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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

“Enel, ceneri contaminate da ammoniaca”: chiesta perizia al gip

Per i pm incidente probatorio necessario: “Analisi complesse, in caso di processo sospensione delle udienze superiore a 60 giorni”

BRINDISI – Incidente probatorio necessario sulle sostanze prodotte dalla combustione del carbone usato nella centrale Enel di Cerano, in particolare sulle ceneri che sarebbero state contaminate da ammoniaca e mercurio: in vista del processo, i pm titolari dell’inchiesta Araba Fenice hanno chiesto al gip di disporre una perizia.

nastro trasportatore carbone enel-2-2

Incidente probatorio

L’istanza è stata notificata ai 31 indagati, tra vertici del sito Federico II, dirigenti romani della società, così come a quelli dell’Ilva di Taranto e dello stabilimento Cementir, nei cui confronti è stata mossa la stessa accusa di smaltimento illecito dei rifiuti. Gli accertamenti si presentano alquanto “complessi e se svolti nel corso del processo, determinerebbero una sospensione del dibattimento certamente superiore a 60 giorni”, stando a quanto hanno evidenziato nella richiesta che i pubblici ministeri Alessio Coccioli della Dda di Lecce e Lanfranco Marazia hanno depositato presso la cancelleria del giudice per le indagini preliminari del Tribunale salentino.

In particolare, i sostituti procuratori chiedono che venga accertata la natura delle emissioni gassose e dei rifiuti prodotto, la loro origine, la composizione, la classificazione in base alle disposizioni di legge in materia, nonché la verifica del rispetto delle prescrizioni contenute nell’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale. Dovrà essere accertata, inoltre, la presenza nel sottosuolo e nelle acque di sostanze in corrispondenza delle vasche per lo stoccaggio delle ceneri all’interno della centrale Enel di Brindisi. Si profila, quindi, la nomina di un pool di esperti. Certamente c’è la volontà dei pm di arrivare a chiudere l’inchiesta nei confronti degli indagati.

Gli indagati

Per Enel: Giovanni Mancini, Enrico Viale, Giuseppe Molina, Paolo Pallotti, Luciano Mirko Pistillo, Antonino Ascione, Bertoli, Fausto Bassi, Fabio Marcenaro, Fabio De Filippo e Carlo Aiello poiché “in concorso tra loro e nelle rispettive funzioni e qualità effettuavano attività non consentite di miscelazione di rifiuti, anche pericolose”, si legge nel decreto di sequestro. “Nonché, al fine di conseguire un ingiusto profitto in capo alla società, in termini di risparmio dei costi di smaltimento delle scorie di produzione, con più operazioni e attraverso l’allestimento di mezzi e attività continuative e organizzate, gestivano abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti derivanti dall’abbattimento dei fumi di combustione del processo produttivo della centrale Federico II di Brindisi”.

Mancini in qualità di legale rappresentate fino al 31 luglio 2014; Vitale  dal primo agosto 2014 al 23 dicembre 2014; Pallotti dal 23 dicembre 2014 al 21 aprile 2016; Molina dal 21 aprile 2016 ad oggi, nonché consigliere di amministrazione con delega; Pistillo in veste di procuratore speciale dal 23 dicembre 2014; Ascione come responsabile dell’unità di Business di Cerano dal 19 dicembre 2012; Bertoli dal 20 dicembre 2012 al 10 dicembre 2014; Bassi dall’11 dicembre 2014 ad oggi. E infine De Filippo, Marcenaro e Aiello quali responsabili sicurezza e ambiente  rispettivamente dal 25 giugno 2010 al 29 novembre 2011, dal 30 novembre 2011 al 20 settembre 2016 e dal 21 settembre 2916 al oggi.

Per lo stabilimento Cementir di Taranto: Mario Ciliberto, Giuseppe Troiani, Leonardo Caminiti, Mauro Ranalli, Leonardo Laudicina, Paolo Graziani e Vincenzo Lisi, indagati in relazione alla “gestione abusiva di scorie provenienti dalla lavorazione siderurgica, denominata loppa d’altoforno, frammiste a detriti di vario genere tra cui blocchi di ghisa, inerti e pietrisco fluviale provenienti dall’adiacente Ilva, nonché residui derivanti dall’abbattimento dei fumi di combustione della centrale di Cerano.

Per l’Ilva di Taranto, sono indagati: Vincenzo Riva, Bruno Ferrante, Enrico Bondi, Pietro Gnudi, Corrado Carruba, Enrico Laghi, Luigi Capogrosso, Salvatore De Felice, Aldolfo Buffo, Antonio Lupoli, Ruggiero Cola, Marco Andelmi e Tommaso Capozza.

L'Ilva di Taranto

Le contestazioni

Per tutti le accuse mosse sono attinenti alla gestione e al traffico dei rifiuti in violazione delle disposizioni per la tutela dell’ambiente. Sarebbero stati “consapevoli”, si legge nel decreto che ha portato al sequestro dei siti. Ci sarebbe stata una “triangolazione illecita”, con condotte reiterate nel tempo, stando alla contestazione, di fatto andate avanti attraverso espedienti consistenti nell’”attribuzione alle ceneri di un codice non corrispondente alle reale origine, ma fraudolentemente preordinato a soddisfare i requisiti dell’attività di recupero svolta dal destinatario Cementir”. In tal modo Enel “celava l’intento di reperire un canale di smaltimento dei rifiuti, alternativo e più economico rispetto a quelli conformi alla normativa di legge”.

Fonti di prova sono i risultati dei controlli eseguiti dai finanzieri e una serie di conversazioni intercettate: “dimostrano -  secondo il gip -  l’assoluta consapevolezza dei dirigenti Enel, tanto romani, quanto del sito di Brindisi, di condotte penalmente rilevanti”.  Nel provvedimento è stato più volte evidenziata la presenza del “dolo specifico rispetto alla irregolarità della procedura di gestione delle ceneri”.

Il sequestro con prescrizioni, quindi, è stato disposto per “ripotare gli impianti a funzionare nel rispetto della normativa ambientale, apportando quelle modifiche strutturali necessarie a impedire la contaminazione dei rifiuti, la loro illecita gestione, la dispersione nell’ambiente”. Custodi e amministratori giudiziari sono stati nominati Luca Giordano di Brindisi e Barbara Valenzano di Bari “per l’esercizio dei poteri di vigilanza sugli organi societari di Enel produzione spa e di Cementir spa, al fine di garantire la continuità e lo sviluppo aziendali”.

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