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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Redazione

Guerra in Ucraina: nuovo assetto geopolitico per una pace duratura

Le riflessioni di Michele Miraglia sull'imperversare del conflitto scatenato dall'aggressione russa

Nella devastante aggressione in atto dell’Ucraina da parte della Russia di Putin, animati dalla viva speranza che nasca dal basso e si sviluppi nella società civile, nella stessa Russia, un grande movimento per la pace, che costringa quel governo alla trattativa diplomatica, il pensiero si rivolge al passato, ad oltre cinquanta anni fa. Quando, il 15 ottobre del 1969, all’insegna di “Moratorium to end the war in Vietnam” si svolse negli Usa la prima grande manifestazione di massa, con la mobilitazione di folle enormi di persone, per protestare contro la guerra in Vietnam e per richiedere il sollecito raggiungimento della pace.

Ora, come allora, gli Usa sono una grande nazione democratica, dove è possibile manifestare apertamente il dissenso contro le scelte dei governanti, come avvenuto in quella fase storica e non solo, a differenza di quanto avviene nella Russia di Putin, dove vige il più rigido controllo della informazione ed il dissenso viene punito con anni di carcere duro. In tali condizioni di rigida censura, Putin sta riuscendo a manipolare l’opinione pubblica, come dimostra il suo alto gradimento presso la stessa, stravolgendo la verità dei fatti secondo i suoi fini. In definitiva, con tutti gli sconvolgimenti in atto in quell’area martoriata, della quale Putin porta la esclusiva responsabilità, avendo deciso con largo anticipo di invadere l’Ucraina il 24 febbraio, con una operazione di espansione di tipo imperialistico, egli continua a proporsi come vittima di aggressione da parte dei paesi Nato e non come unico aggressore di un paese libero ed indifeso, che sta cercando di fermare l’invasore con atti di eroica resistenza, sollecitando protezione ed il pressante invio di aiuti in armi, viveri e medicine ai paesi dell’occidente per evitare di soccombere. 

E’ in atto, inoltre, da parte della propaganda putiniana di regime, il tentativo assurdo di equiparare l’aggressione in corso dell’Ucraina con la guerra patriottica e l’eroica resistenza delle armate sovietiche durante la seconda guerra mondiale, quando quegli eserciti, dopo la battaglia di Stalingrado, ricacciarono le armate tedesche che avevano invaso la Russia con l’operazione ‘Barbarossa’, dopo aver provocato distruzioni immani e milioni di morti nel territorio invaso. Tale operazione propagandistica in atto, con il disinvolto scambio dell’aggressore in aggredito, si prefigge lo scopo di risvegliare, in una guerra largamente impopolare, quello spirito guerriero e quell’amore di patria che consentì in passato alle armate sovietiche di sbaragliare quelle tedesche avventuratesi all’interno della Russia.

Poiché le guerre si combattono su due fronti, quello propagandistico e quello sul campo, inteso come terra, cielo e mare, il regime russo presenta alcuni vantaggi sulle democrazie occidentali, potendo manovrare l’informazione, strettamente controllata, per disorientare ed impaurire l’avversario. Così è stato con la minaccia nucleare, agitata da Putin sin dall’inizio delle ostilità, anche se tale evento tragico non è da sottovalutare in relazione a qualche incidente imprevisto, così è con i movimenti pacifisti sviluppatisi ovunque in occidente, interpretati come segni di debolezza delle democrazie occidentali, desiderose di giungere comunque alla pace, pur con consistenti concessioni. Inoltre, assurdamente, Putin si vanta di voler “denazificare” l’Ucraina, liberandola da elementi compromessi, inviando a combattere in prima linea, in numero crescente, milizie mercenarie crudeli, formate da ceceni, siriani e libici.

Da qui, la necessità di contrastare l’aggressore su due fronti, come si sta facendo con qualche defezione, quello economico con sanzioni sempre più pesanti per costringere la Russia a trattare la pace nel più breve tempo possibile, evitando che prenda tempo con le sue manovre elusive, aprendo e chiudendo fronti di guerra nel territorio ucraino. In aggiunta, l’accoglimento nei paesi confinanti di milioni di profughi e l’invio sostanzioso di armamenti, di viveri e medicinali per la sopravvivenza di quel popolo, costretto per “ragioni di vita o di morte” a pressare l’occidente con la richiesta di aiuti consistenti ed immediati. Nella situazione di disperazione esistente, era ed è comprensibile e giusto che i paesi della Ue e gli Usa in prevalenza, in proporzione delle loro disponibilità, rispondessero con generosità alla richiesta di aiuti, ed era inevitabile che con la preoccupante ‘escalation’ in corso si giungesse ad un confronto armato per l’egemonia tra Usa e Russia, le massime potenze nucleari del pianeta. 

In un mondo diviso in sfere di influenza tra  grandi potenze nucleari diventa molto pericoloso alterare gli equilibri esistenti tra le stesse senza rischiare di provocare catastrofi immani: ragion per cui per giungere ad una pace duratura e stabile tra gli attuali belligeranti, oltre ai diretti protagonisti, è necessario che un nuovo assetto geopolitico di quell’area disastrata si possa determinare con sicurezza, speriamo presto, con il coinvolgimento a più alto livello possibile di altri protagonisti, quali Europa, Usa, Cina, Russia , etc.

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