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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Ostuni

Terribili minacce, poi ritirano il pizzo con l'auto della nonna. Spari e inseguimento

Cattivissimi nei bigliettini di minaccia e nelle telefonate alle vittima, ma all'appuntamento per ritirare il pizzo si sono presentati con l'auto intestata alla nonna e nel tentativo di fuga hanno puntato con la loro vettura decisamente contro uno degli investigatori, scatenando il finimondo

OSTUNI – Cattivissimi nei bigliettini di minaccia e nelle telefonate alle vittima, ma all’appuntamento per ritirare il pizzo si sono presentati con l’auto intestata alla nonna e nel tentativo di fuga hanno puntato con la loro vettura decisamente contro uno degli investigatori, scatenando il finimondo: alla fine la Scientifica ha raccolto dall’asfalto una decina di bossoli espulsi dalle Beretta dei poliziotti, che hanno mirato ovviamente alle gomme ma hanno bucato anche radiatore e la parte bassa di una delle fiancate della vettura. Escoriazioni per il poliziotto che si è lanciato in tempo nella cunetta, illesi i due estorsori, che il personale del commissariato di Ostuni impegnato nell’operazione ha alla fine ammanettato attorno alla mezzanotte scorsa. Di mezzo, oltre alla fase appena descritta, anche un inseguimento, il rinvenimento dell’auto, l’identificazione dei due giovani implicati nel caso, la strategia per farli rientrare a casa e arrestarli.

La Fiat 600 degli estorsori-2La giornata del 25 aprile, in cui tutto pare abbia avuto inizio, almeno per quanto concerne l’attuazione della minaccia estorsiva, è stata tutt’altro che festiva per la vittima, un commerciante di frutta e ortaggi di Ostuni. Montando in auto ha trovato infatti un foglietto staccato da un bloc notes con qualche riga vergata con calligrafia incerta (forse volutamente) e in pessimo italiano. Ma il senso era abbastanza chiaro ugualmente: “ti facciamo a pezzi a te a alla tua famiglia”, “ti facciamo saltare in aria il negozio”, e il classico “non fare scherzi, mi farò sentire io”. E il commerciante ci ha pensato e ripensato più di 24 ore prima di recarsi in commissariato e raccontare tutto alla polizia. Si è deciso quando per alimentare la pressione sulla vittima uno degli estorsori (che aveva il numero del cellulare del commerciante) ha cominciato anche a telefonare ripetendo le minacce nei confronti della famiglia dell’uomo e delle sue attività economiche.

La penultima telefonata l’hanno ascoltata anche gli investigatori: la vittima mercoledì stava integrando la denuncia davanti al vicequestore Francesco Angiuli e agli investigatori della sezione di polizia giudiziaria, quando l’estorsore ha richiamato, informandola che l’appuntamento sarebbe stato per quella stessa sera alle 21 e che avrebbe richiamato per indicare ora e luogo del deposito della somma richiesta, 5mila euro. La trappola è stata preparata a puntino, inclusa l’esca, un involto realizzato con un sacchetto di carta per uso alimentare e poi con uno di plastica. Ma dentro non sono state messe banconote, bensì un mazzo di cartoline pubblicitarie. Gli estorsori non ne sono stati informati neppure dopo l’arresto. Il luogo stabilito, comunque, era il cancello  d'ingresso dell'Istituto tecnico industriale accanto ad una pensilina, all’imbocco della provinciale Ostuni - Cisternino: la telefonata è arrivata in serata alle 20,20 con le istruzioni per la vittima.

Le finte banconote-2La polizia ha circondato il luogo, iniziando l’appostamento. Il commerciante ha fatto la propria parte, recandosi in auto sino al punto stabilito e depositando il plico, e poi lasciando rapidamente il luogo. E’ cominciata l’attesa. Nel traffico serale gli investigatori hanno notato i frequenti passaggi avanti e indietro di una Fiat 600 bianca con due persone a bordo: erano gli estorsori in perlustrazione, alla ricerca di eventuali segnali sospetti. Alla fine,attorno alle 21,40 l’auto si è fermata accanto alla pensilina e ne è sceso uno degli occupanti, che ha prelevato velocemente il sacchetto. In quel momento la polizia ha fatto scattare il tentativo di cattura. Intanto uno dei due occupanti dell’auto, Diego Sorada di 19 anni, era stato riconosciuto. Ma anche gli estorsori hanno riconosciuto i poliziotti ed hanno dato vita ad un tentativo di fuga, puntando con l’auto uno degli investigatori che sbarrava loro la strada intimando l’alt.

Il poliziotto, il sostituto commissario Rocco Furone, prima di scartare di lato, ha esploso alcuni colpi di pistola mirando frontalmente agli pneumatici, colpendo anche il radiatore della Fiat 600. Un altro poliziotto ha sparato lateralmente, mirando sempre alle gomme. Ma la piccola vettura è riuscita ad allontanarsi, imboccando poi una stradina secondaria, inseguita dalle altre pattuglie del commissariato. I due occupanti alla fine l’hanno abbandonata, proseguendo la fuga a piedi. Il sacchetto con il “denaro” era intatto, abbandonato sul pianale lato passeggero. Per la polizia non è stato difficile stabilire quasi subito che l’auto era intestata ad una anziana signora, la nonna del 19enne Francesco Spinelli. A quel punto non restava che andare a casa dei due soggetti, che però non erano rientrati.

Il sacchetto con il pizzo-2La polizia è riuscita però a farli tornare con un trucco: Spinelli ha recitato subito la scena madre della vittima di un furto d’auto (la Fiat 600 intesta alla nonna), poi ha confessato. Idem per Diego Sorada. I soldi del pizzo, secondo le prime ammissioni, sarebbero serviti a pagare un bel viaggio, destinazione ancora da decidere. Tutti e due sono stati arrestati per concorso in estorsione e resistenza. Nella faccenda c’è finito anche un terzo 19enne, A.A., che era andato a prendere Spinelli su richiesta di quest’ultimo. La fuga a piedi aveva portato il giovane estorsore sino alla provinciale per Martina Franca, e mentre per Sorada il tragitto sino a casa non era impegnativo, Spinelli ha chiesto all’amico di raggiungerlo in auto. Quest’ultimo non ha detto la verità agli investigatori, insistendo sul fatto di aver incontrato per caso per strada Francesco Spinelli, guadagnandosi così una denuncia a piede libero per favoreggiamento.

Ad operazione conclusa, il commerciante ha riconosciuto nei due arrestati i giovani che prima del 25 aprile erano passati più volte davanti al suo negozio, e la polizia ha accertato che i due avevano pedinato la vittima anche quando andava in banca, per capire che tipo di movimenti di denaro gestisse. Insomma, i due estorsori la determinazione ce l’hanno messa, anche nelle fasi della fuga provocando rischi alti per se stessi e per gli operatori della polizia impegnati nel servizio.

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