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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Abusi su una bambina di 7 anni, il pm chiede il rinvio a giudizio

Abusi su una bambina di 7 anni, il pm chiede il rinvio a giudizio

BRINDISI – Richiesta di rinvio giudizio per il sessantenne brindisino accusato di abusi sessuali nei confronti di una bambina di sette anni, formulata dal pubblico ministero Miriam Jacoviello al giudice per l’udienza preliminare Eva Toscani, la quale nelle prossime ore fisserà la data. L’imputato è Francesco Vitale, residente nelle campagne di Tuturano, arrestato dai poliziotti della Squadra mobile a seguito della denuncia della madre della bambina.

Amici di famiglia, persona della quale i genitori della bambina, originari di Lecce, si fidavano ciecamente, tanto da affidargli la loro figlioletta che aveva la passione per gli animali e le piaceva guardare nel cortile dove l’uomo allevava maiali. Ma lui, secondo gli investigatori, non è affatto una persona perbene. Il curriculum vitae fa  rizzare i capelli: è stato indagato in passato per sottrazione di minore al fine di libidine, violenza sessuale, atti osceni in luogo pubblico; ed è stato condannato per reati contro il patrimonio, resistenza a pubblico ufficiale, violazione delle norme sulla immigrazione clandestina.

Le manette sono scattate nuovamente l’8 marzo scorso. I poliziotti, in esecuzione del provvedimento di cattura emesso dal giudice per le indagini preliminari Eva Toscani, lo andarono a prelevare dalla sua campagna, dove risiede con moglie e figli, per trasferirlo in una cella del carcere di Brindisi. Una violenza su questa bambina che avrebbe avuto inizio nel 2005, quando aveva sette anni, e si sarebbe protratta sino all’autunno scorso. Sino a quando la madre, allarmata da alcuni dettagli che solo una mamma può interpretare, piano piano, con molta dolcezza e delicatezza, la portò a parlare. Il racconto fu agghiacciante. Con il marito la donna si recò in questura a Lecce e denunciò quello che la bambina era stata costretta a subire in tutti quegli anni da quell’uomo che si fingeva amico, che credevano amico.

Gli agenti di Lecce informarono i colleghi della Mobile di Brindisi. Il personaggio, come si è detto, aveva un pedigrée da far paura. Ma questo non voleva dire che fosse colpevole a priori. Bisognava trovare le prove. La bambina venne affidata a Paola Calò, psicoterapeuta incaricata dal pubblico ministero, che la seguì per settimane. Tra i tanti test cui venne sottoposta la piccola, c’era anche quello dei disegni. La bambina realizzò un albero esile, lungo, che si sviluppava in due rami spogli. Al centro del tronco un grande buco. Secondo la psicoterapeuta quel disegno, sul piano scientifico, parla più di qualsiasi altra cosa.

Ma per inchiodare il presunto orco occorrono altre prove. Che i poliziotti trovano. Sono elementi di colpevolezza solidi, che consentono al gip di emettere il provvedimento di cattura e al pm di chiedere il rinvio a giudizio. Francesco Vitale è difeso dall’avvocato Paolo D’Amico.

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