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Cronaca

Lavori per il nuovo raccordo ferroviario, Comune denunciato

L'esposto firmato da un proprietario di fondi in contrada Putrinella: "Danneggiamento e abuso di potere". Ricorso depositato in Tribunale e in Procura. Già fissata la prima udienza davanti al giudice civile. Per l'opera, l'Amministrazione ha ottenuto 21 milioni di euro dalla Regione: "Tutto in regola"

BRINDISI – Ricorso urgente in Tribunale e al tempo stesso esposto in Procura contro il Comune di Brindisi, accusato di “danneggiamento e abuso di potere” dal proprietario di alcuni fazzoletti di terra agricoli che ricadono nell’area destinata alla realizzazione del nuovo raccordo ferroviario, opera per la quale l’Amministrazione ha ottenuto fondi per 21milioni di euro dalla Regione Puglia.

Il Tribunale di BrindisiIl brindisino, tramite il suo avvocato, ha già ottenuto la fissazione di una prima udienza davanti al giudice civile per chiedere un “decreto inaudita altera parte” allo scopo di bloccare i lavori perché il Comune di Brindisi in vista dell’investimento di interesse pubblico ha dato il via libera al cantiere autorizzando – sostiene -  l’occupazione dei fondi in contrada Putrinella da parte della società che ha vinto l’appalto, la “Lci srl”.

La srl dovrà realizzare il nuovo raccordo dei binari tra la zona industriale di Brindisi e la frazione di Tuturano e ha dato inizio alla operazioni preliminari, scatenando la rabbia del proprietario costretto a perdere la disponibilità dei terreni a vocazione agricola, con una serie di conseguenze sul piano economico.

Il legale, per questo motivo, ha chiesto al giudice anche di disporre “accertamenti tecnici”, a spese dell’Ente,  perché sostiene che potrebbero esserci elementi tali per contestare al Comune di Brindisi “altri profili di reato, oltre a quelli evidentemente già commessi di danneggiamento e abuso di potere”.

L'avvocato Francesco Trane-2E’ tutto scritto nel ricorso notificato a Palazzo di città lo scorso 7 marzo nel quale, tra l’altro, si “chiede formalmente la trasmissione degli atti alla competente Procura della Repubblica”. L’Amministrazione, dal canto suo, ha ritenuto opportuno costituirsi nel giudizio con gli avvocati interni, Francesco Trane, capo dell’Ufficio legale (nella foto), e Monica Canepa, entrambi nominati dal commissario prefettizio Cesare Castelli, con i poteri della Giunta, sulla base di una relazione del dirigente del settore Lavori pubblici, affidato all’architetto Fabio Lacinio.

Il funzionario sostiene innanzitutto che “l’esecuzione dei lavori in corrispondenza dell’area oggetto di occupazione, alla data odierna, è conforme a quelli progettati e appaltati e che nessuna variante sul tracciato è stata attuata da quest’Amministrazione dopo la sottoscrizione del contratto di appalto”. Lacinio ha poi evidenziato che il terreno “confina con la costruzione di un’opera pubblica mediante un viadotto” e che “l’impresa durante l’esecuzione dei lavori di scavo per la costruzione delle fondazioni del manufatto, ha depositato temporaneamente i materiali rinvenienti dallo scavo nel terreno”.

Tutto questo però sarebbe “difficilmente rilevabile a vista per l’assenza di qualsiasi manufatto divisorio di proprietà” e in ogni caso i “lavori sono stati svolti in piena autonomia dell’appaltatore” e quanto alla “recinzione di cantiere, si rileva che il manufatto è stato realizzato all’interno della proprietà di quest’Amministrazione ed è previsto dalla normativa vigente in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro”.

Fabio LacinioLacinio (nella foto), inoltre, scrive che “l’appaltatore ha già da tempo riconsegnato l’area occupata in maniera temporanea nel suo stato originario non avendo eseguito alcun lavoro di trasformazione irreversibile dell’area stessa”. La sospensione dei lavori, quindi, è stata definita “del tutto inutile” ed è stato anche sottolineato che “comporterebbe un illegittimo allungamento dei tempi di ultimazione, pena la perdita di nonché la restituzione del finanziamento ricevuto della Regione Puglia, pari a 21 milioni di euro”.

Da che parte sta la ragione, sarà il Tribunale a stabilirlo. Se poi dovessero esserci profili sul piano penale, le valutazioni spettano alla Procura.

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