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Cronaca

Acque Chiare: rinvio in attesa di Strasburgo

ROMA - Non arrivano cattive notizie da Roma per il popolo di Acque Chiare: la Corte di Cassazione ha deciso infatti un rinvio dell’udienza in cui si sarebbero dovuti discutere i ricorsi delle difese degli imputati, oltre che delle parti civili, riguardo alle condanne “processo madre” sulla lottizzazione abusiva in località Case Bianche, ma soprattutto in merito alla confisca dell’intero complesso.

ROMA - Non arrivano cattive notizie da Roma per il popolo di Acque Chiare: la Corte di Cassazione ha deciso infatti un rinvio dell’udienza in cui si sarebbero dovuti discutere i ricorsi delle difese degli imputati, oltre che delle parti civili, riguardo alle condanne “processo madre” sulla lottizzazione abusiva in località Case Bianche, ma soprattutto in merito alla confisca dell’intero complesso (confermata in secondo grado). Il rinvio ha una sua ratio: bisogna attendere il pronunciamento della Grande Chambre sull’appello presentato dall’Avvocatura dello Stato in merito alla sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo su un caso “gemello” per alcuni aspetti ad Acque Chiare.

Il 28 ottobre scorso, infatti, la Corte Europea dei diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia al pagamento dei danni non patrimoniali per 10mila euro e patrimoniali da concordare (la difesa ha chiesto 500mila euro) in favore di un imprenditore di Gravina in Puglia che ha attraversato i tre gradi di giudizio da imputato per lottizzazione abusiva per il Garden Village di Cassano Delle Murge, realizzato nell’1985. In Cassazione ci è arrivato quando il reato era già prescritto ma sulla confisca delle 17 villette nulla aveva potuto. “E’ illegittima – sostiene la Corte Europea – la confisca di un bene se il reato di lottizzazione abusiva è prescritto”. Per essere più precisi: “La Corte contesta, alla luce dell’articolo 7 Cedu, l’illegittimità della confisca poiché autorizzata anche in assenza di una condanna”. Il ricorrente aveva sostenuto il mancato rispetto di alcune disposizioni generali riguardanti il processo penale e la mancata osservanza della presunzione di innocenza oltre che il carattere “sproporzionato” della confisca.

Anche per Acque Chiare e per i suoi quattro imputati (Vincenzo Romanazzi, Bruno Romano Cafaro, Carlo Cioffi e Severino Orsan) il reato di lottizzazione abusiva è prescritto. Lo è pure per i più di 200 proprietari che sono alla sbarra a Brindisi, la gran parte dei quali, in due riprese, ha deciso di uscire dal processo con una sentenza di non luogo a procedere. La loro scelta è stata determinata proprio dall’assist fornito dalla Cedu, dalla certezza di andare a Roma, in Cassazione, oggi, con un jolly in tasca. Se da un lato in pronunciamento di Strasburgo non è ancora definitivo, dall’altro c’è da ritenere che, se gli Ermellini hanno deciso di attendere il pronunciamento della Grande Chambre, allora è chiaro che intendono prenderlo in considerazione. Ad ogni modo la querelle è rimandata a data da destinarsi. Ora l’attenzione dei legali, dei singoli proprietari, dovrà concentrarsi sulle news che arriveranno nelle prossime settimane da Strasburgo.

 

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