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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Acque Chiare, in Cassazione con il jolly

BRINDISI - C’è uno spiraglio per il villaggio di Acque Chiare e stavolta non si tratta di una teoria machiavellica ma di una sentenza della Corte di Strasburgo che fissa un principio molto chiaro e semplice: se c’è prescrizione (e ci sarà nel caso specifico) non c’è confisca.

BRINDISI - C’è uno spiraglio per il villaggio di Acque Chiare e stavolta non si tratta di una teoria machiavellica ma di una sentenza della Corte di Strasburgo che fissa un principio molto chiaro e semplice: se c’è prescrizione (e ci sarà nel caso specifico) non c’è confisca. Ma soprattutto c'è una data in cui i difensori dei quattro imputati, ma soprattutto gli avvocati dei 170 proprietari oltre che la restante parte di acquirenti che avevano firmato il compromesso, dovranno riporre ogni speranza di riavere le proprie villette: i ricorsi per Cassazione saranno discussi il 7 febbraio 2014 dinanzi alla terza sezione.

Chi sta attento alle date non potrà fare a meno di notare che le decisioni importanti sul villaggio in località Case Bianche, in riva al mare di Brindisi, sono giunte sempre nel secondo mese dell’anno: il 14 febbraio 2012 la sentenza di primo grado, ribattezzata dal popolo dei quasi 230 di Acque Chiare la “Strage di San Valentino”; il 13 febbraio 2013 la conferma in secondo grado della confisca delle villette e delle condanne (un anno e sei mesi per il costruttore e il notaio, Vincenzo Romanazzi e Bruno Romano Cafaro; nove mesi per Carlo Cioffi e Severino Orsan, capo Utc del Comune e progettista) oltre all’adeguamento in eccesso delle sanzioni pecuniarie.

Il 7 febbraio ci si gioca l’ultima carta, ma con il jolly in tasca. Il 28 ottobre scorso, infatti, la Corte Europea dei diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia al pagamento dei danni non patrimoniali per 10mila euro e patrimoniali da concordare (la difesa ha chiesto 500mila euro) in favore di un imprenditore di Gravina in Puglia che ha attraversato i tre gradi di giudizio da imputato per lottizzazione abusiva per il Garden Village di Cassano Delle Murge, realizzato nell’1985. In Cassazione ci è arrivato quando il reato era già prescritto ma sulla confisca delle 17 villette nulla aveva potuto.

“E’ illegittima – sostiene la Corte Europea – la confisca di un bene se il reato di lottizzazione abusiva è prescritto”. Per essere più precisi: “La Corte contesta, alla luce dell’articolo 7 Cedu, l’illegittimità della confisca poiché autorizzata anche in assenza di una condanna”. Il ricorrente aveva sostenuto il mancato rispetto di alcune disposizioni generali riguardanti il processo penale e la mancata osservanza della presunzione di innocenza oltre che il carattere “sproporzionato” della confisca.

Ma che succede quando una sentenza di Strasburgo bacchetta l’Italia? La Corte di Cassazione, nel 2011 ha stabilito che le sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo una volta divenute definitive abbiano immediata rilevanza nel nostro ordinamento. Sussiste “l’obbligo per il giudice nazionale di applicare direttamente la norma, anche quando non sia conforme al diritto interno”. Torniamo al caso delle villette del complesso di Acque Chiare: la prescrizione per il reato di lottizzazione abusiva è scattata il 28 maggio scorso, tant’è che diversi proprietari imputati in un altro processo per concorso in lottizzazione abusiva, ne hanno beneficiato. La contravvenzione è estinta tra l’Appello e la Cassazione e solo nel caso in cui i ricorsi dovessero essere ritenuti inammissibili non se ne terrà conto. In caso di accoglimento, rigetto o annullamento con rinvio invece sì. Allora per Vincenzo Romanazzi e per gli altri tre imputati vi sarà il non luogo a procedere per quel che riguarda arresto e ammenda.

Resta la confisca dell’intero complesso, l’unico provvedimento che rischia di non poter essere ribaltato nonostante la prescrizione. Il 7 febbraio prossimo le disposizioni dell’Europa dovrebbero essere già state recepite. Nel caso non lo siano, l’avvocato di Romanazzi, Vito Epifani, potrebbe sollevare una questione di legittimità costituzionale (sostanzialmente adire la Corte Costituzionale per sottolineare che la norma non è giusta, non è adeguata alle disposizioni europee così come dev’essere) e in tal caso la Corte di Cassazione prima di esprimersi dovrebbe attendere il parere della Consulta.

E se il presupposto affermato in quel di Strasburgo è che in assenza di una sentenza di condanna non si può procedere con la confisca, allora per Acque Chiare ci sta a pennello. Altra storia resta il merito dei ricorsi sulle decisioni della Corte d’Appello di Lecce che ha ancora una volta ritenuto che i proprietari (molti dei quali costituitisi parte civile) sono “ignoranti colpevoli”, considerati alla stregua di complici della lottizzazione abusiva, così come contestato nell’altro processo, in corso dinanzi al giudice monocratico Vittorio Testi.

Per i giudici di secondo grado chi ha comprato e chi intendeva acquistare all’interno del villaggio “aveva tutti gli strumenti per verificare, per comprendere che quei cartelloni pubblicitari che spacciavano case al posto di stanze d’albergo, erano in realtà ingannevoli”. La teoria del pm Antonio Costantini, che ha ereditato il processo dal pm Adele Ferraro.Non “diligenti”, truffati probabilmente ma in grado di evitare il raggiro. Quanto al notaio: “non è possibile che un notaio esperto e preparato sia incorso in una tale madornale leggerezza e non sia andato verificare se effettivamente fosse stato modificato l’accordo di programma e in che termini o non abbia semplicemente chiesto informazioni in merito al suo amico Romanazzi o qualche funzionario comunale”.

Ad ogni modo la contestazione per i quattro imputati è di lottizzazione abusiva e troppo tempo è passato dalla commissione degli illeciti. C’è la prescrizione e, a quanto pare, in assenza condanna i beni restano ai proprietari. Tutto ciò almeno in linea teorica: alle difese l’impresa di tradurre la teoria in fatti, anche per le villette con giardino sulla litoranea per Apani.

 

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