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Cronaca

Porticciolo, fine della storia: le quote del Comune cedute a Marinedi e Igeco

A fronte di 200mila euro, aggiudicazione in favore dei soci privati: l’Amministrazione cittadina chiude l’esperienza nella società Bocca di Puglia nata per la costruzione e gestione del porto turistico. La Regione investì quattro miliardi di lire. La decisione risale alla gestione Consales: delibera del Consiglio approvata dalla maggioranza di centrosinistra

BRINDISI – Fine della storia che racconta di un finanziamento miliardario (almeno quattro, in vecchie lire) della Regione che su Brindisi aveva scommesso per la costruzione del porticciolo turistico: il Comune è fuori dalla società Bocca di Puglia, nata per la gestione della struttura, per effetto dell’aggiudicazione della cessione del 20,22 per cento delle quote di cui era titolare in qualità di socio pubblico.

porticciolo Brindisi-3

Dallo scorso 3 luglio, sono subentrati i soci privati Marinedi srl ed Igeco, gli unici ad aver partecipato alla procedura concorsuale, con asta pubblica, decisa dall’Amministrazione comunale nel periodo della gestione di centrosinistra con Mimmo Consales sindaco, partendo 198.231,36 euro, pari al valore del pacchetto composto da 4.770.073 azioni, definito dal dipartimento degli studi aziendali dell’Università di Bari, presieduto da Vittorio Dell’Atti (in precedenza anche presidente del Collegio dei revisori dei conti del Comune, sempre con Consales). La decisione di chiudere l’esperienza nella quale aveva creduto la vecchia Giunta di Giovanni Antonino risale al 22 dicembre 2015, con i voti della sola maggioranza di centrosinistra, mentre le opposizioni erano già fuori dall’Aula dopo lo scontro sulla Multiservizi, partecipata ancora alle prese con una perdita che dovrà essere ripianata con conseguenze sul rispetto del patto di stabilità. Ma questa è un’altra storia.

Marinedi ha esercitato il diritto di prelazione pro quota, rispetto alla partecipazione detenuta con riferimento a 5.582.523 azioni sul totale di 23.589.193, pari cioè al 23,66 per cento. Il privato, stando a quanto risulta dagli atti a Palazzo di città, ha opzionato 1.128.866 azioni per un controlavore economico di 47.331,19 euro. La società Igeco si è aggiudicata la restante quota disponibile, pari a 3.641.207 azioni, del valore di 152.668,81 euro.

Il Comune, quindi, è fuori. Ha lasciato dopo aver dichiarato più volte di voler intraprendere la strada del rilancio turistico, dello sviluppo della costa presentando alla città anche il progetto di riqualificazione di Cala Materdomini  del quale sembrano essersi perse le tracce dopo che l’affidamento dell’incarico è diventato oggetto di approfondimento della Procura di Brindisi nell’ambito dell’inchiesta che riguarda le ripartizioni Urbanistica e Lavori Pubblici. Eppure il porticciolo di Brindisi sembrava avere i numeri giusti: di posti barca ne contava e ne conta 620, il più alto rispetto a strutture analoghe già esistenti o da costruire. La vicina Otranto, solo per fare un esempio, punta all’approdo turistico. Qui si è preferito arrivare al capolinea senza neppure verificare cosa sia successo nel tempo, per quale motivo il porticciolo non è mai riuscito a diventare quel che sperava la Regione.

La cessione delle quote è stata definita come il “risultato dell’attività istruttoria” che ha portato ad accertare l’assenza di “estremi per un interesse rinnovato dell’Ente al mantenimento della partecipazione”. E’ scritto nella relazione di accompagnamento a quella delibera. Nel testo c’era anche un richiamo alle condizioni di salute delle società con l’ultimo bilancio disponibile, riferito al 2014, anno chiuso con una perdita pari a 297.052 euro, “a seguito della contrazione dei ricavi “caratteristici” e della lievitazione degli interessi sul debito verso l’azionista di maggioranza Igeco. Non risulta però che su questo fronte l’ormai ex socio pubblico abbia chiesto chiarimenti in maniera incisiva.

Mimmo Consales

Deve far riflettere la valutazione che il professore Dell’Atti fece in occasione della stima del valore delle quote, una volta ricevuto incarico dal Comune. Applicò – si legge - un modello finanziario che si chiama Discounted cash flow analysis con la determinazione di previsioni che portarono ad “escludere in via prudenziale qualsiasi ipotesi di crescita” per due motivi: “La società non ha predisposto piani pluriennali, né programmi da cui evincere strategie di sviluppo e poi ha registrato quasi costantemente negli ultimi anni perdite che hanno eroso progressivamente il capitale proprio”. Per la prestazione svolta, l’Ateneo barese ha ottenuto cinquemila euro a titolo di compenso.

La domanda è per qualche motivo nessuno è mai intervenuto. Vero è che Consales, in occasione del consiglio comunale del 22 dicembre 2015, riservò parole pesanti sulla gestione del porticciolo: “Lo dico con la morte nel cuore: mi auguro  che vengano aperte inchieste sulla gestione della società Bocca di Puglia: la parte privata ha il 60 per cento pur non avendo tirato un euro. Abbiamo detto basta e siamo stati i primi a votare contro il bilancio, mentre prima non è stato mai fatto”. Perché? Risultato: il porticciolo non è più struttura sulla quale il Comune potrà esprimersi. Il futuro corre senza la parte pubblica.

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