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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Addio al Comune antiracket: "Parte civile solo in casi particolari". L'opposizione se ne va

S.VITO DEI NORMANNI - L’idea di legalità al Comune di San Vito dei Normanni non è una. Maggioranza e opposizione si spaccano su un terreno dove la condivisione appare tutt’altro che scontata. Bocciata la proposta del centrosinistra che chiedeva l’impegno formale dell’amministrazione comunale in carica e di tutte le amministrazioni a venire, a costituirsi parte civile nei processi contro i reati di mafia, racket e usura. La maggioranza rilancia, boccia la richiesta di impegno e vota – solitariamente – una controproposta in cui i reati contemplati sono quelli nel calderone dei “crimini associativi” dei delitti “particolarmente efferati” e dei delitti “di particolare rilevanza sociale”. Tutto e niente, niente e tutto. La minoranza abbandona l’aula. E il sindaco Alberto Magli, attore principale dell’antefatto che ha scatenato il putiferio in consiglio comunale, vota con il centrodestra compatto la seconda proposta: tredici favorevoli e sette assenti.

S.VITO DEI NORMANNI - L’idea di legalità al Comune di San Vito dei Normanni non è una. Maggioranza e opposizione si spaccano su un terreno dove la condivisione appare tutt’altro che scontata. Bocciata la proposta del centrosinistra che chiedeva l’impegno formale dell’amministrazione comunale in carica e di tutte le amministrazioni a venire, a costituirsi parte civile nei processi contro i reati di mafia, racket e usura. La maggioranza rilancia, boccia la richiesta di impegno e vota – solitariamente – una controproposta in cui i reati contemplati sono quelli nel calderone dei “crimini associativi” dei delitti “particolarmente efferati” e dei delitti “di particolare rilevanza sociale”. Tutto e niente, niente e tutto. La minoranza abbandona l’aula. E il sindaco Alberto Magli, attore principale dell’antefatto che ha scatenato il putiferio in consiglio comunale, vota con il centrodestra compatto la seconda proposta: tredici favorevoli e sette assenti.

L’avvocato Magli ha scelto di accettare il mandato di difesa di un presunto usuraio, la maggioranza ha scelto con lui dichiarando, fra le righe, quella scelta legittima certo, ma anche opportuna. Il risvolto istituzionale della vicenda professionale questo vuol dire. C’era una volta San Vito Dei Normanni. La città della sindachessa contro il racket Rosa Stanisci, che dava lezioni alla Puglia e all’Italia intera. Lezioni di coraggio. E’ qui che è nata la primissima associazione anti-racket della Puglia. Correva il 1992. All’epoca San Vito era il selvaggio west dove i signori del racket e dell’usura facevano brillare gli ordigni come fosse sempre Natale, ma non erano petardi quelli che scoppiavano sotto le saracinesche dei negozi. La gente aveva paura.

Poi la svolta, le prime assemblee segrete dei commercianti e degli imprenditori in una chiesa, ospiti del parroco e con invitati anche gli investigatori e la procura, dove tutti confessavano agli altri si essere sotto pizzo. L’idea di una compagnia dei carabinieri a San Vito nacque all’epoca, impantanata poi per quasi un ventennio nelle maglie di aspirazioni di quartiere in odor di nepotismo. La caserma, secondo qualcuno, doveva sorgere su certi terreni piuttosto che altri. Storie di provincia, tentativi per fortuna naufragati grazie alla determinazione di chi alla fine ha messo a disposizione i terreni del Comune, permettendo il taglio del nastro - quattro lustri dopo.

Adesso tutto torna punto e accapo. I carabinieri, grazie alla denuncia di uno qualunque che come nessuno ha saputo dire basta, riescono a incastrare con le mani in pasta Ciccio Bello in persona, al secolo Francesco Bello, 76 anni, attempato commerciante dedito all’usura, secondo la procura. Che elegge a suo difensore il sindaco Magli in persona, e il sindaco-avvocato accetta il mandato. L’opposizione che non vuole risolvere la questione con un botta e risposta destinato al dimenticatoio come una delle tante limacciose querelle a mezzo stampa, sceglie un’altra strada. Al netto di ogni attacco frontale al primo cittadino o chi per lui, propone un percorso istituzionale che costituirebbe una scelta di campo a priori. La proposta, formalizzata nella richiesta di convocazione del consiglio comunale straordinario, porta la firma di Giuseppe Masiello, Cataldo Greco, Valerio Longo, Vincenzo Sardelli, Alessandro Argentieri, Silvana Errico, Angelo Raffaele Piccigallo e Michele Greco.

I consiglieri muovono da un assunto necessario “occorre che il Comune di San Vito dei Normanni continui a dare un segnale concreto di impegno nella lotta e contrasto alla criminalità organizzata in tutte le sue forme”, schierandosi nelle fila dei Comuni invitati dall’Associazione nazionale comuni italiani che “negli ultimi anni ha più volte e in diverse maniere espresso il proprio impegno nella lotta alle mafie, al racket e all’usura”. Impegno assunto anche in occasione della seconda assemblea programmatica nazionale di Anci giovane, che si è tenuta a Taormina a maggio scorso, chiedendo agli enti locali di fare fronte comune “politicamente e con atti amministrativi contro le mafie, il racket e l’usura”.

La questione approda in consiglio comunale ieri. E si scatena l’inferno. Si parla di legalità ma i toni sono modulati sulle note dello scontro. Si discetta di grandi e nobili questioni ma la condivisione auspicata, non arriva. Gli argomenti della opposizione che chiedono al sindaco, in sostanza, una scelta di campo, cadono nel vuoto. Fino a quando la minoranza non abbandona l’aula, consegnando agli avversari una laconica ma assai eloquente dichiarazione di voto: “Avendo preso atto del dibattito consiliare e soprattutto dell’intervento del sindaco dai quali è emersa la volontà esclusiva dell’amministrazione comunale e della maggioranza di approvare una delibera di indirizzo talmente generica da risultare del tutto inefficace ed avulsa dalla realtà locale attuale, anche ai fini della possibile costituzione parte civile dell’ente. Ritenuto che tale fatto snatura gli intendimenti e lo spirito della proposta deliberativa dei gruppi di minoranza; con grande amarezza, riservandoci di inviare il deliberato approvato agli organi competenti per le opportune valutazioni, comunichiamo l’intenzione di non partecipare alla votazione. Abbiamo deciso di stare sempre e comunque dalla parte dei cittadini”.

Il terreno apparentemente neutro della legalità non partorisce il miracolo. Niente accordo. Nemmeno stavolta. “Se il confronto è sulle ragioni della opportunità e non della legalità – ribatte il sindaco – allora qualcuno mi deve spiegare qual è il discrimine fra i reati odiosi per la società civile e quelli che lo sono meno. Uno spacciatore di droga, o uno stupratore, sono responsabili di reati più accettabili per la comunità?”. La questione, non sfugge al sindaco, è personale, ma il battagliero primo cittadino non si sottrae al confronto. Difende la causa ma anche l’orto, il suo: “Io sono un tecnico a disposizione della giustizia – precisa, si accalora -. Ma il sindaco Magli, eletto dai cittadini, e l’avvocato sono la stessa persona, una la moralità che non mi pare abbia mai insinuato dubbi negli elettori. E poi…”. E poi? “Io non sono un impiegato statale, che può mettersi in aspettativa, ho il mio studio legale da portare avanti e continuerò a farlo anche dopo il mandato”. Ragioni che pesano e hanno pesato anche nel giudizio della Camera penale di Brindisi, che non ha esitato a schierarsi dalla parte del sindaco-avvocato.

Ragioni che svuotano di contenuto la delibera votata di fresco dalla maggioranza? “No di certo. L’esecutivo voterà, volta per volta, e deciderà quali siano i delitti per i quali sia necessaria la costituzione di parte civile del Comune. Includendo nella formula usata uno spettro molto più ampio di reati rispetto a quelli previsti inizialmente”. Parola di sindaco e quanto resta del mandato per dimostrare che l’impegno non è lettera morta.

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