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Cronaca

Scu, droga importata anche dal Belgio e dalla Bulgaria

Nella relazione sull’attività della Dia nel secondo semestre 2016 evidenziati anche i canali di approvvigionamento di marijuana, hashish e cocaina, in aggiunta alle rotte verso l’Albania

BRINDISI – Non solo Albania come canale di approvvigionamento della droga, anche Belgio e Bulgaria figurano tra i Paesi con i quali la Scu avrebbe imbastito contatti per i rifornimenti destinati al mercato locale.

direzione-investigativa-antimafia-ddaSecondo quanto evidenziato nella relazione del ministero dell’Interno al Parlamento sulle attività svolte dalla Dia nel secondo semestre 2016, negli ultimi tempi ci sarebbero proiezioni di alcuni gruppi di stampo mafioso nel territorio belga connesse al traffico di sostanze stupefacenti, lungo le direttrici che già in passato sono state seguite da alcune ‘ndrine con le quali la Sacra Corona Unita avrebbe mantenuto rapporti.

“Con l’indagine “Ring New” del mese di settembre, la Guardia di Finanza ha arrestato sei albanesi e due italiani che avevano costituito un’associazione per delinquere, di stanza a Brescia, con collegamenti in altre zone del territorio nazionale e in particolare Milano, Como, Roma, Napoli, Brindisi e Fermo in grado di sfruttare i canali esteri: il Belgio, la Grecia e la Bulgaria, per importare ingenti quantitativi di cocaina, eroina, marijuana e hashish”, si legge nella relazione pubblicata nei giorni scorsi.

“Nel mese di settembre, la Guardia di Finanza ha eseguito, nell’ambito dell’operazione “Oceano”, un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 18 persone (sette italiani e undici albanesi) che avevano organizzato un vasto traffico di droga, trasportata dall’Albania e destinata principalmente nel Salento, tra Lecce, Brindisi e Taranto).

A capo dell’organizzazione, che aveva a disposizione anche diverse armi, vi erano due albanesi che si occupavano dell’approvvigionamento della droga in Albania, del trasporto via mare, dell’occultamento e del taglio della sostanza stupefacente.

Gli italiani si adoperavano per individuare nel territorio salentino abitazioni da adibire a basi rifugio per i consociati albanesi, per procurare utenze di telefonia “sicure”, per spacciare al dettaglio - versando i ricavi ai capi e promotori dell’associazione - nonché per “recuperare i crediti” anche facendo ricorso alla violenza”. Le stesse rotte seguite per le forniture di droga, garantirebbero alla Scu la disponibilità di armi.

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