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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Acque Chiare: in massa per la prescrizione

BRINDISI - Come previsto, in massa, quasi tutti i proprietari delle villette di Acque Chiare che avevano deciso di rinunciare alla prescrizione certi di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti, hanno oggi revocato la propria rinuncia per iscritto o dichiarandolo verbalmente nell’aula Metrangolo del tribunale di Brindisi.

BRINDISI - Come previsto, in massa, quasi tutti i proprietari delle villette di Acque Chiare che avevano deciso di rinunciare alla prescrizione certi di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti, hanno oggi revocato la propria rinuncia per iscritto o dichiarandolo verbalmente nell’aula Metrangolo del tribunale di Brindisi. Per dirla in soldoni hanno accettato di uscire dal processo con una sentenza di non doversi procedere possibile grazie al trascorrere del tempo, un proscioglimento che sarà sentenziato il 24 marzo prossimo dal giudice monocratico Vittorio Testi.

Il colpo di scena che ha caratterizzato però l’udienza odierna è un altro. Se in precedenza nulla aveva osservato, il pm titolare dell’accusa Antonio Costantini ha oggi contestato la decisione del giudice Testi che aveva concesso agli imputati la possibilità di cambiare idea. Il Tribunale si era espresso in tal senso, sulla base di una sentenza della Cassazione del 2012 che stabilisce che gli imputati che abbiano manifestato la propria volontà di rinunciare alla prescrizione possano sempre tornare sui propri passi purché non vi siano stati provvedimenti, quali ad esempio una sentenza, che abbiano mutato in maniera determinante il corso del processo. Senza voler entrare nel dettaglio su quali fossero, nel caso particolare, i provvedimenti che secondo il pm avevano mutato in maniera irrevocabile il corso del giudizio, vi è stata da parte dell'accusa, quindi, una sorta di “revisione” delle posizioni precedentemente assunte.

Il giudice, invece, non ha modificato neppure di un soffio il proprio indirizzo. Con una nuova ordinanza ha stabilito che prescrizione sarà, anche per gli indecisi dell’ultim’ora. E pure per coloro che intenderanno revocare la rinunzia in seguito. Per il momento hanno optato per la prescrizione i 94 imputati assistiti dall’avvocato Rosario Almiento, ma anche quelli difesi da Giuseppe Guastella Oreste Nastari, Fabio Di Bello, Orazio Vesco. Qualcuno invece resta, e resterà alla sbarra a difendere la propria posizione di “acquirente in buona fede”. Lo faranno i due imputati assistiti dall’avvocato Laura Beltrami, e anche coloro che si sono affidati a Massimo Ciullo. In tutto sono 154.

Cosa abbia spinto quasi tutti i proprietari delle villette del villaggio che si trova in località Torre Testa a mutare strategia e puntare al proscioglimento sicuro, piuttosto che all’assoluzione, è fatto ormai noto. C’è una sentenza della Corte europea dei diritti dell’Uomo che ha sancito che non può esservi confisca in caso di non condanna. E la prescrizione, pur non essendo affatto neppure lontanamente paragonabile a un’assoluzione, è di fatto una non condanna.

Come si regolerà la Corte di Cassazione lo si saprà il 27 febbraio prossimo, quando si discuteranno i ricorsi del “processo madre”, al termine del quale sono stati condannati in quattro, il costruttore del complesso turistico – alberghiero Vincenzo Romanazzi, il notaio Bruno Romano Cafaro, l’ex capo dell’Utc del Comune Carlo Cioffi e il progettista Severino Orsan. Anche per loro è scattata la prescrizione, che dovrà essere dichiarata. Il punto più rilevante, il 27 febbraio prossimo, sarà quindi la confisca dell’intero villaggio sequestrata nel 2008 stabilita in primo grado il 14 febbraio del 2012 e confermata in secondo grado nel 2013.

Potrebbe non essere confermata, se non lo sarà allora probabilmente non vi sarà rischio alcuno per il popolo di Acque Chiare, al termine giudizio ancora rimasto in piedi in primo grado nel quale vi sono anche Romanazzi e Cafaro, imputati però di truffa in danno di alcuni intestatari dei graziosi appartamentini lungo la litoranea per Apani.Insomma la prescrizione è un jolly, da tenere in tasca. Ultima carta per scongiurare l’ipotesi più temuta dagli acquirenti, ossia che il Comune si appropri di immobili pagati con il mutuo, spesso. Ad ogni modo acquistati “in buona fede”, stando alle tesi difensive.

Nell’udienza di oggi sono stati ascoltati due testi. Il notaio Guido Trisi, che si è occupato di una decina di rogiti e che rispondendo alle domande del pm Costantini ha dichiarato che i compratori sapevano senz’altro che le abitazioni acquistate, pur con le agevolazioni per la prima casa, avevano destinazione d’uso turistico – ricettiva. Infine l’avvocato del Comune, Francesco Trane, che ha fornito chiarimenti sull’iter amministrativo. Nel corso della prossima udienza si procederà con le sentenze di non luogo a procedere per prescrizione per l’altro blocco di imputati, dopo i 73 che erano stati prosciolti lo scorso anno, ormai immuni da ogni eventuale impugnazione. Per gli altri, invece, non v’è da dormire sonni tranquilli. A quanto si è appreso il pm farà ricorso per Cassazione. Insomma, trascorsi sei anni, il braccio di ferro continua. L’ultima parola, in ogni caso, spetterà alla Suprema Corte.

 

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