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Commento/ L'incrollabile, quasi mitologico, personaggio Bobo Aprile

Ci sono personaggi di provincia che, fatte le dovute proporzioni, diventano leggendari quando sono ancora in vita, sebbene acciaccati. Date uno sguardo alla pagina Facebook di Roberto Aprile, e vi renderete conto che “Bobo” è uno di questi. Messaggi bipartisan di auguri e di buona guarigione, “in bocca al lupo” giunti da ogni parte d’Italia

Ci sono personaggi di provincia che, fatte le dovute proporzioni, diventano leggendari quando sono ancora in vita, sebbene acciaccati. Date uno sguardo alla pagina Facebook di Roberto Aprile, e vi renderete conto che “Bobo” è uno di questi. Messaggi bipartisan di auguri e di buona guarigione, “in bocca al lupo” giunti da ogni parte d’Italia, da compagni vecchi, nuovi e irriducibili, da avversari di destra e di centro. Tutti ad invitarlo a riprendere presto la lotta, anzi, le lotte. Perché Bobo ha nella lotta la sua ragione di vita.

Trenta anni fa era accanto agli studenti e ai ragazzi del Centro sociale di via Santa Chiara, così come ieri era accanto ai disoccupati. Che sia la fame nel mondo, la denuncia dei grandi gruppi industriali o il posto di lavoro di un signor nessuno, lui c’è sempre stato, almeno fino a quando il cuore, qualche giorno fa (naturalmente al termine di una assemblea sindacale), lo ha messo a riposo.

Dove lo troviamo un altro personaggio così, uno che il 3 marzo 2011, nel suo primissimo giorno di pensione, festeggiò incassando la quarantesima denuncia per manifestazione non autorizzata e interruzione di pubblico servizio? E dove lo avete mai visto uno che a 60 anni continua ancora a rompere stabilmente le palle per strada con il suo inseparabile megafono?

No, proprio non si riesce ad immaginare Brindisi privata di questa figura mitologica, che continua a credere e a fare le cose che faceva a 20 anni, scatenando l’invidia di molti e il sorrisetto ironico di qualcuno. In una città in cui ricostruire i percorsi politici e di vita di molti quarantenni e cinquantenni è impresa improba o addirittura impossibile, la figura di Bobo si erge d’esempio. Lì stava 40 anni fa e lì è rimasto. Alla faccia di quanti pensano, forse perché fa loro comodo, che “soltanto gli stupidi non cambiano mai idea”. Lui forse qualche idea l’avrà pure cambiata, non certo gli ideali.

E fa sorridere scorrere i link che Google e BrindisiReport.it ti regalano digitando il nome Roberto Aprile, quando si arriva alla notizia del suo arresto, il 12 ottobre del 2011, per violenza privata, occupazione di suolo pubblico e (ovviamente) interruzione di pubblico servizio. Lui alla sbarra con i 18 componenti del Comitato dei disoccupati di Brindisi.

In molti l’avrebbero presa come una infamia e un’onta, qualcosa di cui vergognarsi. Per lui invece quell’arresto fa curriculum, a futura memoria. Una medaglia stampata sul petto. In una città che si è rifatta il trucco ma è rimasta brutta nei comportamenti e nella sostanza, quella di Bobo resta una bella presenza di cui non si può fare a meno. Lui e quel suo stramaledetto megafono.

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