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Cronaca Oria

Pescatore subacqueo morto: ipotesi sincope. Recuperata la sua videocamera

Il nemico numero uno dei pescatori subacquei si chiama sincope anossica. Se nel sangue aumenta la percentuale di anidride carbonica e cala quella di ossigeno, il cervello si "spegne" per autoconservarsi. Si perde conoscenza

BRINDISI – Il nemico numero uno dei pescatori subacquei si chiama sincope anossica. Se nel sangue aumenta la percentuale di anidride carbonica e cala quella di ossigeno, il cervello si “spegne” per autoconservarsi. Si perde conoscenza. Se accade con un compagno di pesca che ti sorveglia dalla superficie, ti ripesca (anche correndo a sua volta un rischio), ti sveglia e ti riporta a casa. Resta un brutto ricordo che poi superi, e riprendi a pescare. Se sei da solo, e sei nella cosiddetta zona neutra, dove la spinta di galleggiamento della muta in neoprene viene compensata o superata da quella della zavorra in cintura, torni sul fondo privo di sensi, e poi anneghi. La sincope infatti ti prende quasi sempre durante la fase di risalita. Per evitarla ci sono due regole fondamentali: non tirare le apnee al limite ma avere sempre una piccola riserva per risalire, soprattutto se si pesca profondo; alternare le apnee con un recupero adeguato in superficie, con alcuni minuti di respirazione che riduca al minimo il tasso di anidride carbonica nel sangue.

Massimiliano Memmola-3Queste cose le sanno tutti coloro che fanno della pesca subacquea il loro sport principale, che si preparano adeguatamente, che utilizzano attrezzature adatte al tipo di impegno che si affronta e al tipo di pesca che si pratica, che hanno esperienza. Ma la sincope può colpire anche loro, o a volte solo sfiorarli, causando quel tipo di vertigine in superficie, alla prima boccata d’aria, che molti hanno sperimentato. Le sapeva benissimo anche Massimiliano Memmola, che peraltro animava un forum web di caccia subacquea (come preferiscono definirla i francesi). Nella vita di tutti i giorni, era in servizio nell’Esercito Italiano a Novara, dove viveva con la fidanzata, però essere un pescatore subacqueo è come avere anche un’altra vita parallela. Appena puoi ti infili la muta e vai. Il giovane vittima dell’incidente di pesca di lunedì pomeriggio era arrivato a casa ad Oria, in licenza, da appena tre giorni. Ed era uscito in mare con l’amico Emanuele, che ieri sera vagava nelle acque di Cerano smarrito come un bambino e diviso tra speranza e dolore, alla guida del gommone con cui insieme avevano raggiunto la zona di pesca.

L'arrivo della salma in porto-2Sapeva tutto ciò che occorre sapere, Massimiliano Memmola. Anche di materiali avanzati, perché anche nella pesca subacquea si usa da anni il carbonio, o si riutilizzano essenze pregiate per fabbricare i fusti dei fucili in legno. Ma molto probabilmente è stata proprio una sincope a fargli perdere i sensi, e a provocarne poi la morte per annegamento. Lo dirà il medico legale, se il pm deciderà di disporre l’esame autoptico. Il corpo del 33enne militare è stato trovato alle 8 da uno dei sommozzatori dei Vigili del Fuoco del nucleo di Bari, a due ore dalla ripresa delle ricerche. Era su un fondo di dieci metri, uno dei sommi che si trovano attorno alla Secca della Livezza, al largo di Cerano. Una distesa di lastroni e pianori che sale dai 20-22 metri sino a dieci. Con la corrente ed il termoclino giusti, diventano il regno dei dentici, e spesso anche delle ricciole. Forse la vittima ha tirato troppo un’apnea per sparare proprio ad un dentice, pesce sospettosissimo perché a sua volta predatore. Per portarli a tiro quasi sempre bisogna spolmonarsi.

Le auto dei congiunti in attesa sulla banchina-2Massimiliano Memmola ha sparato, ma non ha colpito il bersaglio. Dirà tutto la piccola videocamera subacquea sistemata sul fusto del fucile, con cui lui riprendeva le sue catture per poi postarle sul blog con cui collaborava. La registrazione sarà visionata dalla Capitaneria di Porto e dal pm di turno, per ricavare elementi sulle cause dell’incidente. Quell’apnea prolungata ha poi causato la sincope, si ipotizza, e Massimiliano Memmola sia ritornato sul fondo in stato di incoscienza, perdendo la vita. I sommozzatori lo hanno trovato con varie volte attorno a gambe e pinne della sagola in nylon espulsa dal mulinello del fucile con il tiro, ma ciò deve essere stato provocato dal movimento della corrente che ha spostato il corpo. L’asta del fucile infatti non era incagliata, ma libera.

Massimiliano Memmola con un dentice appena catturato-2L’amico ha cominciato a cercarlo quando si è accorto che Massimiliano non riemergeva più per respirare. Non si vedevano più le pinne sollevate verso l’alto durante la capovolta per l’immersione. Ma non lo ha trovato. Ha dato l’allarme. La Capitaneria ha fatto uscire due unità, assieme a quelle dei Vigili del Fuoco. Poi c’erano gli amici di Brindisi, tutti pescatori subacquei validissimi e di grande esperienza. Hanno cercato il compagno scomparso sino alle 22, sino all’esaurimento delle batterie delle torce da pesca. Nulla. Ore di speranza, che hanno fatto muro al presentimento della tragedia: “Forse è arrivato a terra da qualche parte, con un problema che gli impedisce di muoversi”. Ma hanno continuato a cercare. Stamane la conferma della peggiore delle ipotesi. “Mi sono stesa dalla tua parte del letto”, ha scritto la sua fidanzata su Facebook alle 3 del mattino, a Udine. “Dove sei amore mio?”.

Aggiornamento: Il pm Marco D'Agostino ha deciso di restituire la salma di Massimiliano Memmola alla famiglia, senza richiedere l'esame autoptico. Il corpo dello sfortunato sub è stato sottoposto solo ad ispezione cadaverica da parte del medico legale. I funerali si svolgeranno ad oria giovedì 3 luglio alle ore 16.

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