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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

“Sciamu, sciamu, mena”: ricercato l’autista della banda della rapina

Manca il quinto uomo del commando che assaltò la gioielleria dell'Ipercoop: era alla guida di una Giulietta rubata a Carovigno il 31 dicembre 2013. Il suo nome emerge dalle intercettazioni ambientali a casa Coffa e nell'auto di Romano quando era ricercato per l'omicidio Tedesco. Svelati anche i fiancheggiatori del latitante

BRINDISI – Manca il quinto del gruppo che assaltò la gioielleria dell’Ipercoop: è l’unico a essere rimasto ancora libero ed è l’autista, brindisino, che quel 3 dicembre 2014 era alla guida della Giulietta Alfa Romeo, rubata un anno prima a Caovigno e ritrovata nel pomeriggio del colpo in contrada Prete, alle porte del capoluogo. Sarebbe stato lui a urlare agli altri di fare presto.

Conferenza rapina gioielleria Ipercoop-3“Sciamu, sciamu, mena”. Tre parole gridate in tutta fretta dall’auto parcheggiata davanti all’ingresso dell’Ipercoop in attesa del ritorno degli altri che in poco meno di tre minuti hanno fatto razzie nella gioielleria Follie d’Oro spaccando le vetrine con mazze di legno. Sono piombati alle 9,42 e sono fuggiti alle 9,45.

Di lui, dell’autista, i quattro che sono stati arrestati ieri hanno parlato durante le conversazioni intercettate e, quindi, ascoltate dagli inquirenti a casa di Alessandro Coffa e nell’auto di Andrea Romano, sette giorni l’azione consumata nel centro commerciale,  a distanza di poco più di un mese dall’omicidio di Giuseppe Tedesco sul quale gli agenti della Mobile e i carabinieri di Brindisi stavano indagando sospettando che le due famiglie – Coffa e Romano – potessero essere coinvolte.

Antonio Di Lena-2SINISI Angelo, classe 1987-2Quelle intercettazioni ambientali sono diventate molto più di gravi indizi di colpevolezza nell’ordinanza di custodia cautelare che i pm Jolanda Daniela Chimenti e Milto Stefano De Nozza hanno ottenuto nei confronti di Cristian Ferrari, 23 anni (già arrestato il 20 ottobre scorso per la sparatoria in viale Commenda avvenuta il 25 luglio), Angelo Sinisi, 29 anni (arrestato di recente per scontare una pena definitiva, in foto), Antonio Di Lena, 29 (in foto all'uscita dalla questura), e Francesco Colaci, 23. Tutti brindisini.

Secondo il gip Maurizio Saso che ha firmato il provvedimento di arresto “il profilo di responsabilità oltrepassa la piattaforma della gravità colpevole per attestarsi su un piano di colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio”. Perché a quelle intercettazioni che nei fatti equivalgono a una confessione spontanea in considerazione del fatto che parlavano tra loro della rapina dei quattro, ci sono i profili genetici, quel dna che di fatto è pari a una carta d’identità e questo vale per Ferrari e Colaci, i primi due del gruppo a essere stati individuati (nelle foto in basso).

Per Ferrari ci sono le tracce di sangue trovate sui frammenti di vetro delle couvette del bancone della gioielleria prese a colpi di bastone, come si vede nelle immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza del punto vendita Follie d’oro. Tracce ematiche a lui riconducibili sono emerse anche da un porta-gioielli trovato poco distante dalla portiera dell’auto. Per Colaci ci sono le impronte sui guanti, rinvenuti nel vano portaoggetti della Giulietta.

FERRARI Christian, classe 1993-2Francesco Colaci-2Manca all’appello chi quel giorno guidava l’auto, si tratta di un giovane brindisino legato ai quattro da rapporti di amicizia, del quale sembra parlare anche Andrea Romano intercettato nella sua Audi A 6, il 25 febbraio 2015, quando era ancora latitante essendo ricercato come sospettato per l’omicidio Tedesco. E si conoscerebbero anche i nomi dei fiancheggiatori di Romano, almeno tre brindisini che avrebbero avuto contatti con il latitante e che potrebbero anche averlo aiutato a nascondersi per sottrarsi all’arresto. Quei nomi sono nelle mani degli inquirenti.

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