Secchiate d’acqua alla vicina: brindisina imputata per stalking condominiale
Una 45enne finisce sotto processo per atti persecutori ai danni di una donna di 62 anni: il processo iniziato oggi a Brindisi dopo la denuncia dell’avvocato Domenico Attanasi
BRINDISI – Prima udienza del processo per stalking condominiale in terra di Brindisi: l’accusa è stata mossa nei confronti di una donna di 45 anni, residente a Francavilla Fontana, dopo la denuncia sporta dall’avvocato Domenico Attanasi, per conto di una pensionata di 62 anni, vicina di casa dell’imputata.
Ci sarebbero stati insulti, minacce, appostamenti nell’androne del palazzo o sul pianerottolo e persino secchiate d’acqua dal balcone, episodi che per la Procura sono stati tanti e tali da configurare “atti persecutori” e da costringere la “vittima a modificare le proprie abitudini di vita”. La contestazione mossa dal pm Valeria Farina Valaori attiene alla fattispecie di cui all’articolo 612 bis, in altri termini, stalking, modulato in chiave condominiale. E a sostegno di tale imputazione, ha chiesto l’ascolto di dieci testimoni, la parte civile ne ha citati quattro.
La storia su cui dovrà pronunciarsi il Tribunale arriva da una palazzina della Città degli Imperiali, dove le due donne vivono da qualche tempo in maniera tutt’altro che serena a sentire quanto ha denunciato l’avvocato Attanasi agli inizi del 2015, riferendo quel che a suo giudizio era diventato un incubo per la sua assistita. Perché dopo le parole non proprio carine e niente affatto ripetibili, dopo le offese, sarebbe successo dell’altro: le secchiate d’acqua. Impossibile da tollerare.
Secondo l’accusa, “con condotte reiterate, insistenti e durature” la donna “molestava e minacciava una residente nello stesso condominio, insultandola con cadenza pressoché quotidiana”. Avrebbe detto che “gliel’avrebbe fatta pagare, che non l’avrebbe lasciata più vivere, che non le avrebbe lasciato pace” e le avrebbe rivolto offese dicendole che fosse “una pazza”. Nel capo di imputazione si legge anche che la 45enne si “appostava nell’androne delle scale o sul proprio balcone per monitorare gli spostamenti”e che avrebbe “atteso il passaggio” dell’altra per “gettarle secchiate d’acqua dal balcone ovvero per sbattere i tappeti oppure la scopa”. In tal modo “avrebbe cagionato” a quella donna, “un perdurante e grave stato di ansia e di paura, ingenerando il concreto timore per la sua incolumità e per quella dei suoi prossimi congiunti, costringendola anche ad alterare le proprie abitudini di vita”.
Quanto al movente, vale a dire i motivi che avrebbero scatenato il comportamento contestato, non è stato riportato nel capo di imputazione. Nell’esposto si faceva riferimento a vecchie ruggini legate al fatto che la 45enne aveva due cani di grossa taglia.