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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Abbandono incontrollato di rifiuti: arrestati 5 agenti della Forestale e un imprenditore

Cinque militari appartenenti all’epoca dei fatti alla stazione di Brindisi del Corpo forestale dello Stato e un imprenditore edile sono stati arrestati (2 in carcere e 4 ai domiciliari) a vario titolo per corruzione, atti contrari ai doveri di ufficio e rivelazione di segreto di ufficio, nonché concorso in abbandono incontrollato di rifiuti, peculato, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale, abuso d’ufficio e truffa aggravata ai danni dello Stato

BRINDISI – Cinque agenti appartenenti all’epoca dei fatti alla stazione di Brindisi del Corpo forestale dello Stato e un imprenditore edile sono stati arrestati (2 in carcere e 4 ai domiciliari) a vario titolo per corruzione, atti contrari ai doveri di ufficio e rivelazione di segreto di ufficio, nonché concorso in abbandono incontrollato di rifiuti, peculato, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale, abuso d’ufficio e truffa aggravata ai danni dello Stato.

A carico dei sei indagati è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Brindisi su richiesta della locale Procura. Il provvedimento è stato notificato alle prime luci del giorno dai carabinieri della compagnia cittadina diretti dal capitano Luca Morrone e dal tenente Luca Colombari del Normi.  I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa convocata presso la procura della Repubblica di Brindisi per le ore 10,15, in presenza del procuratore Marco Dinapoli. 

Ci sono anche tre indagati a piede libero. L'indagine del pm Milto De Nozza era partita dalla denuncia di un imprenditore, che è tra gli indagati, e si è sviluppata tra l'agosto del 2013 e il mese di luglio del 2014.L'imprenditore arrestato si chiama Vittorio Greco di di 55 anni, di origine barese, che opera a Brindisi con una impresa di movimento terra, una società in accomandita semplice. Tra gli indagati ci sono anche i due figli dello stesso. Il dipendente della Forestale in carcere è Gianfranco Asciano di 41 anni, di San Michele Salentino, trasferito da Brindisi a Ostuni in seguito all'indagine. Ai domiciliari, Domenico Galati di 40 anni, Giovanni Brai di 37 anni, e i fratelli Massimo e Giovanni Rosselli di 45 anni.

Il vice ispettore Giovanni Rosselli è il responsabile della stazione di Ostuni del Corpo Forestale dello Stato, mentre l'imprenditore Vittorio Greco è persona di interesse investigativo anche per altre attività di polizia giudiziaria, e in tempi recenti è stato sottoposto a perquisizioni da parte del personale della Squadra Mobile. Greco è difeso da Gianvito Lillo, mentre Asciano è difeso da Vito Epifani.

Ci sono mazzette di 50 e 100 euro per un totale di duemila euro e altre utilità sotto forma di ricariche telefoniche e poi mozzarelle e olio di produzione locale dietro l’accordo corruttivo tra il pubblico ufficiale della Forestale e l’imprenditore, e ancora l’uso dei cellulari di servizio per scopi privati da parte degli agenti. Non solo: tra i cinque agenti della Forestale, arrestati all’alba, c’era anche chi sperava di puntare sul dono dell’ubiquità per restare a casa quando avrebbe dovuto essere in ufficio, stando al cartellino smarca-tempo.

Gli indagati sono stati incastrati dalle dichiarazioni rese da un imprenditore di Brindisi che dopo aver “pagato” ha deciso di fare mea culpa trovando il coraggio di presentarsi dai carabinieri per raccontare quello che fino a poco tempo fa sembrava un incubo: versare denaro e fare regali per ottenere la complicità di chi avrebbe dovuto essere garante della legge, riuscendo in tal modo a sversare rifiuti dove non si può.

Per esempio alla porte di Tuturano o nelle campagne lungo la strada che conduce all’aeroporto Papola Casale, senza neanche stare con il patema d’animo di un controllo. Perché le operazioni illecite di abbandono del materiale da avviare a discarica avvenivano a orari stabiliti, dopo la telefonata di “via libera” che partiva dalla sede della Forestale di Brindisi. Firmando il verbale, l’imprenditore ha ammesso di aver sbagliato, di aver commesso reati e ha aperto la strada poi battuta dai militari della compagnia carabinieri del capoluogo che all’alba di oggi ha portato al blitz.

L’imprenditore “dichiarante” risulta, quindi, importante ai fini dell’inchiesta ma figura lui stesso nell’elenco degli indagati proprio in relazione alle condotte riferite: in totale le persone finite sotto inchiesta sono nove a fronte di 13 capi di imputazione a partire dalla corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio e rivelazione di segreto di ufficio, quindi – come già detto - concorso in abbandono incontrollato di rifiuti, e ancora peculato, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale, abuso d’ufficio e truffa aggravata ai danni dello Stato.

Ogni capo di imputazione costituisce una tessera del puzzle ricostruito dai carabinieri nel periodo di indagine coordinato dal sostituto procuratore Milto De Nozza, ma non ancora terminato, per cui non è affatto escluso che vengano a galla altri episodi rispetto a quelli contestati nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai militari e riferiti – in parte – nel corso della conferenza stampa tenuta dal procuratore capo Marco Dinapoli.

L’imprenditore Greco e Asciano sono accusati di corruzione, la condotta più grave contestata nel provvedimento di arresto firmato dal giudice per le indagini preliminari Maurizio Saso: due gli episodi ricostruiti, anche con l’ausilio di intercettazioni ambientali, telefoniche, riprese video e fotografie realizzate nel corso di appostamenti.

In tre sono rimasti a piede libero, non essendo state ritenute concrete e attuali le esigenze cautelari: sono i due figli dell’imprenditore Vittorio Greco, che risultano soci, e un collega di questi, l’ imprenditore di Brindisi che opera nel settore edilizio, dal quale sarebbe partita l’indagine che ha assunto dimensioni più ampie nel momento in cui sono state autorizzate le intercettazioni.

L’ascolto delle telefonate e delle conversazioni in auto, quando gli interlocutori erano convinti che nessuno mai avrebbe potuto ascoltare, ha portato a svelare altre condotte rilevanti sul piano penale come, ad esempio, l’uso improprio del telefonino di servizio da parte di alcuni degli agenti della Forestale. Uno degli uomini arrestati è stato ascoltato 171 volte mentre telefonava per ragioni non riconducibili a quelle lavorative o perché contattava familiari o perché chiamava amici. Per un altro agente i contatti di tale natura si sono fermati a 50.

Articolo aggiornato alle ore 12.35

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