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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

A sorpresa dal Montenegro la notizia del ritrovamento dei resti di un brindisino

BRINDISI – I colpi di scena si susseguono nelle vicende della Scu brindisina. Dopo la vicenda dei resti dello slavo che secondo l’accusa sarebbe stato fatto ammazzare in Montenegro dall’ostunese Francesco Prudentino, il “dottore” del contrabbando di sigarette, ieri dal Montenegro è arrivata un’altra notizia bomba. E’ giunta a margine del processo che si sta svolgendo in Corte di Assise di Brindisi nel quale si giudicano dodici omicidi dei “diciannove, venti, forse ventuno”, nemmeno lui ricorda il numero preciso, che Vito Di Emidio, il “bullone” del quartiere Sant’Elia, killer feroce, spietato, ha commesso nel corso della sua carriera. Prima che, come gran parte dei capi della Scu, diventasse collaboratore di giustizia.

BRINDISI – I colpi di scena si susseguono nelle vicende della Scu brindisina. Dopo la vicenda dei resti dello slavo che secondo l’accusa sarebbe stato fatto ammazzare in Montenegro dall’ostunese Francesco Prudentino, il “dottore” del contrabbando di sigarette, ieri dal Montenegro è arrivata un’altra notizia bomba. E’ giunta a margine del processo che si sta svolgendo in Corte di Assise di Brindisi nel quale si giudicano dodici omicidi dei “diciannove, venti, forse ventuno”, nemmeno lui ricorda il numero preciso, che Vito Di Emidio, il “bullone” del quartiere Sant’Elia, killer feroce, spietato,  ha commesso nel corso della sua carriera. Prima che, come gran parte dei capi della Scu, diventasse collaboratore di giustizia.

Si tratta dei resti di Giuliano Maglie, brindisino, legato da amicizia profonda ai fratelli Salvatore e Antonio Luperti, entrambi morti per mano di “Bullone”. Stando a quanto annunciato dal sostituto procuratore Alberto Santacatterina, pubblica accusa nel processo la cui udienza si è svolta ieri ed è stata subito rinviata (ne riferiamo in altro servizio), in Montenegro, sotto la cuccia di un cane, nella casa in cui abitava Giuseppe Tedesco, brindisino, marito di Angela sorella di Vito Di Emidio, sono stati trovati resti umani.

Il colpo a sorpresa è che si tratta del luogo indicato da Di Emidio nel 2001, subito dopo che cominciò a collaborare e fece mettere a verbale che lui aveva dato ordine al cognato di eliminare Maglie perché temeva che quest’ultimo lo volesse uccidere per vendicare i Luperti. “Il cadavere - disse Bullone - è stato sotterrato sotto la cuccia del cane della casa in cui abitava mio cognato”. Episodio del quale, quando è stato interrogato in aula, Di Emidio ha dimenticato tutto. Non ricordava più quello che aveva fatto mettere a verbale. Ha sostenuto che ad uccidere Maglie Potrebbe essere stato uno slavo amico suo per fargli un favore, dato che conversando aveva detto che temeva questo nuovo personaggio arrivato da Brindisi.

Intuibili i motivi per cui Di Emidio ha avuto queste amnesie. In un primo momento serviva confessare quanto più possibile per essere credibile e riacquistare la libertà (attualmente, sebbene responsabile di innumerevoli crimini e condannato anche in via definitiva ad un ergastolo, è agli arresti domiciliari in una località segreta). Ora sta cercando di salvare il cognato e magari anche qualche altra persona fidata dei tempi più cupi del Brindisino. Questo rinvenimento però è un colpo duro. Al momento non è stato fatto nessun esame sui resti rinvenuti in Montenegro. Ma saranno effettuati accertamenti specifici, compreso il Dna, in breve tempo. E se sarà confermato che quei resti appartengono a Maglie, i vuoti di memoria di Di Emidio serviranno a ben poco per salvare il cognato.

Maglie, uscito dal carcere, contattò, secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, proprio Tedesco per chiedergli di raggiungere il Montenegro e lavorare con le sigarette. Contattò Tedesco perché sapeva che senza di lui non avrebbe mai potuto avere un aggancio con “Bullone”. Questo contatto, però, fu anche la sua condanna a morte. Andò ad abitare a Bar nella casa di Tedesco. Si incontrò anche con Di Emidio. “Un giorno mi portò il caffè – ha raccontato nei giorni scorsi in aula Di Emidio -, ma io lo rifiutai perché temevo fosse avvelenato”.

Maglie scompare all’improvviso. La moglie teme per la sua vita. Sa che è andato in Montenegro per lavorare con Di Emidio, e si rivolge alla moglie del killer latitante, rifugiato in Montenegro. Questa piccola repubblica negli anni Novanta era diventata l’esilio felice dei ricercati pugliesi. Prudentino si diceva fosse in ottimi rapporti con il presidente del Montenegro, Dukanovic, finito pure lui sotto processo a Bari per contrabbando.

Prudentino aveva interessi economici enormi in quella regione. Gestiva un casinò, aveva alberghi ed era sempre ospite di politici importanti. Come lo stesso Sante Vantaggiato, che Di Emidio uccise e per questo dovette lasciare il Montenegro e successivamente tornare in incognito. La moglie di Maglie si rivolse alla moglie di Di Emidio per cercare di avere notizie. “Mi telefonò mia moglie – ha riferito il pentito – proprio mentre stava con lei, ma io non seppi dirle niente”.

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