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Cronaca

"Acque Chiare", luogo di saccheggio

BRINDISI – Il versante spiaggia e piscina del villaggio turistico Acque Chiare è ridotto ad un luogo spettrale: una realtà che sembra uscita da un videogiochi horror. L’area è divenuta terreno di caccia per ladri e vandali. Solo pochi giorni fa, è stata asportata anche la telecamera di sorveglianza.

BRINDISI – Il versante spiaggia e piscina del villaggio turistico Acque Chiare è ridotto ad un luogo spettrale: una realtà che sembra uscita da un videogiochi horror. L’area è divenuta terreno di caccia per ladri e vandali. Solo pochi giorni fa, è stata asportata anche la telecamera di sorveglianza che punta sull’ingresso dello stabilimento. E ormai resta ben poco da rubare.

Da quando il villaggio è stato posto sotto sequestro (29 maggio 2008) a oggi, infatti, sono stati trafugati tutti (nel senso letterale del termine) i cavi elettrici e tutti i fari. Laddove non c’era ormai nulla da saccheggiare, i teppisti si sono abbandonati alle demolizioni. Chi avrebbe mai potuto fermarli, del resto? Sui terreni sequestrati non c’è nessun tipo di controllo.

Chiunque può varcare il cancello di ingresso della struttura, aperto per metà, lasciando alle proprie spalle un vetusto pannello arrecante la scritta: “Divieto di accesso, area videosorvegliata (si fa per dire, ndr)”. Fino a quella fatidica estate del 2008, il villaggio Acque Chiare era il fiore all’occhiello dell’estate brindisina: un luogo di feste serali a bordo piscina, di tornei di beach soccer e di fritture di pesce consumate nella veranda di legno del ristorante con vista sul mare.

Una piccola oasi lungo la litoranea nord del capoluogo, realizzata a ridosso dello storico stabilimento Lido Sant’Anna. Fra i mesi di maggio e settembre, era quello il cuore pulsante della movida locale, ma anche il posto ideale per chi cercava un po’ di relax, su un prato all’inglese, all’ombra di un albero. Cos’è rimasto, adesso, di quel sogno vissuto a occhi aperti? Solo macerie.

Appena entrati, sulla sinistra, ci si imbatte in un furgoncino vecchio e arrugginito, privo di ruote e carico di rami secchi. Il viale principale del villaggio è ricoperto da un tappeto di erbacce. Percorsi un centinaio di metri, lasciata alla propria destra la biglietteria, si arriva alla reception: un fabbricato esteso poco meno di 100 metri quadri, sul cui pavimento sono stati riversati centinaia di faldoni.

Fra questi, ci sono anche i curriculum vitae, con tanto di fototessere, delle persone che aspiravano a un posto di lavoro nel villaggio. Procedendo per una decina di metri, il viale si ramifica. A sinistra la piscina, il parco giochi e il campo di calcio; a destra, la spiaggia, le cabine e il mare. Laddove una volta brulicavano sdraio e ombrelloni, adesso regna il vuoto. Il fondo della vasca è pieno di melma.

Dal bar costruito al centro della stessa, è sparito l’impianto elettrico. Discorso analogo vale per gli spogliatoi e i servizi igienici. Qui in particolare, per terra, si notano evidenti segni di fuochi, accesi per estrarre l’anima in rame dai cavi, oltre a diverse guaine di gomma. Fra la piscina e la spiaggia, si snodano decine di cabine di legno, dalle quali sono stati rubati gli infissi.

Poi c’è il ristorante, anch’esso rivestito di legno. Le vetrate della veranda sono tutte in frantumi. In cucina ci sono ancora la cappa e un tavolo di ferro coperto dalla polvere. Ma quello che colpisce è pedalò destinato alle operazioni di salvataggio dei bagnanti, lasciato in bella mostra al centro salone. A nessuno, evidentemente, è ancora venuto in mente di portarselo a casa. Ultima tappa: la lingua di spiaggia confinante con lido Sant’Anna. Al posto della sabbia, c’è una distesa di rifiuti. Alcuni sono stati trascinati sulla battigia dalle onde. Ma altri, ce li buttano di proposito.

Nel guadagnare la via d’uscita, l’ex titolare di una cabina viene preso dallo sconforto. E si chiede: “Perché hanno fatto in modo che quest’oasi si riducesse in queste condizioni? Qui ormai va tutto ricostruito. Non si può salvare nulla”. Già, come è stato possibile tollerare che il cancello di ingresso restasse aperto, che i malintenzionati facessero razzia di fari e cavi elettrici, che i vandali dessero libero sfogo alla propria follia, senza alcuna forma di sorveglianza?

Da qualche mese, su istanza della società gestita da Vincenzo Romanazzi, il costruttore di Acque Chiare, il giudice è tornato ad affidare al Comune di Brindisi, che anni fa l’aveva rifiutata per gli alti costi, la custodia giudiziale di tutte le parti del villaggio confiscate, spiaggia compresa, che non ricadono nell’area della villette, poiché queste – pure sottoposte a confisca per lottizzazione abusiva - sono state affidate ai rispettivi proprietari. Ma nessuno, in realtà, ha mai custodito il villaggio. Lo scempio documentato dalle foto pubblicate a corredo di questo articolo, va avanti da anni.

 

 

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