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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Abusi sessuali tra minori: per i tre ragazzi del Paradiso 18 mesi di messa alla prova

BRINDISI - Processo o messa alla prova? L’interrogativo che pendeva sul futuro prossimo dei quattro presunti bulli arrestati dalla squadra mobile il 19 dicembre 2009, con l’accusa di violenza sessuale aggravata nei confronti di due coetanee, due ragazzine nate e cresciute come loro nel quartiere Paradiso di Brindisi, è stato sciolto questa mattina dal giudice per l'udienza preliminare del tribunale dei minori di Lecce Aristodemo Inguscio. Il gup ha accolto la richiesta avanzata dalle legali Paola Giurgola, Daniela D’Amuri e Giampaola Gambino, concedendo diciotto mesi di messa alla prova per i quattro giovani imputati. Il processo richiesto dal pubblico ministero Carmen Carbonara sarà dunque sospeso fino al 18 dicembre 2013, i quattro affidati ai servizi minorili dell’amministrazione della giustizia che, anche in collaborazione con i servizi socio-assistenziali degli enti locali, svolgeranno le attività previste di osservazione, sostegno e controllo.

BRINDISI - Processo o messa alla prova? L’interrogativo che pendeva sul futuro prossimo dei quattro presunti bulli arrestati dalla squadra mobile il 19 dicembre 2009, con l’accusa di violenza sessuale aggravata nei confronti di due coetanee, due ragazzine nate e cresciute come loro nel quartiere Paradiso di Brindisi, è stato sciolto questa mattina dal giudice per l'udienza preliminare del tribunale dei minori di Lecce Aristodemo Inguscio. Il gup ha accolto la richiesta avanzata dalle legali Paola Giurgola, Daniela D’Amuri e Giampaola Gambino, concedendo diciotto mesi di messa alla prova per i quattro giovani imputati. Il processo richiesto dal pubblico ministero Carmen Carbonara sarà dunque sospeso fino al 18 dicembre 2013, i quattro affidati ai servizi minorili dell’amministrazione della giustizia che, anche in collaborazione con i servizi socio-assistenziali degli enti locali, svolgeranno le attività previste di osservazione, sostegno e controllo.

Dalla parte delle vittime, in questa vicenda assurda che ha sconvolto la comunità del quartiere di periferia, stanno due bambine. Il viso pulito e paffuto. Le forme di donna in boccio, appena accennate in un corpo che cresce. L'innocenza intatta a dispetto delle esperienze violente e precoci. Hanno vissuto per mesi rapprese dal dubbio e dalla speranza d'essere finalmente ascoltate, poi d’improvviso, il coraggio di parlare, innanzitutto con le docenti della scuola media che frequentavano al pari dei giovani indagati. Le professoresse hanno dato la stura alle confessioni. La dirigente scolastica ha denunciato per prima. Le mamme le hanno sostenute in una battaglia contro la vergogna, la più difficile da vincere. Tutte donne. Compresa la pm Simona Filoni, impegnata nella fase delle indagini preliminari, che ha dato loro il sostegno risolutivo della comprensione e dell'esperienza, dell'autorità solo dopo, innanzitutto di educatrice avvezza per vocazione al dialogo, persino con bimbi piccolissimi, brutalizzati.

I piccoli bulli di quartiere che tenevano le coetanee per i capelli, costringendole a piegare le ginocchia ai servigi richiesti a suon di botte, a caldo dell’arresto non diedero segno di pentimento nessuno a chi gli chiedeva conto delle oscenità loro imputate. I tempi non erano certamente maturi all’epoca dell’interrogatorio di garanzia. Incrollabili, sicuri di sé: “Nui simu masculi”, ribadirono più di una volta. Sicumera senza pentimento per tutti tranne uno, il più grande dei quattro, che scoppiò in un pianto dirotto: germe di consapevolezza del male fatto alle due piccole vittime? Tanto la pm Filoni, quanto la gip Addolorata Colluto, registrarono nei ragazzini nessuna consapevolezza del bene e del male, nessuna capacità di riconoscere la sofferenza arrecata, come se le prestazioni sessuali pretese a botta di minacce, percosse e persecuzioni, facessero parte del ruolo, per diritto naturale. Alla logica primitiva che ha mosso il branco, era seguita come diretta conseguenza, una sorta di ribellione per l’ingiustizia subita: perché fossero stati relegati in carcere insomma, non lo sapevano, né lo capivano. Se qualcosa è cambiato nel corso di questi lunghi mesi, troppo presto per dirlo.

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