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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

“Corruzione Enel, dopo la denuncia fui minacciato da persone poco raccomandabili”

Depositati i verbali degli interrogatori resi dall'imprenditore di Monteroni, alla base dell'inchiesta sugli appalti nella centrale di Cerano. Due dirigenti e cinque impiegati sono indagati assieme al titolare della ditta per le tangenti: "Mazzette per 200mila euro, le banche vogliono togliermi la casa"

BRINDISI – “Quando le mie lamentele giornaliere cominciarono a dare fastidio, iniziai a ricevere dal mese di marzo 2016 sino ad oggi, minacce frequenti da personaggi poco raccomandabili amici di amici in comune, senza precisi riferimenti a persone, tutti della zona del Brindisino”.

La procura di Brindisi

Ha riferito anche di intimidazioni l’imprenditore di Monteroni che ha denunciato un (presunto) “sistema di corruzione” all’interno della centrale di Cerano per l’aggiudicazione degli appalti negli ultimi anni. Qualcuno, secondo quanto si legge nei verbali degli interrogatori resi davanti ai pubblici ministeri Milto Stefano De Nozza e Francesco Vincenzo Carluccio, lo avrebbe avvicinato per consegnargli messaggi di contenuto tale da far aumentare le preoccupazioni per possibili ritorsioni.

Chi? Chi avrebbe minacciato il titolare della ditta che dopo la denuncia tentò il suicidio dopo aver raggiunto l’estremità del nastro trasportatore? I nomi non sono leggibili. O meglio non sono stati riportati nei verbali nel frattempo depositati nel fascicolo dell’inchiesta per corruzione, in cui sono indagati due dirigenti della centrale Federico II di Brindisi, Fausto Bassi e Fabio De Filippo, e cinque dipendenti, Carlo De Punzio, Fabiano Attanasio, Vito Gloria, Nicola Tamburrano e Domenico Iaboni, tutti arrestati dai militari della Guardia di Finanza il 5 maggio scorso e rimessi in libertà dal gip all’esito dell’incidente probatorio dell’imprenditore essendo cessate le esigenze cautelari legate al rischio di inquinamento delle prove.

Iaboni è l’unico ad essere stato licenziato dalla società elettrica, dopo essere stato trasferito prima a Rossano Calabro e poi a Roma, ed è il solo tra gli impiegati ad aver reso dichiarazioni per le quali i pm hanno ritenuto necessario l’ascolto con la formula dell’incidente probatorio, in vista del processo. Evidentemente ha consegnato ammissioni, sia pure parziali nel senso di limitate alla sua posizione. Vero è che sarà interrogato davanti al gip il prossimo 28 giugno.

Nel fascicolo sono state raccolte anche tutte le mail scritte dall’imprenditore ai vertici dell’Enel, sia quelli in servizio nella centrale di Brindisi, che i manager di Roma: in sede di denuncia, riferì che “gli addetti compilavano e firmavano libretti delle misure e altri documenti contabili e che venivano pagati Sal di fantasia per 200.877, 52 euro”. Somma relativa a lavori non eseguiti in tutto o in parte e corrispondente a quella che avrebbe pagato per le tangenti: “Era un meccanismo da ungere in continuazione”.

“Dopo le minacce, fui costretto a risolvere le situazioni rivolgendomi a persone sempre più in alto nella dirigenza Enel. Tutto ciò mi ha costretto a tenere riservate prove inconfutabili come registrazioni, assegni, fatture per lavori eseguiti nelle proprietà dei dipendenti e versamenti in contanti”. Questa documentazione è stata depositata in fase di interrogatorio.

“Sottolineo che sin dalla nascita, l’azienda ha sempre avuto la massima fiducia da tutti gli istituti bancari, fornitori, per la sua solidità e precisione nei pagamenti”, ha aggiunto l’imprenditore. “Ha cominciato a sgretolarsi dal 2015 a causa dei fatti esposti e mi ritrovo di conseguenza ad avere un’azienda sul filo del fallimento, con le banche che vogliono togliermi la casa, i creditori che pignorano qualsiasi cosa, dopo tanti anni di sacrifici e lavoro ininterrotto”.

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