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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

"Dateci i nostri soldi". Nuovo sit-in degli ex lavoratori Tecnova sotto il tribunale

Una ventina di migranti si sono ritrovati all'esterno del tribunale di Brindisi, in concomitanza con una nuova udienza sulla procedura fallimentare della Tecnova, azienda attiva nel ramo del fotovoltaico al centro anche di un procedimento penale, che nel 2010 chiuse i battenti lasciando circa 700 lavoratori senza Tfr e stipendi

BRINDISI – Una ventina di migranti si sono ritrovati all’esterno del tribunale di Brindisi, in concomitanza con una nuova udienza relativa alla procedura fallimentare della Tecnova, azienda attiva nel ramo del fotovoltaico al centro anche di un procedimento penale, che nel 2010 chiuse i battenti lasciando circa 700 lavoratori senza Tfr e, nella maggiora parte dei casi, senza stipendi. Tenuti d’occhio da poliziotti e carabinieri, i manifestanti hanno rivendicato in maniera pacifica il loro diritto a una equa liquidazione per il massacrante lavoro svolto nei campi fotovoltaici del Brindisino, dove erano trattati alla stregua di schiavi.

Alcuni di loro hanno percepito solo una mensilità, a fronte di diversi mesi di lavoro. Quasi tutti si sono visti riconosciuti il diritto a un Tfr (trattamento di fine rapporto) ben al di sotto delle loro richieste. “Lavoravamo anche 15 ore al giorno, di notte e sotto la pioggia – spiega un lavoratore proveniente dalla Tunisia, costretto a fare la spola fra Francia e Italia per guadagnarsi da vivere – senza percepire straordinari. La nostra giornata lavorativa non aveva limiti”.

Una fetta consistente degli ex Tecnova provengono dal Maghreb e dai Paesi dell’Africa centrale. Una mediatrice culturale li aiuta nelle relazioni con le istituzioni locali. Si tratta del loro unico punto di riferimento. Dalle loro parole, infatti, traspare un senso di rassegnazione per l’indifferenza provata nei loro confronti dalla società.

“Siamo venuti qui davanti al tribunale – dichiara uno di essi – ma in realtà non sappiamo bene cosa accadrà al suo interno. Non sappiamo con chi confrontarci. Ci è stato chiesto di firmare delle carte. Lo abbiamo fatto, anche se non sappiamo di concreto cosa si stia facendo per far valere i nostri diritti”. Ma gli ex Tecnova non intendono arrendersi. Anche in occasione delle prossime udienze, infatti, torneranno davanti al tribunale per chiedere solo quello che spetta loro di diritto. Nulla di più.

 

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