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Cronaca

Aborto: l'operato dei consultori vanificato dall'elevato tasso di medici obiettori

Da giorni è tornato alla ribalta il tema dell'aborto in seguito il ricorso della CGIL al Consiglio d'Europa. Il Consiglio europeo ha sostanzialmente riconosciuto la mancata approvazione della Legge 194 sancita nel lontano 1978, in cui venne abrogato il reato di Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG)

BRINDISI - Da giorni è tornato alla ribalta il tema dell’aborto in seguito il ricorso della CGIL al Consiglio d’Europa. Il Consiglio europeo ha sostanzialmente riconosciuto la mancata approvazione della Legge 194 sancita nel lontano 1978, in cui venne abrogato il reato di Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG), trovando ad oggi delle “notevoli difficoltà” e discriminazione del personale sanitario disponibile all’IVG e quindi non obiettore di coscienza.

Secondo la Corte di Strasburgo, le donne italiane intenzionate a intraprendere un passo così delicato si scontrano con la marcata diminuzione sul territorio nazionale del numero di strutture dove si può abortire e la mancata sostituzione del personale medico che garantisce il servizio quando un operatore è malato, in vacanza o va in pensione. 

Purtroppo dietro una decisione così importante ci possono essere condizioni gravi che rendono comprensibile questa procedura, ma anche una serie di comportamenti superficiali adottati da due partner.

Da decenni si assiste allo scontro tra i sostenitori dell’aborto che considerano la gravidanza come un evento complesso, a volte non voluto e potenzialmente pericoloso, e i contrari all’IVG considerata come un omicidio a tutti gli effetti. 

Un tema così delicato non può e non deve trovare posizioni univoche, insensibili a tutte le valutazioni necessarie quando vi è una vita in procinto di formarsi.

Le testimonianze di donne che sono ricorse a IVG sono delle più disparate: più leggere e libere di rimorsi sono le posizioni delle donne più giovani, a differenza di quelle riportate da donne più mature che raccontano un profondo sentimento d’angoscia e senso di colpa per aver interrotto lo sviluppo di una creatura che cresceva all’interno del proprio grembo.

La donna che arriva a uno stato evolutivo consapevole e sincero, riconosce spesso che l’interruzione di gravidanza porta alla rottura di una parte di sé scatenando un trauma esistenziale che trova solo nel conforto della famiglia un sollievo momentaneo per un dramma del tutto personale. 

Purtroppo non sempre vi sono le condizioni per dare al nascituro delle condizioni favorevoli per una vita serena e le variabili aumentano ancor di più quando durante i primi tre mesi di gravidanza emergono danni fetali diagnosticati tramite l’amniocentesi.

Tra tutte queste difficoltà e condizioni imprevedibili, ciò che emerge in modo chiaro è la mancata consapevolezza di molti giovani dei rischi che si corrono quando viene utilizzato il proprio corpo in modo superficiale e impulsivo, azzerando ogni grado di razionalità ed esponendosi a gravidanze che non si è grado di apprezzare e gestire.

Nel nostro Paese mancano ancora le più generiche informazioni in ambito sessuale: basti pensare alla larga fascia della popolazione giovanile che utilizza la coca-cola come contraccettivo. Davanti a queste condizioni è facile immaginare la situazione catastrofica che incontra una donna che voglia chiedere consigli sull’ IVG. 

Si deve avere la fortuna di nascere in regioni come la Toscana, l’Emila, Lombardia e Friuli, dove il tasso di obiettori di coscienza è inferiore alla media nazionale, a differenza delle regioni tirreniche centrali e meridionali dove i medici obiettori di coscienza raggiungono tassi vicini il 90%, vanificando il ricorso ai consultori da parte di donne preoccupate e angosciate sulla propria condizione.

Inevitabilmente la legge 194 garantisce la libertà della donna di fare ciò che vuole del proprio corpo, anche andando a coprire condotte sin troppo libertine e spregiudicate ma, nei casi strettamente necessari in cui emerge una scelta chiara e consapevole, è necessario fornire ai partner un sostegno completo che possa aiutarli nell’intraprendere o nel rinunciare a un percorso che avrà comunque forti ripercussioni sulla vita emotiva e sulle dinamiche esistenziali dei diretti interessati.

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