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Cronaca

Acque Chiare, l’Appello slitta a maggio: giudici incompatibili

Devono ancora pazientare i proprietari delle villette che chiedono una pronuncia nel merito, dopo la sentenza per la prescrizione arrivata in seconda battuta: "Siamo in buona fede, nessuna confisca". Inizialmente avevano rinunciato. Il pm aveva impugnato in Cassazione: "Scelta tardiva". Riuniti i due ricorsi

BRINDISI – Devono pazientare ancora i proprietari delle villette del villaggio Acque Chiare che rivendicano la buona fede nell’acquisto e chiedono alla Corte d’Appello una pronuncia nel merito per escludere la confisca dopo il sequestro legato alla lottizzazione abusiva contestata nel 2008 dalla Procura: l’udienza  prevista per oggi è slittata a maggio per incompatibilità di due giudici della Corte.

La Finanza al villaggio Acque Chiare

Aliffi e Botrugno, due componenti del collegio, si sono già espressi sulla vicenda e di conseguenza dovranno essere sostituiti a garanzia dell’assoluta imparzialità della Corte, di fronte alla quale c’è la maggior parte dei 154 acquirenti delle villette costruite lungo la costa, località Torre Testa. Si tratta degli imputati per i quali la prescrizione – causa di estinzione del reato sulla base del trascorre tempo – è stata affermata con sentenza il 3 giugno 2014 dal giudice Vittorio Testi, dopo identica pronuncia per altri 73 proprietari che subito, vale a dire in prima battuta, decisero di avvalersi della prescrizione. 

Sullo sfondo delle decisioni assunte dai proprietari c’è l’orientamento dei giudici europei, secondo cui non è possibile procedere alla confisca in caso di prescrizione perché non si tratta di sentenza di condanna. Per lo meno secondo la tesi ricorrente.

Le condanne, non definitive, attengono alle posizioni degli imputati principali:  Vincenzo Romanazzi, l’imprenditore che propose il progetto per un “polo turistico-alberghiero”  e Bruno Romano Cafaro, il notaio che rogò la maggior parte degli atti di vendita delle unità immobiliari, ai quali in Appello sono stati inflitti un anno e sei mesi con ammenda di 55mila euro (riformata rispetto alla somma di 30mila disposta dal Tribunale di Brindisi), e  a quelle di  Carlo Cioffi, in qualità di dirigente responsabile della Ripartizione Urbanistica del Comune di Brindisi e Severino Orsan, in veste di progettista, condannati entrambi a nove mesi con ammenda di 35mila euro (riformata anche questa in secondo grado, partendo da 20mila).

Dopo la sentenza relativa alla prescrizione, alla seconda pronuncia in tal senso del Tribunale di Brindisi, il pm Antonio Costantini, titolare del fascicolo, ha fatto ricorso per saltum in Cassazione sostenendo che in questo caso il riconoscimento è da ritenere tardivo e per questo ha impugnato la sentenza di revoca della dichiarazione di rinuncia della prescrizione per il secondo blocco di proprietari. Nel frattempo hanno fatto ricorso in Appello alcuni degli avvocati che rappresentano in giudizio i proprietari per i quali la sentenza di non doversi procedere è arrivata “dopo” perché hanno deciso di chiedere ai giudici di entrare nel merito e quindi di affrontare la questione della buona fede che, se riconosciuta, porterebbe all’assoluzione e di conseguenza all’esclusione della confisca. I due ricorsi, quello del pm e quello di proprietari, sono stati riuniti e saranno discussi assieme, il prossimo mese di maggio.

I giudici dovranno affrontare e valutare se effettivamente i proprietari imputati siano davvero stati all’oscuro del fatto che gli immobili non potessero essere messi in vendita in quanto non già residenze estive, ma residence a corredo dell’albergo. In tal senso, i penalisti avevano già depositato al Tribunale di Brindisi, in composizione monocratica, brochure, atti notarili, documenti catastali e bancari considerati importanti ai fini dell’affermazione dell’estraneità alla lottizzazione abusiva. Non solo. Quella documentazione era stata ritenuta importante sul piano della truffa che la procura ha poi contestato  - su richiesta del gup - al costruttore Vincenzo Romanazzi in concorso con il notaio che rogato la maggior parte degli atti di vendita, Bruno Cafaro.

La truffa ha portato gli stessi proprietari imputati per lottizzazione abusiva in concorso con Romanazzi, Cafaro, e gli architetti Severino Orsan, progettista, e Carlo Cioffi, ex dirigente dell’Urbanistica, a costituirsi parte civile ai fini della richiesta di risarcimento del danno. A Brindisi, quindi, è stato celebrato un unico processo con due tronconi. Quanto alla truffa, il reato è stato dichiarato estinto per prescrizione perché in questo caso a fare la differenza è stato il tempo trascorso. Troppo. Se si considera che i primi rogiti risalgono all’estate 2006. Anche alle parti civili dovrà essere notificata la data dell’Appello di settembre.

Il 29 gennaio 2015, data stabilita per la pronuncia della  Corte di Cassazione, è stato disposto un rinvio in modo tale da aspettare la pronuncia della Grand Chambre di Strasburgo su un caso gemello rispetto a quello brindisino, in modo che si sappia qual è l’orientamento dell’Europa riguardo alla confisca delle villette degli acquirenti. Bisogna aspettare ancora. Intanto, lo scorso mese di febbraio, i legali di alcuni proprietari hanno scritto al Comune di Brindisi, alla Regione Puglia e ai notai, per rappresentare l’ammontare dei danni patiti fra conseguenze patrimoniali e ripercussioni morali, dal giorno del sequestro, per un totale di mezzo milione di euro. In tal modo è stato interrotto il termine di prescrizione sul piano civile, pari a dieci anni, decorso il quale non è più possibile azionare la richiesta di risarcimento. In altri termini, così facendo, mantengono in vita la possibilità di adire le vie legali sul piano civilistico.

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