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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

“Omicidi Scu, ergastolo per Francesco Campana: suo fratello, pentito, dice la verità”

La requisitoria dei pm della Dda: "Carcere a vita anche per Cantanna e Gagliardi, 16 anni per De Nitto". Chiesti 9 anni per l'altro collaboratore, Ercole Penna. Parti civili il Comune di Mesagne che ha chiesto 100mila euro e Massimo D'Amico, ex "uomo tigre"

BRINDISI – “I pentiti sentiti  in questo processo sugli omicidi della Sacra Corona sono credibili, dicono il vero e sulla base delle loro dichiarazioni, riscontrate, chiediamo la condanna all’ergastolo per gli imputati Francesco Campana, con isolamento diurno di 18 mesi, per Carlo Cantanna e per  Carlo Gagliardi, in entrambi i casi con isolamento per sei mesi, colpevoli di aver ucciso nelle logiche di stampo mafioso. E chiediamo 16 anni per Ronzino De Nitto e nove anni per Ercole Penna, ritenuto tra i più affidabili collaboratori di giustizia, assieme a Sandro Campana che ha accusato il fratello”.

La requisitoria dei pm della Dda di Lecce è stata consegnata nella tarda mattinata di oggi ai giudici della Corte d’Assise del Tribunale di Brindisi, di fronte ai quali si svolge il processo conseguenza diretta dell’inchiesta tenuta a battesimo con il nome di “Zero”  che il 14 dicembre 2014  sfociò nel blitz eseguito dagli agenti della Mobile di Brindisi.  Arresti che a distanza di pochi mesi determinarono il “pentimento” di Sandra Campana, il primo collaboratore della frangia storica della Scu considerata riconducibile a Buccarella e Rogoli, il primo ad aver puntato il dito contro il fratello. Dopo di lui, la stessa strada è stata seguita da Francesco Gravina, detto il Gabibbo, affiliato al clan opposto, quello dei mesagnesi scissionisti nel ’98.

Le richieste di pena portano la firma dei pm Alberto Santacatterina dell’Antimafia di Lecce e di Valeria Farina Valaori, aggiunto della Procura di Brindisi: alle pene invocate dai rappresentanti della pubblica accusa, si sono riportati gli avvocati delle parti civili, il Comune di Mesagne che ha chiesto un risarcimento danno simbolico di 100mila euro, e Massimo D’Amico, ex Uomo tigre della Scu, fratello di Antonio D’Amico ucciso nelle logiche mafiose. E’ da questo fatto di sangue che i pm sono partiti per arrivare all’affermazione della colpevolezza di Campana innanzitutto e di Gagliardi.

Secondo l’accusa, Francesco Campana meditò vendetta e puntò al fratello Antonio, chiedendo aiuto a Carlo Gagliardi: i due lo raggiunsero sulla diga di Punta Riso il 9 settembre del 2001, dove stava pescando. Gagliardi guidava, Francesco Campana sparò, stando alla ricostruzione di Sandro Campana. Una raffica di pallettoni calibro 12 raggiunsero D’Amico al torace e alla testa.Francesco Campana

Più datato è l’omicidio di Antonio Molfetta, detto Toni Cammello, avvenuto tra la notte del 29 maggio 1998 giorno della sua sparizione e l’8ottobre successivo, giorno in cui venne ritrovato il cadavere nelle campagne di Ostuni.  Molfetta era stato affiliato alla Scu dal Massimo Delle Grottaglie (clan dei mesagnesi) ed era considerato un confidente della polizia, dunque da condannare a morte. La sentenza fu decisa da Ercole Penna e Massimo Pasimeni, indicati come mandanti, mentre come esecutore materiale venne scelto Delle Grottaglie che non agì personalmente ma facendo affidamento su Francesco Argentieri e Giovanni Colucci, i quali usarono un oggetto contundente per sfondargli la faccia e poi spararono un colpo di pistola alla testa.

Venne ucciso nelle logiche interne alla mala, un anno dopo,  Nicolai Lippolis. Il movente sarebbe da cercare nella gestione dell’attività di spaccio di droga perché diverse volte avrebbe agito senza il consenso. A scatenare la rabbia dei sodali fu il furto dell’Audi 80 di Marcello Cincinnato, addebitato a Lippolis. Esecutori materiali furono Antonio Epicoco ed Emanuele Guarini, su mandato dello stesso Cincinnato, di Eugenio Carbone e Giuseppe Leo. Lippolis venne raggiunto a Bar, in Montenegro e finito a colpi di piccone e d’arma da fuoco per poi essere seppellito in una fossa appositamente scavata. Il cadavere viene ritrovato il 7 ottobre 2009.

A San Vito dei Normanni venne ucciso Tommaso Marseglia: secondo l’accusa mandante ed esecutore fu Carlo Cantanna, per lavare l’onta di uno schiaffo ricevuti durante un litigio nella sua masseria, dopo un confronto su chi dovesse avere il controllo su San Vito dei Normanni.  Marseglia, tornato libero dopo dieci anni in cella voleva affermarsi su Cantanna, da qui il diverbio. Marseglia fu raggiunto mentre rientrava a casa in moto, il colpo di grazia, dritto alla testa, fu esploso quando giaceva a terra.

Nei capi di imputazione, ci sono anche i ferimenti di Claudio Facecchia, nel 1997, di Tobia Parisi, davanti alla discoteca Aranceto di Ostuni nel 2009 e ancora quelli di Franco Locorotondo e Francesco Palermo nel 2010, di Francesco Gravina detto Gabibbo, e di Vincenzo Greco avvenuto il primo luglio 2010 a Mesagne.  In quest’ultimo caso ad agire non sarebbero stati Francesco Campana e il suo braccio destro, Ronzino De Nitto, indicati da Sandro Campana come mandanti poiché secondo il pentito ad agire materialmente furono due ragazzi di San Donaci di nome Floriano e Benito. I pm, dopo averlo ascoltato, hanno modificato il capo di imputazione.

 L’agguato avvenne all’ora  di pranzo con una calibro 9, davanti alla porta dell’abitazione: Greco si era affacciato perché aveva sentito il rombo di una moto, dietro di lui c’era la figlia. Venne raggiunto a una spalla e all'addome. Volevano punire il fratello di Vincenzo Greco, Leonardo, per vendicare l'aggressione subita nel carcere di Lecce da Antonio Campana.

La difesa degli imputati è pronta a replicare: dalla prossima udienza sarà la volta delle arringhe degli avvocati Cosimo Lodeserto, Pasquale Annicchiarico e Raffaele Missere. Tutti gli imputati erano presenti in videoconferenza.

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