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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

“Fai la moglie o ti picchio”: calci e pugni durante la gravidanza

Imputato brindisino di 42 anni dopo la denuncia della donna accusato anche di violenza sessuale

BRINDISI – “Devi fare la moglie o ti picchio, fai quello che ti dico o sono mazzate”: la donna ha denunciato di essere stata picchiata anche durante la gravidanza, alla presenza della primogenita, e lui, l’ex marito, un brindisino di 42 anni,  è finito sotto processo con le accuse di maltrattamenti e di violenza sessuale.

La testimonianza

La testimonianza dell’ex moglie è stata raccolta questa mattina nel corso dell’udienza davanti al Tribunale di Brindisi, presieduto da Domenico Cucchiara. La donna si è costituita parte civile ed è rappresentata in giudizio dall’avvocato Paoloantonio D’Amico del foro di Brindisi. L’imputato, invece, è difeso dall’avvocato Ilario Manco del foro di Lecce.

Ai giudici del collegio ha riferito una serie di episodi vissuti nel periodo del matrimonio. Dalle ingiurie alle violenze fisiche. Un incubo andato avanti sino a quando non ha trovato il coraggio di mettere fine alla relazione, lasciando l’abitazione in cui viveva con il marito dal quale, nel frattempo, si è separata. Il racconto della donna è stato confermato dalle sorelle, citate come testimoni dal rappresentante della pubblica accusa, il pm Simona Rizzo.

Le accuse

Nel capo di imputazione, sono stati ricostruiti i maltrattamenti “alla moglie, anche alla presenza della figlia minorenne, dopo aver fatto uso di sostanze alcoliche”. “Nel periodo della gravidanza – si legge – ingiurie e minacce alla donna con frasi del seguente tenore ‘vecchia scema o fai quello che di dico, o sono mazzate’”. E ancora: “Tu sei una moglie e devi fare la moglie, o ti picchio”. “In tal modo l’ha costretta ad avere rapporti sessuali, contro la sua volontà, abbandonando il tetto coniugale per diversi giorni senza giustificazione alcuna”.

Il marito, inoltre, sempre secondo l’accusa avrebbe “sperperato i guadagni della donna in sigarette e consumazioni alcoliche”. In particolare, “già nella primavera del 2011, durante la gravidanza, la costringeva a subire un rapporto, colpendola con ripetuti schiaffi al volto e alla spalla”. Violenza ripetuta nel 2013. Nel mese di ottobre 2014 “colpiva con un pugno la porta del bagno, dove la moglie si era rifugiata, frantumandola e cagionandole delle ferite sul volto”.

“Nell’agosto del 2015 la colpiva al volto con dei ceffoni, rifiutando di darle venti euro, somma di denaro che serviva per acquistare un capo di vestiario per la figlia minorenne, impegnando l’importo per comprare birra e sigarette”. Chiuso il dibattimento, il pubblico ministero nella prossima udienza rassegnerà le proprie conclusioni.

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