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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Acque chiare, chance per i "no a prescrizione"

BRINDISI - Potranno revocare la rinuncia alla prescrizione per salvare le proprie abitazioni in riva al mare e uscire quindi di scena anche i 154 proprietari di villette nel villaggio di Acque Chiare che il 21 giugno scorso avevano deciso di andare avanti, da imputati di concorso in lottizzazione abusiva, nel processo che si sta celebrando a Brindisi.

BRINDISI - Potranno revocare la rinuncia alla prescrizione per salvare le proprie abitazioni in riva al mare e uscire quindi di scena anche i 154 proprietari di villette nel villaggio di Acque Chiare che il 21 giugno scorso avevano deciso di andare avanti, da imputati di concorso in lottizzazione abusiva, nel processo che si sta celebrando a Brindisi. Puntavano all’assoluzione accettando il pericolo che andasse per il verso opposto, a differenza degli altri 73 coimputati, ma nel frattempo il 28 ottobre scorso è intervenuta una sentenza della Corte europea dei Diritti dell’uomo che ha stravolto ogni piano: non si può procedere alla confisca, si è stabilito a Strasburgo, se non vi è una sentenza di condanna. Un macigno è precipitato sui 154 che erano decisi a restare indifferenti alla decorrenza dei termini di estinzione del reato: rischio elevatissimo per tutti loro, rischio di perdere la casa, nel caso venissero riconosciuti colpevoli. Il giudice Vittorio Testi non ha deciso la confisca per coloro i quali è stata emessa sentenza di non luogo a procedere. Ma sarebbe costretto a farlo per gli altri, in caso di condanna.

Ciò a prescindere da quanto è già stato stabilito nel processo principale. Per di più senza alcuna possibilità, sempre per i 154, di ritornare sui propri passi riguardo alla rinuncia alla prescrizione. Tale scelta, invece, come lo stesso Testi ha riconosciuto con un’ordinanza durante l’ultima udienza di fine novembre, è revocabile. Lo stabilisce una sentenza della Cassazione del 2012: si può tornare indietro. Lo ha già fatto uno solo dei “soldati” dell’esercito dei 154 (la gran parte dei quali difesi dall’avvocato Rosario Almiento), e anche gli altri potranno cambiare idea. Hanno tempo  fino all’11 febbraio, data del rinvio.

Febbraio, che (va ricordato agli scaramantici) è il mese in cui negli anni scorsi si sono regolate tutte le questioni più importanti sul villaggio che si trova in località Case Bianche, sarà nel 2014 il mese in cui la Corte di Cassazione (il 27 e non più il 7 febbraio) dovrà esprimersi sul complesso edilizio che fu sequestrato nel maggio 2008. Per la precisione sul processo “madre” quello in cui sono imputati in quattro: in primo e secondo grado sono stati condannati a un anno e sei mesi il costruttore e il notaio, Vincenzo Romanazzi e Bruno Romano Cafaro; a nove mesi Carlo Cioffi e Severino Orsan, capo Utc del Comune e progettista. La corte d’Appello di Lecce ha inoltre stabilito un adeguamento in eccesso delle sanzioni pecuniarie.

In quel giudizio è stata disposta la confisca per cui ci si gioca il jolly davanti agli Ermellini. Il reato di lottizzazione abusiva infatti è prescritto anche per i Romanazzi, Cafaro, Cioffi e Orsan. Ma sulla definitiva sottrazione ai proprietari delle villette al mare c’è ancora qualcosa che si può fare. Il 28 ottobre scorso, per l’appunto, la Corte Europea dei diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia al pagamento dei danni non patrimoniali per 10mila euro e patrimoniali da concordare (la difesa ha chiesto 500mila euro) in favore di un imprenditore di Gravina in Puglia che ha attraversato i tre gradi di giudizio da imputato per lottizzazione abusiva per il Garden Village di Cassano Delle Murge, realizzato nell’1985. In Cassazione ci è arrivato quando il reato era già prescritto ma sulla confisca delle 17 villette nulla aveva potuto. “E’ illegittima – sostiene la Corte Europea – la confisca di un bene se il reato di lottizzazione abusiva è prescritto”.

Per essere più precisi: “La Corte contesta, alla luce dell’articolo 7 Cedu, l’illegittimità della confisca poiché autorizzata anche in assenza di una condanna”. Il ricorrente aveva sostenuto il mancato rispetto di alcune disposizioni generali riguardanti il processo penale e la mancata osservanza della presunzione di innocenza oltre che il carattere “sproporzionato” della confisca. Ed ecco cosa accade quando una sentenza di Strasburgo bacchetta l’Italia: la Corte di Cassazione, nel 2011 ha stabilito che le sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo una volta divenute definitive abbiano immediata rilevanza nel nostro ordinamento. Sussiste “l’obbligo per il giudice nazionale di applicare direttamente la norma, anche quando non sia conforme al diritto interno”. Acque Chiare, tutto intero, potrebbe quindi ritornare “free”, nella disponibilità di acquirenti e intestatari dei singoli immobili che hanno dovuto nel tempo accettare l'idea di non poter avere neppure la facoltà d’uso. L’avvocato Vito Epifani solleverà probabilmente una questione di legittimità costituzionale davanti alla Consulta, per assicurarsi che le statuizioni Cedu siano applicate anche in Italia. L'unica tegola potrebbe essere una sentenza della Cassazione che ritiene i ricorsi inammissibili, ma è una possibilità residuale.Tutte le speranze vanno a questo punto vanno trasferite nel verdetto che giungerà a Brindisi dalla Capitale.

 

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