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Cronaca

In moto con la pistola in tasca: condannato a quattro anni

Sentenza con rito abbreviato per Ivano Cannalire, brindisino, arrestato il 30 giugno 2015 sulla strada dei Pittacchi: fece un incidente, venne soccorso dai carabinieri. L’arma con 15 colpi, uguale a quella in uso alle forze dell’ordine

BRINDISI – La passeggiata in moto con una pistola 92 Fs, identica a quella usata dalle forze dell’ordine, è costata la condanna a quattro anni di reclusione più 10mila euro di multa per Ivano Cannalire, 33 anni, di Brindisi (nella foto in basso).

CANNALIRE-Ivano-2La sentenza è stata pronunciata nel primo pomeriggio di oggi (7 giugno) dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Brindisi, Maurizio Saso,a distanza di quasi un anno dal giorno dell’arresto.

Cannalire finì in carcere il 30 giugno 2015, dopo un incidente stradale avvenuto sulla Pittachi: era in sella a una Bmw C 600, perse il controllo della due ruote e finì sull’asfalto. Il caso (sfortunato per lui) volle che proprio in quel momento e in quello stesso tratto di strada si trovarono a passare i carabinieri del Norm della Compagnia di Brindisi, al comando del tenente Alberto Cavenaghi. I militari si fermarono e prestare soccorso, Cannalire tentò di rialzarsi e la pistola finì per terra, di conseguenza il brindisino venne accompagnato in ospedale in stato di arresto con l’accusa di porto e detenzione di arma a cui, in un secondo momento, venne aggiunta quella di ricettazione perché risultò che l’arma era rubata.

Cannalire era uscito portando con sé una pistola modello 92 Fs, con matricola appunto abrasa, modello identico a quello che viene usato dagli uomini delle forze del’ordine. Dove abbia preso la pistola o chi gliel’abbia fornita non lo ha mai detto.

La difesa, affidata all’avvocato Daniela d’Amuri, ha chiesto il giudizio con rito abbreviato e oggi c’è stata la discussione: il pubblico ministero di udienza, Pierpaolo Montinaro, aveva invocato la condanna a quattro anni di reclusione con 18mila euro di multa, il gup Maurizio Saso ha sostanzialmente accolto la richiesta, riconoscendo uno sconto sulla pena pecuniaria. Risultato: condanna in primo grado a quattro anni e diecimila euro.

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