“Antiracket, due avvocati nel sodalizio finalizzato alla corruzione”
Ricorso del pm al Riesame per contestare l'appartenenza all'associazione dei legali F.V, destinato allo sportello di Brindisi, e della moglie Chiara Manno, referente per Taranto: "incarichi fittizi". La Procura chiede anche il sequestro preventivo di 7.500 euro a carico del civilista Cristian Colella
BRINDISI – Secondo la Procura di Lecce, titolare dell’inchiesta sugli sportelli Antiracket aperti a Brindisi e a Taranto, oltre che nel capoluogo salentino, anche due avvocati erano partecipi dell’associazione per delinquere ritenuta ideata e promossa dalla presidente Maria Antonietta Gualtieri, in carcere dallo scorso 12 maggio, allo scopo di consumare reati di truffa per ottenere finanziamenti pubblici, corruzione, peculato e falso.
La contestazione viene ribadita nei confronti di F. V. e della moglie Chiara Manno, il primo indicato come legale destinato alla sede dello sportello Antiracket di Brindisi, e l’altra a quello di Taranto. Incarichi che per l’accusa sarebbero stati solo “fittizi” non essendoci mai stata un’effettiva attività di ascolto e consulenza in favore degli utenti. Ed è per questo motivo che il pm Roberta Licci ha presentato appello davanti al Tribunale del Riesame di Lecce, impugnando l’ordinanza del giudice per le indagini preliminari secondo il quale non ci sono gravi indizi di colpevolezza a carico dei due civilisti.
Per il sostituto procuratore è “documentata, cosciente e volontaria di attività funzionali allo scopo del sodalizio, integranti un concreto ed efficace contributo alla permanenza in vita e al rafforzamento dell’organizzazione stessa, entrambi destinati all’”assistenza legale dell’Antiracket. Gli incarichi, sempre secondo il pubblico ministero, sarebbero stati “particolarmente delicati per la vita del sodalizio posto che la realizzazione del programma criminoso imponeva la scelta, per quei ruoli, di persone di assoluta fiducia che, consapevoli delle effettive dinamiche illecite, garantissero una efficace simulazione di corretto funzionamento dell’Antiracket strumentale alla realizzazione dei reati fine facenti parte del programma delittuoso”.
I gravi indizi, secondo queste chiave di lettura, sarebbero riconducibili alle intercettazioni ambientali: “F. V.– scrive il pm – con assoluta spregiudicatezza e reiteratamente consegna buste di soldi in contanti nelle mani della presidente Gualtieri”. Il “momento più critico della vita dell’associazione” ci sarebbe stato quando “il sistema pare incrinarsi a causa delle indagini della Guardia di Finanza”: “F. V. e Manno forniscono un contributo certamente determinante, anche se di fatto inefficace, al fine di mantenere operativo il sodalizio di cui fanno parte”.
Per F. V., inoltre, il pm chiede il riconoscimento dell’accusa di truffa aggravata in concorso, oltre che con la presidente Gualtieri, con un altro avvocato, Cristian Colella, per il quale è stato domandato al Riesame il sequestro preventivo della somma pari a 7.500 euro, dopo il mancato accoglimento da parte del gip. Il meccanismo qualificato come truffaldino sarebbe stato finalizzato al conseguimento di pubbliche erogazioni. Pronta a replicare la difesa dei tre legali, affidata al penalista Paoloantonio D’Amico del foro di Brindisi.