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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Acque Chiare: a chi la custodia e a chi no. Sconcerto degli avvocati

BRINDISI – Acque Chiare. Ancora decisioni contrastanti. Lo scorso febbraio il giudice ha accolto la richiesta presentata da due proprietari di altrettante villette di allargare al coniuge convivente la custodia della propria abitazione per poterla controllare meglio. Ora il giudice ne ha respinto tre. Stessa richiesta: allargare al coniuge convivente la custodia in modo da poter mantenere la struttura impedendo il degrado. Ma questa volta le tre richieste sono state respinte.

BRINDISI – Acque Chiare. Ancora decisioni contrastanti. Lo scorso febbraio il giudice ha accolto la richiesta presentata da due proprietari di altrettante villette di allargare al coniuge convivente la custodia della propria abitazione per poterla controllare meglio. Ora il giudice ne ha respinto tre. Stessa richiesta: allargare al coniuge convivente la custodia in modo da poter mantenere la struttura impedendo il degrado. Ma questa volta le tre richieste sono state respinte. Non la capiscono i legali degli interessati la “ratio” di queste decisioni così in contrasto tra esse, figuriamoci noi comuni mortali.

Nel rigetto dell’istanza è scritto che la concessione di allargare la custodia al coniuge convivente, ove approvata, si confonderebbe con la facoltà d’uso negata dalla Cassazione in via definitiva. “Dire che siamo  sbalorditi è poco – commenta l’avvocato Vittorio Rina -. La richiesta non si può  confondere con la facoltà d’uso, che c’è stata negata. Si tratta, per chi non può permettersi di ingaggiare giardinieri, custodi e quant’altro, di provvedere personalmente alla manutenzione”.

E’ diventata un ginepraio la vicenda giudiziaria del complesso sulla costa brindisina nel quale un paio di anni or sono ha messo le mani la magistratura e del quale tutti farebbero a meno di interessarsi se potessero. Il processo va avanti in primo grado. I proprietari chiedono vendetta e si sono costituiti parte civile. Tutti quelli che hanno acquistato in buona fede non immaginando cosa nascondessero i depliant con i quali si invogliava all’acquisto delle villette in questa oasi sulla costa a Nord di Brindisi.

Una vicenda piena di contraddizioni. La più evidente è quella lamentata più volte dai proprietari delle ville sottoposte a sequestro,  secondo cui, le ipotesi di corruzione a carico di alcuni degli imputati, cadono per intervenuta prescrizione dei reati. I proprietari invece, almeno quelli che si sono costituiti parte civile per affermare la loro buona fede, rimangono fuori dalle proprie case.

Quattro gli imputati: il costruttore di Acque Chiare, Vincenzo Romanazzi, 73 anni, di Brindisi, rappresentante legale di Acque Chiare Srl; Bruno Romano Cafaro, 72 anni, notaio, brindisino; Carlo Cioffi, 57 anni, di Brindisi, dirigente del settore Urbanistico e assetto del territorio del Comune di Brindisi, e Severino Orsan, direttore dei lavori e progettista del complesso Acque Chiare.

Erano anche imputati Gianbattista De Cataldo, all’epoca dei fatti segretario generale del Comune di Brindisi, Giovanni Battista Matichecchia, all’epoca responsabile della Sovrintendenza alla Belle arti (i quali patteggiarono la pena tempo fa) e Giovanni Antonino. Anche lui patteggiò la pena. Gli furono comminati due mesi di carcere riconoscendogli la continuazione con i reati commessi nel corso della sua carica di sindaco e per i quali era stato in carcere ben sei mesi. Ai tre anni e mezzo (patteggiati pure quelli), applicando la continuazione, gli furono aggiunti altri due mesi e l’ex sindaco chiuse il conto con la giustizia. Almeno per questi fatti.

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