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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Acque Chiare, 120 no alla prescrizione

BRINDISI - Intorno alle 20 si è compreso che per conoscere il futuro del processo per concorso in lottizzazione abusiva nell’interminabile affaire Acque Chiare, a carico di 170 proprietari, si dovrà attendere il 21 giugno. Sarà allora che si procederà allo stralcio.

BRINDISI - Intorno alle 20 si è compreso che per conoscere il futuro del processo per concorso in lottizzazione abusiva nell’interminabile affaire Acque Chiare, a carico di 170 proprietari, si dovrà attendere il 21 giugno. Sarà allora che si procederà allo stralcio delle posizioni che accetteranno la prescrizione, con sentenze di non luogo a procedere. I termini per l’estinzione del reato sono maturati il 28 maggio scorso.

In cento, tutti assistiti dall’avvocato Rosario Almiento, hanno già depositato la dichiarazione con cui rifiutano la prescrizione, convinti di poter dimostrare la propria innocenza, quali vittime di un raggiro. Ce ne sono poi altri venti, più o meno. Insomma, usciranno di scena dal processo solo una cinquantina di imputati.

Resta tutto invariato, invece, per il capitolo truffa, giudizio che è confluito in quello per lottizzazione in cui però gli imputati (dell’altro) sono quasi tutti parte civile, danneggiati da una presunta condotta fraudolenta messa in atto dal costruttore Vincenzo Romanazzi e dal notaio Bruno Romano Cafaro. Nell’udienza odierna hanno risposto alle domande del pm, Antonio Costantini, e dei legali, dinanzi al giudice monocratico Vittorio Testi, alcuni testimoni citati dall’accusa che hanno sostanzialmente ribadito quanto già detto in Acque Chiare edizione uno.

In attesa che il Comune si doti dello strumento urbanistico che potrebbe essere utile a far sì che l’area cambi destinazione d’uso e a una possibile restituzione delle villette ai proprietari, così come tra l’altro indicato nelle motivazioni d’Appello del processo principale, riguardo al ricorso dell’avvocato Luca Leoci, laddove i giudici hanno lasciato qualche spiraglio. Possono agire civilmente, i proprietari, in danno del Comune che proprio estraneo ai fatti non lo è.

Si prefigura quindi l’ipotesi secondo cui il Comune, piuttosto che corrispondere i risarcimenti danni milionari richiesti, opti per una transazione: ti ridò la casa, nessun debito. A complicare la situazione potrebbe essere la confisca, qualora dovesse divenire definitiva, se cioè la Cassazione, che si esprimerà sui ricorsi degli avvocati forse all’inizio del prossimo anno, dovesse confermare le condanne ai quattro imputati e anche la misura patrimoniale di acquisizione delle abitazioni al mare in località Case Bianche, litoranea Nord di Brindisi. Nel caso in cui dovesse annullare con rinvio, allora ci sarebbe margine di tempo per decidere. Se invece dovesse rigettare, allora tutto risolto.

Della posizione dei proprietari, molti dei quali hanno fatto già sapere che affronteranno il processo fino alla fine, si è occupata in ultima istanza, dopo il Riesame e la Cassazione nel giudicato cautelare, poi il Tribunale di Brindisi all’esito del primo processo, anche la Corte d’Appello di Lecce che ha confermato tutte le condanne decise in primo grado.

Sono “ignoranti colpevoli”. Complici della lottizzazione abusiva. Puo’ anche darsi che siano stati truffati, visto che il reato di truffa sussiste anche quando c’è mancanza di diligenza da parte delle vittime. Avevano tutti gli strumenti per verificare, per comprendere che quei cartelloni pubblicitari che ‘spacciavano’ case al posto di stanze d’albergo, quali avrebbero dovuto essere, erano in realtà ingannevoli. “Non hanno effettuato le minime verifiche del caso prima di sottoscrivere gli atti di compravendita” riuscendo quindi a “perfezionare il reato di lottizzazione” con la negligenza e l’imperizia che sono tipici della colpa”.

“Anche se nei contratti preliminari – si legge - non si faceva riferimento alle predette convenzioni, la previsione di una data così precisa doveva suscitare quantomeno degli interrogativi negli acquirenti”. In tutti i contratti di compravendita si legge: “L’acquirente dichiara di essere a conoscenza che l’immobile venduta fa parte di un complesso turistico alberghiero integrato, realizzato dalla società alienante in attuazione dell’accordo di programma sottoscritto il 29 luglio 1999”. Non potevano non sapere.

“Tutti gli acquirenti – si legge ancora – esaminati in dibattimento hanno riferito di non aver mai letto l’accordo di programma o le convenzioni attuative e di essersi sostanzialmente fidati del notaio; anche a voler ritenere veritiere tali dichiarazioni, l’aver dichiarato nell’atto pubblico di essere a conoscenza della situazione urbanistica dell’immobile senza in realtà avere quella conoscenza costituisce in colpa gli acquirenti. Si sono posto infatti in una situazione di ignoranza colpevole”.

Quindi non possono essere considerati ‘terzi in buona fede’ e “non hanno diritto ad alcun risarcimento del danno conseguente al reato di lottizzazione abusiva, ma al più potrebbero vantare pretese risarcitorie in relazione al reato di truffa all’esito del separato procedimento in cui è contestato quel reato”. Proprio questo il punto. Truffati, secondo la linea dell’avvocato Almiento che difende la gran parte dei proprietari. In grado di dimostrarlo e di uscirne puliti. Non vogliono ottenere alcun beneficio dal trascorrere del tempo. Sono almeno 120 quelli che vogliono essere assolti. E batteranno il pugno fino all’ultimo.

 

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