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Cronaca

“Dna ricavato da tracce sul cacciavite”, la Cassazione annulla con rinvio

Nuovo Riesame per Vincenzo Trono, 31 anni, di Brindisi, in carcere con l'accusa di aver partecipato a cinque rapine in quattro mesi: per la Procura indizio granitico e per questo ha già chiesto il giudizio immediato dopo l'arresto del 2 marzo scorso

BRINDISI – Annullamento con rinvio per la posizione di Vincenzo Trono, 31 anni, di Brindisi, arrestato con l’accusa di aver preso parte a cinque rapine in quattro mesi: la Cassazione ha accolto il ricorso discusso dal difensore Laura Beltrami, ottenendo una nuova pronuncia del Tribunale del Riesame.

Vincenzo Trono Il brindisino, arrestato il 2 marzo scorso dai carabinieri, è stato incastrato dal Dna ricavato da tracce trovate su un cacciavite trovato in un’auto abbandonata, una Lancia Lybra, dopo uno dei colpi. Indizio granitico per l’accusa come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare che portò in carcere anche Antonio Grassi, Alfonso Polito,  Francesco Franchin.

Secondo la penalista che assiste Trono, la prova scientifica che per la Procura e per il gip che ha firmato il provvedimento di arresto è un indizio di colpevolezza grave, non sarebbe tale perché il dna non sarebbe stato ricavato in maniera rituale, stando anche alle ultime pronunce degli Ermellini. Da qui il ricorso in Cassazione discusso nei giorni scorsi.

Il profilo del dna continua a tenere in carcere Trono, Franchin e Polito. Per Grassi, sotto la voce indizi di colpevolezza, c’è il tatuaggio ripreso dalla telecamere del sistema di videosorveglianza di un supermercato preso di mira: lo si vede sul dorso della mano destra, è un elmo romano, ed è lo stesso disegno che si è fatto tatuare proprio sulla mano destra il brindisino.

Per  Trono il dna è stato ricavato da un cacciavite, per Polito da un guanto e per Franchin da un passamontagna, come è scritto nell’informativa conclusiva firmata dal tenente dei carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana, Roberto Rampino, il 7 settembre 2015.

Le rapine al centro delle indagini  sono cinque: ai danni di una tabaccheria situata in via Carducci a Brindisi il 24 febbraio 2014, del supermercato Dok di Mesagne il 9 marzo 2014, del supermercato “Super Brio” di Torchiarolo il 7 marzo 2014, della tabaccheria Leo di San Donaci il 15 aprile 2014, della tabaccheria “Mordi e fuggi” di Mesagne il 3 maggio 2014. Oltre all’accusa di rapina, i quattro rispondono di ricettazione, porto e detenzione illegale di arma da fuoco e lesioni personali aggravate.

Gli indagati sono sotto inchiesta e rischiano di finire a processo anche con l’accusa di aver fatto parte della Sacra Corona Unita, come ultimi affiliati dell’associazione di stampo mafioso, aderenti all’articolazione mesagnese che, secondo l’impostazione della Dda di Lecce, avrebbe visto in una posizione di primo piano il brindisino Luca Ciampi, arrestato, e al vertice Tobia Parisi, di recente assolto in Appello dall’accusa di tentata estorsione. L’inchiesta ancora in atto è stata chiamata The Beginners.

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