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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

“Fondazione Verdi a rischio liquidazione, stipendi da tagliare subito”

La sindaca scrive ai dipendenti e al direttore artistico: "Grave perdita di bilancio, unica soluzione possibile per evitare i licenziamenti". Sette giorni per accettare: per il dirigente, riduzione del 60 per cento, per gli altri del 10 per cento. Con la manovra risparmio di 80mila euro. Possibili azioni legali del personale

BRINDISI – Manovra urgente a Palazzo di città per scongiurare il rischio di liquidazione della Fondazione del Nuovo Teatro Verdi di Brindisi, a un passo dal default, soffocata dai 200mila e passa euro l’anno per il personale: gli stipendi vanno tagliati. Subito. Tranciati di netto, a partire dal dirigente per il quale è stato previsto un ritocco al ribasso del 60 per cento.

Don Adriano Miglietta, Angela Carluccio e Domenico Caliandro a San Teodoro-2E’ l’unica soluzione possibile per mantenere in vita la Fondazione tenuta a battesimo dal sindaco Domenico Mennitti. La sola in grado di assicurare continuità nella navigazione dell’Ente, senza ricorrere ai licenziamenti e, di conseguenza, permettere la sopravvivenza dello stesso teatro perché entrate non ce ne sono. Né tanto meno è possibile ipotizzarle a breve.

Dagli uffici del Palazzo, parlano chiaro. O meglio: nessuna dichiarazione ufficiale. C’è di più. Ci sono le lettere scritte dalla sindaca Angela Carluccio e notificate nelle ultime ore al funzionario, ai dipendenti e anche al direttore artistico, ai quali non viene riconosciuto neppure molto tempo per aderire alla proposta dei tagli degli stipendi. Hanno una settimana per rispondere. Ogni giorno che passa, a quanto pare, è tale da compromettere la situazione evidentemente precaria se non addirittura disperata, dal punto di vista economico-finanziario.

Cosa ha scritto la prima cittadina in veste di presidente della Fondazione? Innanzitutto che il “Consiglio di amministrazione ha approvato le proposte che l’organo di indirizzo intende attuare”. Quali sono, lo ha scritto la stessa sindaca il 28 settembre scorso: “In particolare, considerata la grave perdita di bilancio, si è individuata, come unica misura praticabile per evitare la messa in liquidazione della Fondazione e per garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali, la razionalizzazione dell’organizzazione interna  attraverso la trasformazione dei contratti lavorativi in essere da full-time in part-time”.

“Nella parametrazione delle misure individuate si è tenuto conto della attuale capacità di spesa della Fondazione”, si legge ancora. “Al momento è parametrata sul solo importo della quota associativa del Comune”. Con una somma pari a 150mila euro l’anno, dopo l’uscita di scena della Provincia.

“Entro tale limite – prosegue la lettera della sindaca – la sostenibilità della gestione della Fondazione può essere, al momento, garantita unicamente con risparmi che potranno derivare dalla trasformazione dei contratti in essere con il personale dipendente”. Non c’è altro all’orizzonte. “Detta trasformazione è stata vagliata in termini perequativi delle singoli posizioni”.

I tagli sono di queste proporzioni: per il dirigente Daniela Angelini, riduzione del 60 per cento, con taglio delle ore di lavoro da 173 a 69,2; per i dipendenti Alessandra Nimis, Roberto Romeo e Valentina Marolo, stipendio ridotto del dieci per cento, con ore che scendono da 162 a 145,8 per i primi due, mentre per l’ultima si parte da 130 e si arriva a 117.

In tal modo, il Comune sostiene di riuscire a risparmiare 80mila euro l’anno, portando il costo del personale dagli attuali 205.244, 98 euro a 122.023,07. Le forbici sono state usate anche per tranciare il compenso del direttore artistico, Carmelo Grassi, dagli attuali 65mila a 35mila euro  l’anno.

Nulla si dice rispetto alle altre voci di costo che attengono al funzionamento della Fondazione. Né tanto meno è stato fatto riferimento all’ipotesi di ingresso di soci privati, ventilata dal commissario Cesare Castelli e lasciata in eredità alla nuova Amministrazione come ipotesi di lavoro, avendo lo statuto dell’Ente di Venezia come bussola. Manca il bilancio di previsione 2016.

La lettera scritta dalla sindaca termina così: “Nel rammentare che tale soluzione appare l’unica possibile per garantire la sopravvivenza della Fondazione, si resta in attesa di formale accettazione da parte vostra, che dovrà pervenire entro sette giorni dalla presente, atteso che ogni ulteriore perdurare delle criticità esposte, incrementa l’esposizione negativa dell’Ente”.

I dipendenti nel pomeriggio di oggi, 3 ottobre, hanno voluto incontrare la sindaca e il suo staff. C’è chi sostiene che ci siano estremi per adire le vie legali e contestare le scelte del Comune. Indiscrezioni, al momento. Mentre  è partita la campagna abbonamenti per la stagione imbastita nonostante tutto.

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