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Giovedì, 18 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Vite Inquinate, i dati Arpa e le solite illazioni sui giornalisti

Tirare la stampa per la giacchetta, o tirare sassate metaforiche alle finestre dei giornali, in questa città è uno sport molto diffuso, che conferma come la libertà di espressione a Brindisi sia un concetto tutt’altro che affermato e riconosciuto

Tirare la stampa per la giacchetta, o tirare sassate metaforiche alle finestre dei giornali, in questa città è uno sport molto diffuso, che conferma come la libertà di espressione a Brindisi sia un concetto tutt’altro che affermato e riconosciuto. Nei fatti, ovviamente. La libertà di espressione infatti non è un valore che la Costituzione affida in custodia ai soli giornalisti, ma ad ogni cittadino, ad ogni istituzione (incluse amministrazioni locali e uffici periferici dello Stato), alle assemblee elettive, e quindi anche alla politica e alle associazioni in quanto forma democratica di partecipazione alla vita pubblica.

A Brindisi invece la stampa è tacciata di essere al soldo della sinistra se evidenzia problemi e contraddizioni della Lega, ad esempio, o di essere sensibile al fascino del centrodestra se scrive della crisi del Pd. Di essere incompetente e contro il lavoro se riporta le posizioni degli ambientalisti, e viceversa di essere mossa da chissà quali interessi se riporta dati (scientifici) sull’ambiente che non piacciono o sono valutati come inattendibili o parziali da esponenti dell’ambientalismo.

Tutto ciò purtroppo conferma come il concetto di confronto democratico in Italia, e di rispetto della libertà di espressione e del diritto-dovere di informazione, sia diventato da tempo un problema scomodo. Non è un caso che sia ancora vigente una legge del 1949 sulla professione giornalistica, che la politica si rifiuta di riformare , che il 90 per cento dei giornalisti ricevano un salario inferiore ai mille euro al mese, che non esiste una norma di tutela contro le azioni giudiziarie temerarie.

Così siamo costretti a difenderci da soli, visto che la solidarietà una tantum quando qualcuno di noi viene minacciato, aggredito o peggio, in realtà non è mai stata un motore per cambiare tale stato di cose. Quindi i lettori devono comprende come talvolta i giornalisti siano obbligati a puntualizzare.

Nel pieno rispetto della libertà di espressione e di pensiero, e del diritto all’informazione, se espressi nelle forme comprensive del limite del  rispetto altrui, noi l’altro giorno abbiamo pubblicato il rapporto sulla qualità dell’aria 2017 divulgato dall’Arpa sull’albo pretorio del Comune di Brindisi. Per informarne i cittadini, siamo costretti a spiegare all’associazione Vite Inquinate, non per tranquillizzare alcuno.

E lo abbiamo fatto esercitando anche il diritto di critica, nel rilevare come la rete delle centraline non sia completa a nostro avviso nella disponibilità di sensori che coprano il monitoraggio di tutti gli inquinanti. Inoltre, abbiamo anche pubblicato stamani la posizione di Vite Inquinate (come nel recente passato abbiamo dato conto delle sue iniziative), con la sua lettura ed interpretazione dei dati che confutano le conclusioni dell’Arpa ma esprimendo rispetto per il lavoro della stessa agenzia regionale per la protezione ambientale.

E i giornalisti? “Dello stesso rapporto sono stati inoltre riportati, forse al fine di confortare la popolazione bersaglio di questi eventi emissivi, valori misurati in grandi centri urbani, in Cina ed in India con numeri enormemente superiori”, ipotizza Vite Inquinate. Ipotesi ed interpretazione errate. Quei dati sono richiamati per sottolineare il rilievo che ha quel tipo di inquinante nelle grandi aree metropolitane.

A meno che qualcuno pensi che il giornale sia solo una bacheca dove affiggere comunicati, veline, volantini e pensieri eccelsi o compiacenti di ogni genere, esiste anche l’obbligo da parte dei giornalisti di fornire ai lettori elementi di paragone, di valutazione e di riflessione. Fatica sprecata con chi ha abdicato al proprio intelletto per imperversare sui social, ma utile a chi vuole ancora tenere in forma il proprio cervello.

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