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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Aggressione e rapina: “Non siamo noi i banditi, confrontiamo il Dna”

Hanno respinto le accuse davanti al gip i brindisini Oronzo Pietro Lanzillotti, Pasqualino Lanzillotti e Giuseppe Iaia, arrestati per l’assalto ai danni di quattro stranieri a Torre Pozzelle: “Quella sera eravamo altrove, ci sono anche i testimoni”. Ma restano in carcere

BRINDISI – “Non siamo noi quelli dell’aggressione e della rapina ai danni dei quattro cittadini stranieri: non siamo banditi, né persone che picchiamo in stile arancia meccanica. Quella sera eravamo altrove e ci sono testimoni in grado di confermarlo. Intanto siamo disponibili al confronto delle impronte digitali e del Dna”.

La versione degli indagati

Oronzo Pietro Lanzillotti, 38 anni, Pasqualino Lanzilotti, 45 anni, e Giuseppe Iaia, 40 anni, accusati dell’assalto armato sulla strada per Torre Pozzelle, nella notte tra il 17 e il 18 luglio, per rubare una Ford Fiesta, poi ritrovata, e ottanta euro, hanno affrontato l’interrogatorio di garanzia davanti al gip del Tribunale di Brindisi Stefania De Angelis, all’indomani dell’esecuzione dell’ordinanza di arresto in carcere e hanno respinto gli addebiti professandosi innocenti. Ma restano ristretti in carcere per i “gravi indizi di colpevolezza” costituiti dal riconoscimento fotografico da parte degli stranieri e per concrete e attuali esigenze cautelari in relazione alla reiterazione del reato.

I difensori Simona Ermanno, Giammarco Lombardi e Mario Guagliani presenteranno ricorso al Tribunale del Riesame, mentre il pubblico ministero ha chiesto al gip di disporre un incidente probatorio per il riconoscimento visivo all’americana, faccia a faccia: i tre indagati da un lato del vetro, i quattro stranieri (tre afgani e un marocchino) dall’altra parte.

L’assalto

L’aggressione, stando a quanto è stato ricostruzione nel provvedimento di arresto eseguito dagli agenti del Commissariato di Ostuni, è stata consumata a volto scoperto e senza guanti. Il che significa che da un lato ci sono i presupposti per l’individuazione visiva e dall’altro che ci sono elementi per procedere alla comparazione del profilo genetico e delle impronte. La decisione spetta al gip, secondo il quale quanto avvenuto in agro di Ostuni è di “particolare gravità”.

“Le persone offese sono state minacciate con una pistola, picchiate una alla volta, umiliate, fatte inginocchiare in fila e colpite ripetutamente con calci anche in faccia e infine derubate dell’auto e dei pochissimi averi in loro possesso”, si legge nell’ordinanza. “La dinamica è indice di estreme viltà e crudeltà da parte di persone capaci di usare inaudita e ingiustificata violenza”. Accuse che i tre indagati respingono con forza dicendosi pronti non solo a fare i nomi di testimoni in grado di confermare il loro alibi, ma di sottoporsi al confronto tra impronte e Dna.

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