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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Latiano

Scoperto in tempo caso di Blue Whale, il "gioco" che porta al suicidio

I carabinieri di Latiano soccorrono una ragazza della provincia di Gorizia che aveva compiuto atti di autolesionismo

LATIANO - Si sono imbattutti in un caso di Blue Whale (Balena Blu), i carabinieri di Latiano, intervenendo in tempo per soccorrere una 20enne della provincia di Gorizia invischiata in questo gioco mortale che si conclude con il suicidio dei partecipanti, nato in Russia. Provvidenziale la segnalazione di una cittadina all'Arma locale, che ha consentito ai militari di raggiungere la ragazza, che ora è Tornata in Friuli Venezia Giulia dai genitori.

Lo fa sapere il comando provinciale dei carabinieri. Tutto è accaduto qualche giorno fa, quando in caserma a Latiano è arivata la notizia della presenza in una strada di Latiano di una giovane con ferite alle braccia. Sul posto i carabinieri hanno identificato una ragazza poco più che 20enne, originaria della provincia di Gorizia, seduta sul marciapiede con tagli al braccio sinistro e in stato confusionale.

La ricostruzione della vicenda

Condotta al pronto soccorso da una equipe del 118, la ragazza è stata poi dimessa con diagnosi di “postumi di lesioni autoinflitte”. I carabinieri di Latiano nel frattempo hanno ricostruito la vicenda: hanno accertato che la giovane donna friulana aveva conosciuto un uomo di Latiano, più anziano di lei, sui social network, e aveva accettato l'invito di questi a trascorrere un certo periodo nel Brindisino, ospitata in un bed and breakfast.

Ma dopo qualche giorno di permanenza, la ragazza ha deciso di tornarsene a casa. Ma perchè le lesioni autoinflitte? la ventenne ha raccontato ai carabinieri di aver perso l'autocontrollo dopo aver perso il treno per rientrare in  Friuli.  Ma alla fine ha ammesso che qualche giorno stava partecipando al famigerato "Blue Whale Challenge”, spiegando le spietate regole di questo gioco, l'obbligo di pubblicare su Facebook l'adempimento ad ogni passaggio obbligato.

La regola numero 3 del Blue Whale prevede proprio l'autoinfliggersi dei tagli su un braccio, ma la giovane di Gorizia non era  riuscita a pubblicare le foto sulla piattaforma Facebook, e perciò le aveva inviate a mezzo WhatsApp ad sua amica definita “compagna di vita”. Poi è ripartita, ha raggiunto i genitori in Friuli Venezia Giulia, fanno sapere i carabinieri, famiglia con cui  la ventenne sta ricostruendo un rapporto fiduciario.

Denunciata una persona, si cercano altri responsabili

Nel corso delle indagini i carabinieri di Latiano hanno denunciato in stato di libertà un 24enne del luogo per il reato di favoreggiamento personale nei confronti di soggetti da identificare responsabili di “istigazione al suicidio”. Il 24enne conosce la ragazza da tempo, l’ha ospitata, ed è al corrente delle regole del “gioco”. Interrogato, il giovane aveva però taciuto su alcuni importanti particolari sulla vicenda. Dal suo racconto sono emerse alcune incongruenze, dicono i carabinieri: pur essendo stato l’ultima persona a stare in camera con la ragazza, il 24enne non ha rivelato che la giovane si era autoinflitta i tagli alle braccia.

Un "gioco" mortale

Il Blue Whale è un “gioco” venuto alla ribalta nel 2016 e balzato alle cronache per l’allarme sociale che suscita. Il suo funzionamento è semplice, ed è facile rimanere invischiati nella tela ordita nei confronti del malcapitato o della malcapitata di turno. Un soggetto denominato “curatore” attraverso i social prospetta ai partecipanti, per lo più giovani, una serie di prove, la condizione per partecipare è tenere all’oscuro di tutto i genitori. Le prove consistono nell’adempiere a 50 precetti di natura autolesionistica, uno al giorno, sempre più articolati in un crescendo fino al suicidio che rappresenta l’ultima regola, la 50esima.

Al cosiddetto “curatore" o "tutor” devono essere giornalmente fornite le prove che confermano l’esecuzione delle regole e che consistono in video, foto e testimonianze. Questo soggetto ha il compito di seguire costantemente l’attività delle vittime con l’assegnazione di compiti quotidiani sino al cinquantesimo, la cui prova consiste nel lanciarsi da un palazzo, filmandosi. Purtroppo questo “gioco” pare abbia avuto presa tra i giovani e ne avrebbe portato al suicidio alcuni, anche se vi sono dubbi sulle prove riguardanti il numero dei decessi. Il nome che gli è stato attribuito “sfida della balena blu” è evocativo delle balene spiaggiate che vanno incontro alla morte. Essi sono gli unici animali che si suicidano senza una ragione apparente.

L'intervento del presidente dell’Ordine degli psicologi di Puglia Antonio Di Gioia

Il Blue Whale è l’epitome dei giochi virtuali che incantano e ingabbiano i nostri ragazzi in una realtà fittizia e distorta, perfetta metafora delle relazioni degli adolescenti sui social. Non può e non deve essere bollato semplicemente come un gioco di istigazione al suicidio, ma va inquadrato come l’estremizzazione dell’allarmante e fin troppo sottovalutata esposizione dei giovani sui social.

Ma sapete quanti giovani entrano in uno stato di depressione per il solo fatto di non ricevere sufficienti like alle foto postate sui social? E quanti di questi finiscono poi per togliersi la vita? Ma è tanto diverso dal Blue Whale? La verità è che tutti abbiamo sottovalutato i pericoli della Rete e della sovraesposizione dei più giovani, specie dei ragazzi più fragili, facili bersagli in un contesto slegato da riferimenti reali e concreti. Mai come in questo momento ritengo che il miglior approccio possibile sia dato dalla prevenzione, attraverso percorsi incentrati sulle relazioni socio-affettive rivolti ai giovanissimi soprattutto in ambito scolastico. Nonché spazi dedicati agli adulti per aiutarli a gestire le relazioni con gli adolescenti in un contesto in continua evoluzione e mutamento, in cui è necessario fornire punti di riferimento stabili e individuare i limiti che impediscano di confondere il reale con il virtuale.

È importante intervenire non solo quando ci si trova di fronte ad un episodio conclamato, ma rivolgersi a chi può fornire un aiuto specialistico, fornendo al proprio figlio il supporto necessario per evitare che finisca nelle grinfie di soggetti spregiudicati in grado di manipolare le menti più deboli. Non abbiate paura di chiedere aiuto, farete qualcosa di importante per loro.

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