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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Aggressione a Brigante: fine indagini

BRINDISI – Avviso di fine indagini per il 20enne brindisino Andrea Reho, recentemente ferito ad una gamba da un colpo di pistola, per l’aggressione del 5 marzo scorso all’urologo, nonché capogruppo del Pd in consiglio comunale, Salvatore Brigante, che l’indagato obbligò con percosse e minacce a sottoporre la madre ad una ecografia al senso, pur non avendone il medico competenze e l’aggressore prenotazione o prescrizione urgente.

BRINDISI – Avviso di fine indagini per il 20enne brindisino Andrea Reho, recentemente ferito ad una gamba da un colpo di pistola, per l’aggressione del 5 marzo scorso all’urologo, nonché capogruppo del Pd in consiglio comunale, Salvatore Brigante, che l’indagato obbligò con percosse e minacce a sottoporre la madre ad una ecografia al senso, pur non avendone il medico competenze e l’aggressore prenotazione o prescrizione urgente.

Reho, giovane personaggio piuttosto violento che non molto tempo dopo si rese anche protagonista di un’aggressione – assieme ad un complice – ad un controllore della Stp solo perché un altro dipendente della società aveva multato la fidanzata. Per far ciò, Reho e il compare avevano fermato il bus, interrompendo quindi anche il servizio.

La Digos della questura di Brindisi identificò nel giro di breve tempo Reho quale responsabile dell’aggressione al medico, inviando la relazione sui fatti al pm Myriam Iacoviello. Il giovane responsabile dei  fatti – spiega il dirigente della Digos, Vincenzo Zingaro – aveva anche sbagliato reparto, recandosi in Urologia. Brigante fu il primo medico che incontrò, il quale peraltro stava recandosi in sala operatoria. Ma Andrea Reho lo fermò con la forza per obbligarlo a sottoporre la madre ad ecografia mammaria. Brigante cercò di spiegare che la cosa non era di sua competenza, ma fu colpito con un pugno ad un orecchio.

" Mamma deve fare per forza e subito questa ecografia perché se muore sono cazzi vostri", urlò Reho seminando allarme e agitazione nel reparto. "Lo devo uccidere, lo devo uccidere ", continuava a gridare dopo aver sferrato il colpo al capo del medico. Brigante, per evitare situazioni peggiori, fu costretto ad effettuare l’esame. Poi Reho si dileguò. Ma la Digos, intervenuta dopo la denuncia contro persona ignota da parte dell’urologo, e ascoltate varie testimonianze, ricostruì anche le dinamiche della fuga del responsabile, che si era allontanato dall’ospedale Perrino a bordo di una Renault Twingo di colore verde targata AB 022 YJ.

Altri elementi di prova furono ricavati successivamente dalla banca dati del centro prenotazioni, da cui emerse, tra l’altro, che una prescrizione urgente c’era sin dall’1 ottobre 2010, ma anche che era stata presentata con cinque mesi di ritardo. Quindi non vi era alcuna responsabilità di alcun medico, ma solo della famiglia della donna, che poi prenotò l’esame diagnostico e lo effettuò la mattina del 14 marzo. Reho perciò ora rischia il rinvio a giudizio per violenza aggravata, minacce e lesioni personali.

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