Area portuale e recinzione: l'Ordine degli architetti chiede le carte
"Questo Ordine, nella politica di attenzione alle problematiche di tutela del nostro patrimonio storico-architettonico ed ambientale, ha ritenuto di dovere richiedere copia della documentazione inerente l'intervento in oggetto"
BRINDISI - L'Ordine degli Architetti di Brindisi interviene sulla tormentata vicenda delle opere di security appaltate dall'Autorità Portuale, e fa richiesta della documentazione relativa alla barriera in rete metallica che circonda le aree doganali. Pubblichiamo la nota del consiglio degli architetti sulla questione.
Questo Ordine, nella politica di attenzione alle problematiche di tutela del nostro patrimonio storico-architettonico ed ambientale, ha ritenuto di dovere richiedere copia della documentazione inerente l’intervento in oggetto, anche con riferimento ai pareri propedeutici rilasciati dagli enti e dalle commissioni all’uopo preposte.
Dobbiamo registrare sempre molto spesso, all’interno di procedimenti simili, iter complessi e contraddittori, una tutela insufficiente rispetto a qualità e vastità del nostro patrimonio culturale, un ruolo preponderante della autorità giudiziaria rispetto alle scelte da operare.
Ancora di recente abbiamo avuto l’esempio della Fontana Tancredi, con un percorso assolutamente evitabile e (sino all’ultimo ma preannunciato vizio di titolarità) non idoneo ai fini della difesa e della valorizzazione del nostro patrimonio storico-architettonico, fra dichiarazioni tardive di interesse culturale annullati (di fatto) dal Consiglio di Stato e mancata effettiva programmazione di politiche di tutela all’interno degli strumenti urbanistici. Tutto ciò senza che si anteponesse il solo dato incontrovertibile, la tutela di un bene storico e architettonico, risalente al XII secolo, rispetto a cui non possono in alcun modo prevalere gli interessi privati e restano validi, viceversa, i principi di tutela normati dal vigente Piano Regolatore Generale, come questo Ordine ha avuto già modo di precisare.
La documentazione visionata relativa ai “lavori di completamento delle infrastrutture di security del porto di Brindisi” merita, alla luce di questa premessa di carattere generale, alcune considerazioni più puntuali ed una condivione delle contrarietà diffuse.
Il progetto originario prevedeva “il posizionamento di una barriera in vetro di circa mt. 2.20”. In sede di conferenza di servizi all’uopo convocata in data 18 febbraio 2014, il funzionario della Soprintendenza per i Beni Architettonici esprimeva parere contrario rispetto alla soluzione prospettata, “in quanto il vetro non permette di risolvere l’esigenza di visibilità panoramica verso il mare, a meno di costose opere di manutenzione da parte degli enti pubblici, anche in ragione di possibili atti vandalici (graffiti metropolitani)”.
Tali considerazioni riportano alla questione più ampia della esigenza di garantire l’integrità, in uno con la loro fruibilità, dei beni culturali e di assicurare gli idonei interventi manutentivi. Ai sensi dell’art. 4 del D. Lgs. N. 42/2004, la tutela del patrimonio culturale è affidata al Ministero per i beni e le attività culturali, mentre lo stesso Codice, all’art. 29, sottolinea come deve essere assicurata la conservazione del patrimonio culturale, limitandone le situazioni di rischio.
Nell’esprimere il parere citato, evidentemente, la Soprintendenza ha certificato l’impossibilità che questo si attui, per motivi che possiamo comprendere e, pur tuttavia, ci pare, andando oltre le proprie competenze, connesse, appunto, alla conservazione ed alla tutela del patrimonio architettonico, artistico, paesaggistico, etc.
Gli organi di informazione nazionali, ancora in questi giorni, hanno dato risalto alle notizie di atti vandalici compiuti ai danni della Statua dell’Elefante in Piazza Minerva o nella Chiesa di Santa Prassede, a Roma, e ricordiamo tutti quello contro la Fontana della Barcaccia del Bernini, sempre a Roma. La soluzione deve essere nella tutela preventiva, non nella rinuncia a garantire godibilità dei beni storico-paesaggistici e qualità degli interventi.
La Commissione locale per il Paesaggio, istituita ai sensi degli artt. 146 e 148 del D. Lgs. N. 42/2004, nella seduta del 03.11.2015, nel valutare gli elaborati progettuali, pur non avendo rilevato motivi ostativi rispetto alle procedure di accertamento della compatibilità paesaggistica, aveva ritenuto “avulsa e sproporzionata la scelta morfologica dell’intervento, spalmata su centinaia di metri lineari e priva di qualsiasi valenza estetico progettuale”. Nella successiva seduta del 26 gennaio 2016, la Commissione, pur riconfermando le proprie valutazioni, esprimeva parere favorevole.
La vicenda, poi, riporta a considerazioni essenziali rispetto alle competenze giuridiche e normativo-urbanistiche connesse alla perimetrazione della security. Ci si riferisce, in particolare, all'utilizzo ed alle potenzialità di fruizione e di usi portuali del Capannone ex Montecatini e delle relative banchine, nel rispetto dello strumento urbanistico vigente e delle intese amministrative.
Quanto esaminato e valutato ci induce, pertanto, a richiedere una riflessione generale, a partire dalla nostra categoria, affinché la qualità delle progettazioni, la compatibilità rispetto ai valori paesaggistici ed ambientali e l’interesse pubblico non vengano in alcun modo compromessi. Sottolineiamo, nel contempo, l’esigenza che siano garantiti il rispetto dei ruoli che si rivestono e delle procedure, privilegiando gli ambiti e le competenze tecniche, in un ambito complesso come quello trattato, che attiene fortemente l’interesse pubblico.