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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

“Report finti: ceneri contaminate da ammoniaca e mercurio”

“Voglio suggestionare il giudice: due cucchiaini in una tonnellata”. E ancora: “Per ora la centrale non l’hanno fermata, immagino i titoli dei giornali”

BRINDISI – “Non ti scordare il superamento di febbraio. Qual era, quello finto sull’ammoniaca?”. Di vero, secondo gli inquirenti, c’era la “contaminazione delle ceneri volanti con sostanze pericolose, ammoniaca in primis, poi mercurio”. E ci sarebbe anche stato il “tentativo di sviare le indagini”.

L'attuale deposito di carbone scoperto a Cerano

Nell’inchiesta Araba Fenice della Dda di Lecce, sfociata ieri nel sequestro della centrale Enel di Cerano e degli stabilimenti Ilva e Cementir di Taranto, i risultati delle analisi dopo i prelievi effettuati dai finanzieri, così come la “valutazione degli impianti di denitrificazione” non lasciano spazio a dubbi. “L’ipotesi accusatoria è riscontrata dagli accertamenti tecnici eseguiti”, ha scritto il gip nel decreto notificato ieri contestualmente ai 32 avvisi di garanzia. “E’ riscontrabile nel sistema di evacuazione delle ceneri una gravissima lacuna strutturale consistente nella totale assenza di dispositivi e accorgimenti tecnici di alcun genere capaci di evitare la commistione con le sostanze che residuano all’sito dei processi chimici di denitrificazione”. Sostante pericolose, tutte.

“Nella sostanza, l’operazione di gestione che risulta illecita” e che è stata contestata in concorso a dirigenti e funzionari “consiste nell’attribuzione arbitraria di un codice a tutte le ceneri stoccate all’interno di un silos, l’unico a essere di fatto usato nella centrale a fronte di una dotazione impiantistica che in astratto avrebbe consentito la separazione di materiale di scarto tra loro eterogenei”. Quel codice è ritenuto errato, decisamente sbagliato perché non corrispondente alla realtà: avrebbe potuto e dovuto essere usato solo “per ceneri derivanti in via esclusiva da combustione del carbone”.

nastro trasportatore carbone enel-2-2

“L’uso contemporaneo, invece, di combustibili di natura idrocarburica (Ocd e gasolio) e soprattutto la commistione con ceneri raccolte nelle tramogge sottostanti gli impianti Denox, impone la caratterizzazione con codici differenti”. Questione sostanziale visto che a numeri diversi, coincidono procedure e quindi costi di smaltimento differenti. Più consistenti. Aspetto che più volte il gip ha evidenziato nel decreto per contestare l’assoluta consapevolezza da parte dei dirigenti: sapevano tutti, ma nessuno interveniva per correggere il sistema. Anzi. “Significative – si legge  - sono le conversazioni intercettate nel corso delle quali i dirigenti commentavano l’attività investigativa in coso dai parte dei finanzieri con uno dei principali collaboratori e mostra preoccupazione per i possibili risvolti dell’inchiesta”.

Dalla sede di Brindisi, unità di Cerano, il dirigente dice: “L’olio combustile ce l’ha, lo utilizza come sostegno fiamma”. E ancora: “Per adesso la centrale non ce l’hanno fermata, quando ci verranno a cercare ci daranno un avviso di garanzia”. Poi: “Ma hai contaminato tutte le ceneri. Solo che già mi immagino i titoli dei giornali”.

Secondo il giudice, inoltre, la “piena consapevolezza della condotta illecita può desumerci anche dal constatato tentativo di sviare o comunque ostacolare le attività di indagini , fornendo risposte false e fuorvianti alle richieste degli inquirenti”. E’ stata ritenuta “emblematica” la telefonata tra uno dei vertici romani di Enel Produzione e un dirigente di Cerano per redigere “un rapporto sulle ceneri prodotti per quantificare in due cucchiaini su una tonnellata quelle da Odc”. Il motivo? “Deve essere una suggestione forte per il giudice, capito? I famosi due cucchiaini in una tonnellata, lo voglio scrivere così, glielo voglio schiaffare proprio così”. In tal modo il giudice avrebbe potuto ritenere infondate le ipotesi accusatorie.  Che, invece, sono state ampiamente condivise.

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