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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Soccorsi e impatto ambientale della nave: adesso è il tempo delle domande

Pietà per i morti, in mare e nel rogo del traghetto. Ancora non sappiamo quanti sono. Ammirazione per chi si è lanciato in quell'inferno di una burrasca a 40 nodi con gli elicotteri, i rimorchiatori e le motovedette, o dirottando la propria nave in zona di operazioni, strappando all'acqua e al fuoco centinaia di persone disperate e sfiorate dalla morte

BRINDISI – Pietà per i morti, in mare e nel rogo del traghetto. Ancora non sappiamo quanti sono. Ammirazione per chi si è lanciato in quell’inferno di una burrasca a 40 nodi con gli elicotteri, i rimorchiatori e le motovedette, o dirottando la propria nave in zona di operazioni, strappando all’acqua e al fuoco centinaia di persone disperate e sfiorate dalla morte. Poi, proprio per rispetto delle vittime e dei soccorritori, bisogna anche chiedersi se in quelle ore il coordinamento dei soccorsi ha inviato in zona tutto ciò che poteva. La domanda è diretta: c’erano altri due rimorchiatori utilizzabili, e uno di questi abbastanza vicino al teatro del “mayday”.

Si tratta delle due unità d’altura in servizio alla Fpso Firenze, la nave-piattaforma dell’Eni che opera nella zona di estrazione Aquila 2. Si tratta di mezzi progettati e attrezzati per affrontare gli incendi sulle petroliere e sulle piattaforme, l’Aline-B e il Med-10. Li abbiamo visti sui tracker che indicano la posizione delle navi utilizzando i trasponder di bordo. Potevano essere inviati in zona a sostegno e assieme ai rimorchiatori usciti dal porto, perché erano perfettamente attrezzati per affrontare le fiamme che avvolgevano la Norman Atlantic.

Aline-B e Med-10 si alternano nel servizio di stand-by accanto alla Fpso Firenze e nella spola tra la nave-piattaforma e il porto di Brindisi. Sono grandi, hanno mezzi antincendio di ultima generazione. E’ il loro “mestiere”. Gli incendi sulle navi sono pane per i loro denti. Hanno ricevuto l’ordine di fare rotta sul traghetto in fiamme e alla deriva? E se no, perché?

E’ una delle domande. L’altra è legata a questo relitto che ancora ha fuoco nella sua pancia, dove una combustione lenta sta continuando a consumare le carcasse di camion, rimorchi auto, le paratie, le merci, gli impianti di bordo. Abbiamo visto talvolta gli incendi scoppiati nei parchi di demolizione, le nubi nere che hanno sprigionato, dense di inquinanti di ogni genere. La Norman Atlantic non è considerabile al pari di un gigantesco parco di demolizione andato a fuoco perché è, o potrebbe essere soprattutto una tomba da aprire. Ciò che conta adesso è questo, e capire perché è scoppiato l’incendio, senza che nessuno se ne accorgesse se non troppo tardi.

Ma tutto ciò può consentire deroghe ad altri esigenze? Cosa sta “regalando” alla città di Brindisi, ai quartieri più vicini o sottovento al traghetto ormeggiato a Costa Morena, il fumo che ancora si sprigiona dal relitto, alimentato da plastiche, gomma, cavi, dalla vernice delle paratie e dei ponti e da quella dei veicoli, da ogni genere di merce? Qualcuno sta misurando, come misura straordinaria di prevenzione, cosa scaturisce dai boccaporti anneriti del traghetto, dai suoi condotti di ventilazione?

Brindisi ha pietà per i morti, si è lanciata nei soccorsi, ma non si può chiedere a Brindisi anche di chiudere gli occhi su quella nave fumante rimorchiata nel porto industriale per gli accertamenti investigativi. E’ necessario ricordare a chi dovrebbe avere abbastanza memoria di suo, come reagì la popolazione dell’Isola del Giglio ai rischi ambientali causati dalla naufragio e dalla prolungata presenza della Costa Concordia? Lo fece protestando e ottenendo una vigilanza costanza e molto alta sul relitto.

Non risulta ufficialmente, e in verità neppure ufficiosamente, che siano state sollevate obiezioni a Brindisi per accogliere un relitto ancora inesplorabile, con combustioni in corso. Non sappiamo neppure se vi siano state proteste o richieste da parte di Enel, che ha le su carboniere proprio lì vicino. O richieste del sindaco, del vicesindaco, di un consigliere comunale, di tutela e garanzie sulle emissioni e la presenza della nave. Anche le imprese grandi, come quella compiuta nella burrasca al largo di Valona, con 477 vite umane salvate, hanno dei retroscena. Una città generosa come Brindisi ha il diritto di interrogarsi.

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