorenza Lei, che sembra non saper muover passo senza l’autorizzazione del suo dante causa.

Il paradosso del dibattito di queste ore sta nel fatto che non si discute su come correggere la rotta punendo coloro che si sono fatti etero-dirigere ma cercando di mettere la sordina allo scandalo con una legge-bavaglio. Molte intercettazioni pubblicate riferiscono colloqui privati che una informazione responsabile dovrebbe astenersi dal rendere pubblici, tuttavia il quadro che emerge, e che sembra dare sostanza all’inchiesta napoletana, è il crocevia di trattative tese a modificare il corso della politica e la vita di enti pubblici e della Rai.

Quel mondo politico che oggi chiede protezione alla legge ha clamorosamente disatteso l’obbligo di svolgere attività trasparenti e nell’interesse pubblico. Lo scandalo P4, inoltre, illustra bene quanto lo stadio finale del berlusconismo si sviluppi in modo contorto alla ricerca spasmodica di equilibri di potere che bilancino la perdita di consensi.

Ciò rende ineluttabile il cambiamento di fase, l’avvio di un sistema politico trasparente controllato dai cittadini elettori che riprendano in mano il controllo degli eletti, la rinascita di partiti veri in cui la limpidezza del dibattito anche aspro sostituisca le estenuanti trattative fra boiardi e uomini pubblici di pochi scrupoli. Tutto ciò fa tornare in mente la durissima requisitoria di Berlinguer sulla “questione morale” come necessaria chiave di volta per impedire che l’antipolitica si faccia potere e che poteri obliqui  allunghino le mani sullo Stato.

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