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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Brigante chiede il dissequestro dei conti correnti per pagare gli stipendi

Istanza dell’avvocato Masiello per liberare 104mila euro. Avviso di conclusione indagine anche alla commercialista. La srl ottiene la rateizzazione del debito con l’Agenzia delle Entrate

BRINDISI – Ventiquattrore dopo il sequestro, l’imprenditore Giovanni Brigante, indagato per evasione e a rischio di processo con questa accusa, intende chiedere al pm di sbloccare i conti correnti per almeno 104mila euro in modo tale da pagare gli stipendi ai suoi dipendenti. Sono 107 e sono in attesa della busta paga del mese di ottobre.

La richiesta di dissequestro

Giovanni BriganteL’istanza rivolta al sostituto procuratore Valeria Farina Valaori, titolare dell’inchiesta, sarà depositata dall’avvocato Mauro Masiello, difensore dell’ex consigliere regionale e comunale, fondatore dell’associazione Sviluppo e Lavoro. Probabilmente sarà consegnata in Procura già nella mattinata di lunedì, essendoci la necessità di garantire i pagamenti alla platea di lavoratori, impegnati in una serie di commesse, tra le quali ci sono quelle all’interno della centrale Enel e del Petrolchimico.

Sarà questo il primo obiettivo che la difesa di Brigante tenterà di raggiungere dopo il blocco di tutti i beni e i conti correnti: un appartamento, due opifici, sette terreni per un milione di euro e disponibilità finanziarie, comprese le polizze assicurative, per un ammontare complessivo di circa 700mila euro. 

Gli avvisi di conclusione indagine

Tutto riconducibili all’imprenditore, in qualità di amministratore unico della Brigante, la srl finita sotto la lente di ingrandimento dei militari della Guardia di Finanza, assieme alla Comibri. L’amministratore unico di quest’ultima srl è il figlio, Giulio Brigante, anche lui indagato per evasione fiscale e a rischio di processo nel caso in cui il pm dovesse esercitare l’azione penale chiedendo al gip il rinvio al giudizio ora che sono stati notificati gli avvisi di conclusione indagine. La contestazione è stata mossa anche nei confronti della commercialista di tutte e due le ditte, Maurizia Manca, difesa dall’avvocato Daniela Faggiano. Avviso di conclusione indagine anche nei confronti della professionista.

Complessivamente i finanzieri hanno eseguito un decreto di sequestro per un valore di un milione e settecentomila euro dopo aver contestato il reato di evasione, in concorso,  avrebbero occultato al fisco un imponibile per un valore complessivo di oltre undici milioni di euro ed evaso Iva ed Ires per oltre due milioni.

La donazione simulata

L’accertamento fiscale  è partito nel 2016 ed  andato avanti nel 2017, iniziando dalla Brigante srl per arrivare alla Comibri srl: secondo l’accusa, in diverse occasioni le due imprese avrebbero eseguite operazioni in parte oggettivamente veritiere, ma soggettivamente riconducibili solo alla Brigante. La contabilità viene ritenuta dal pm e dal gip “fallace” e lacunosa. La Comibri risulta in liquidazione dal 2017, per mancanza di commesse.

Negli avvisi di conclusione indagine viene contestata anche  una donazione che il figlio avrebbe fatto in favore del padre il 29 ottobre 2015: l’atto di liberalità riguarda un immobile in contrada Betlemme e una capannone in contrada Piccoli, zona industriale per un valore che, stando ai conteggi dei militari della Guardia di Finanza ammonterebbe a un milione e 50. Per l’imprenditore, invece, la donazione avrebbe avuto un valore di 550mila euro e andrebbe a inserirsi nelle dinamiche familiari legate alla necessità di dividere i cespiti di Giovanni Brigante fra figli e nipoti.

La difesa, intanto, ha ottenuto la rateizzazione del debito con l’Agenzia delle Entrate e ha già versato la somma di 73mila euro. La seconda rata è prevista per il 20 ottobre: 34mila euro. 

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