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Cronaca Fasano

Abuso ufficio: in aula sindaco ed ex assessore

BRINDISI - Hanno parlato a lungo dinanzi a pm e gup, per fornire le proprie spiegazioni riguardo alle accuse contestate, il sindaco di Fasano Lello Di Bari (Pdl) e l’ex assessore regionale, oggi consigliere Pd, Fabiano Amati nella prima udienza del processo con rito abbreviato che si sta celebrando a carico dei due e di un’altra persona, un architetto, Davide Maria Dioguardi, imputati di abuso d’ufficio.

BRINDISI - Hanno parlato a lungo dinanzi a pm e gup, per fornire le proprie spiegazioni riguardo alle accuse contestate, il sindaco di Fasano Lello Di Bari (Pdl) e l’ex assessore regionale, oggi consigliere Pd, Fabiano Amati nella prima udienza del processo con rito abbreviato che si sta celebrando a carico dei due e di un’altra persona, un architetto, Davide Maria Dioguardi, imputati di abuso d’ufficio per presunte irregolarità, consistite in favori a parenti di Amati, nella redazione del piano di recupero dei centri storici di Fasano (Brindisi) e delle frazioni di Torre Canne e Savelletri. Tutti si sono dichiarati estranei ai fatti contestati. Il rito alternativo che si sta celebrando dinanzi al gup Giuseppe Licci, è condizionato all’ascolto di alcuni testimoni. L’accusa è sostenuta dal pm Valeria Farina Valaori.

La sentenza è prevista per il 13 febbraio prossimo. All’epoca dei fatti, si parla del 2009, Amati era un consigliere comunale di opposizione e non ricopriva alcun incarico in seno alla giunta regionale e fu delegato dal primo cittadino a occuparsi del piano di recupero del centro storico. Fu un incarico che sul piano politico fece scalpore, visto che Amati occupava all’epoca i banchi della minoranza. Fu un esposto a dare impulso all’inchiesta. Secondo i firmatari Amati non avrebbe potuto seguire quel progetto per via della presenza nel centro storico di immobili di proprietà della sua famiglia. Il Tar ha dato per due volte ragione all’assessore, l’inchiesta è comunque proseguita in sede penale. A quanto riferito sin dal principio dall’avvocato di Amati, Massimo Manfreda, il consigliere regionale “è innocente e in grado di poterlo dimostrare”.

Gli altri due sono difesi dall’avvocato Donato Musa.Ecco le contestazioni: Amati avrebbe attestato falsamente nella seduta del consiglio comunale del 2 settembre 2008, riunitosi per l’approvazione del piano di recupero centri storici, che le modifiche apportate non “lambivano” la modifica sostanziale del Ppr adottato. Inducendo quindi il Consiglio ad approvare il piano con l’inganno. L’abuso d’ufficio, invece sarebbe consistito, nell’aver, in violazione di legge e Amati anche “omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio e dei prossimi congiunti, provocato ad Amati, ai suoi famigliari e alla società Alisma Srl, con sede in Fasano, “ingiusti vantaggi patrimoniali consistiti nella edificabilità con permesso di costruire diretto del palazzo storico di corso Vittorio Emanuele, nella possibilità di aumentare un piano attico e via dicendo. Tutto ciò arrecando al Comune un danno ingiusto consistito nella liquidazione pari a 92.026 euro in favore dei tre professionisti esterni incaricati di redigere il piano”.

 

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