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A quattro Comuni i patrimoni confiscati ai Bruno, ma due chiedono tempo

Con decreto del 30 settembre 2015 l'Anbsc (Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata), ha assegnato i beni della famiglia Bruno di Torre Santa Susanna, confiscati definitivamente ad aprile del 2014, ai Comuni di Torre Santa Susanna, Oria, Mesagne e San Pancrazio Salentino

TORRE SANTA SUSANNA – Con decreto del 30 settembre 2015 l’Anbsc (Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata), ha assegnato i beni della famiglia Bruno di Torre Santa Susanna (del valore di circa cinque milioni di euro), confiscati definitivamente ad aprile del 2014, ai Comuni di Torre Santa Susanna, Oria, Mesagne e San Pancrazio Salentino mentre tutti i beni mobili, attrezzature agricole (la maggior parte ormai obsolete), alla cooperativa mesagnese “Terre di Puglia-Libera Terra”. I Comuni di Torre e Oria, però, si sono riservati di accettare i beni dei Bruno (azienda agricola e terreni a seminativo e vigneti) chiedendo un rinvio di 30 giorni. Così come prevede la procedura.

A Torre Santa Susanna spetta la fetta più grossa del patrimonio del clan della Sacra corona unita legato a gruppo “Rogoli-Buccarella Campana” smantellato nell’ambito dell’operazione Canali del 2008 quando finì in manette anche il fratello di Ciro e Antonio Bruno, Andrea, e altre 21 persone per associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, contrabbando, armi ed estorsioni: la masseria edificata nel XVI secolo ma completamente ristrutturata (situata in contrada Pezza Viva) e 60 ettari di terreno.

“Stiamo valutando il da farsi – spiega l’assessore Giuseppe Gallù con delega ai Lavori pubblici – dobbiamo acquisire tutta documentazione per avere un Un altro dei mezzi agricoli confiscatiquadro completo della situazione che al momento non conosciamo affatto avendo preso le redini del Comune da pochi mesi. Intanto stiamo chiedendo alle varie organizzazioni locali di presentare eventuali progetti”. Sulla stessa linea il sindaco di Oria Ferretti “concordo con la posizione del collega di Torre, ho saputo dell’affidamento solo il giorno prima, non abbiamo avuto il tempo di prendere visione della documentazione e quindi valutarla, anche noi abbiamo chiesto il rinvio, naturalmente l’obiettivo è quello di fare in modo che questi terreni portino frutti al territorio oritano”.

Hanno le idee chiare invece i Comuni di Mesagne e San Pancrazio Salentino ai quali sono stati assegnati 10 ettari in tutto (4 a Mesagne e 6 a San Pancrazio): con ogni probabilità dovrebbe essere sottoscritto un protocollo d’intesa e in seguito indetto un bando per le cooperative e associazioni presenti sul territorio come quella di Libera, “Terre di Puglia-Libera Terra” che dal 2008 gestisce con grande successo i beni e i terreni confiscati alla Sacra corona unita, “un progetto che vuol essere non solo uno strumento di sviluppo economico ma anche un veicolo di crescita politica e culturale per l’intera comunità locale”, si legge sul sito internet della cooperativa “L’obbiettivo di fondo è l’affermazione di un’idea di cooperazione sociale che vinca nella legalità, nella qualità, nella sostenibilità e che contemporaneamente segnali la capacità di restituire ai cittadini ciò che è stato sottratto con violenza e arroganza, perché diventi simbolo di un possibile riscatto, di giustizia e sviluppo per l’intera comunità pugliese”.

La cooperativa mesagnese che da quasi 8 anni opera sul territorio dovrebbe essere da esempio per Torre Santa Susanna e Oria che non dovrebbero lasciarsi scappare, quindi, l’occasione di riscattare il territorio e dare un segnale di ripresa nel segno della legalità. La confisca del patrimonio della famiglia Bruno, resa possibile grazie alla normativa antimafia, scaturì da un'indagine di tipo patrimoniale, finalizzata a stabilire se la consistenza dei beni – mobili ed immobili – nella disponibilità della famiglia, era proporzionata ai redditi dichiarati ai fini dell’imposta oppure derivante da proventi di attività illecite.

Dagli accertamenti eseguiti presso i vari uffici competenti ed istituti di credito emersero nette discrepanze tra redditi dichiarati e beni posseduti, tali da far ritenere che quest’ultimi fossero provento di attività illecite. Da aprile del 2014 tutti i beni sono passati allo Stato, il passo successivo è di assegnarli ai Comuni per metterli a disposizione della collettività.

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