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Cronaca

Pestaggio con il guinzaglio e tentata violenza, processo per due ragazzi

Andrea Gennari e Antonio Monaco chiedono l’abbreviato e ottengono i domiciliari: furono arrestati a fine ottobre 2015. Volevano punire un coetaneo che aveva un debito di 150 euro per droga. Hanno già patteggiato la pena a due anni Roberta Zangoli e Miriana Sportillo

BRINDISI – Sei mesi dopo gli arresti per il pestaggio nella zona industriale di Francavilla Fontana, la Procura ha chiesto e ottenuto il processo per i ragazzi arrestati con l’accusa di rapina, tentata violenza e lesioni personali gravi ai danni di un giovane di 25 anni di Bari che venne picchiato con il guinzaglio di un pitbull e preso a morsi, per poi essere lasciato agonizzante sull’asfalto.

GENNARI Andrea, classe 1981-2MONACO Antonio, classe 1995-5Gli imputati sono Andrea Gennari, alias “Pasquale Lampadina o Gigi Lampadina”, 34 anni, di Caronno Varesino (Varese) e  Antonio Monaco, alias “Antonio Tiavulu (diavolo)", 20 anni, di Lecce, entrambi arrestati il 26 ottobre 2015: i due (nelle foto), difesi dall’avvocato Giacomo Serio, hanno chiesto di essere ammessi al rito abbreviato, strada processuale che consente di ottenere la riduzione di un terzo della pena e hanno ottenuto i domiciliari.

Con le stesse accuse finirono ai domiciliari Roberta Zangoli, alias "Sprilli", di Verucchio (Rimini) fidanzata di Gennari, e Miriana Sportillo, originaria di Ceglie Messapica e residente a Francavilla Fontana. Le ragazze hanno chiesto di concordare la pena e hanno già 1Qpatteggiato a due anni.

Stando agli elementi raccolti in fase di indagine dai carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana, agli ordini del capitano Nicola Maggio, alla base dell’aggressione di violenza inaudita, ci sarebbe stato un debito di circa 150 euro: nel mese di settembre 2015, “Pasquale Lampadina (Gennari)” avrebbe consegnato al barese 20 francobolli di Lsd, senza ricevere il corrispettivo economico. Tanto sarebbe bastato per far scatenare l’ira di Gennari con l’aiuto di Antonio Monaco e Roberta Zongoli ai quali si sarebbe poi aggiunta Miriana Sportillo, conosciuta nel corso di una festa svoltasi a Frigole (Lecce) il 4 ottobre , vale a dire quattro  giorni prima del pestaggio.

I carabinieri sul luogo dell'attentatoIl 7 ottobre, la ragazza in cambio di una somma di denaro promessa dai tre, adesca la vittima sul social network Facebook: prende appuntamento con il giovane barese per  il giorno successivo a Francavilla Fontana. Il 25enne si fa accompagnare da un amico, una volta arrivati alla stazione ferroviaria trovano Miriana Sportillo, con la quale si incamminano verso il centro.   Una volta arrivati nei giardini pubblici di piazza della Legalità (nei pressi di viale Lilla), il barese si accorge della presenza di Pasquale Lampadina e del Diavolo. Riferirà ai carabinieri i soprannomi perché solo questi conosceva e a tempo i militari sono arrivati a identificarli .

Lampadina ha una catena, il guinzaglio del suo pitbull, quando la vede tenta di fuggire, ma non ha scampo: i due ragazzi lo bloccano e lo trascinano sui sedili posteriori di una Peugeot 205 alla cui guida c’era Zangoli. Comincia il pestaggio, con quella catena che gli viene anche avvolta intorno al collo in “un tentativo di strangolamento”, si legge negli atti nel processo.
Lampadina “si sarebbe avventato a morsi sull’orecchio sinistro della vittima, staccandogli addirittura la parte superiore”. Il barese cerca disperatamente di divincolarsi e invoca aiuto: un francavillese vede la scena, urla e chiama i carabinieri, a quel punto, con la gamba sinistra del giovane che pende parzialmente fuori dall’auto, Zangoli  innesta la prima a si allontana dal posto, mentre Diavolo e Lampadina continuano il pestaggio sui sedili posteriori.  Sportillo si era allontanata a piedi.
Nei 20 minuti successivi  arrivano altre tre segnalazioni presso la sala operativa dell’Arma: “Venite nella zona industriale, c’è un ragazzo nudo per terra”. Qui, il giovane “è stato trascinato fuori dal veicolo, spogliato e selvaggiamente picchiato dai due uomini anche con l’utilizzo di una catena e un bastone di legno di cui erano muniti” e con il quale avrebbe tentato violenza.

Le immagini registrate dalle telecamere dei sistemi di videosorveglianza, hanno permesso ai carabinieri di risalire alla targa della Peugeot, intestata a Roberta Zangoli.  I tabulati telefonici, poi, hanno permesso di scoprire i  rapporti di frequentazione fra la ragazza e il suo fidanzato Gennari e tra questi e  Antonio Monaco. Gli arresti 18 giorni dopo il pestaggio. A breve il processo.
 

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