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Cronaca Francavilla Fontana

Agguato sulla superstrada, sempre molto grave il ferito e indagini in salita

FRANCAVILLA FONTANA – Le condizioni di salute di Nicola Canovari sono stabili ma sempre molto gravi, mentre sono praticamente in una fase di stallo le indagini sui killer che la mattina dell’11 novembre lo crivellarono di colpi (uno al polmone sinistro) e ammazzarono il suo lavorante, il diciottenne Francesco Ligorio. E sarebbero praticamente nella stessa situazione le indagini sull’omicidio di Vincenzo Della Corte, francavillese, commerciante, cugino omonimo del sindaco, assassinato la sera dell’8 ottobre in un locale a San Michele Salentino, preso in affitto da lui e dal socio Cosimo Rochira, francavillese anch’esso.

FRANCAVILLA FONTANA – Le condizioni di salute di Nicola Canovari sono stabili ma sempre molto gravi, mentre sono praticamente in una fase di stallo le indagini sui  killer che la mattina dell’11 novembre lo crivellarono di colpi (uno al polmone sinistro) e ammazzarono il suo lavorante, il diciottenne Francesco Ligorio. E sarebbero praticamente nella stessa situazione le indagini sull’omicidio di Vincenzo Della Corte, francavillese, commerciante, cugino omonimo del sindaco, assassinato la sera dell’8 ottobre in un locale a San Michele Salentino, preso in affitto da lui e dal socio Cosimo Rochira, francavillese anch’esso.

Della Corte l’altra mattina avrebbe dovuto essere giudicato dal tribunale di Brindisi per violazione della legge fallimentare. Era la sua attività, costituire società, farle fallire, aprire nuovi negozi, riempirli di merce e non pagarla. Per questi precedenti sia lui sia il suo socio non potevano più intestarsi attività per cui quella di San Michele era intesta ad una donna dalla condotta pulita.

Due agguati nell’arco di poco più di un mese che dovrebbero rientrare in uno scontro per la spartizione del territorio. Usura, traffico e spaccio di droga, tangenti, controllo delle sale da gioco. Interessi criminali che in questa fase, così come in questa città è accaduto nel 1992, nel 1994 e nel 2002, hanno fatto venir meno i vecchi equilibri. Soprattutto l’usura. Con le strette sul credito operato dalle banche, sempre meno disposte a elargire denaro a rischio di recupero, l’usura è diventata il migliore affare della malavita, che dispone di capitali disponibili in poche ore e senza nessuna garanzia reale.

La morte di Della Corte dovrebbe inserirsi nel contesto dell’usura. Molto legato a Giancarlo Capobianco, da sempre sospettato di essere il controllore della maggiore fetta dell’usura francavillese ma mai inchiodato a quelle che gli investigatori (in questo caso i carabinieri) ritengono le sue responsabilità. I carabinieri (su questo omicidio ora indaga il Reparto operativo dell’Arma mentre il fascicolo ha lasciato la Procura di Brindisi per passare all’Antimafia di Lecce) non escludono che Della Corte possa essere stato ammazzato per il suo stretto legame con Capobianco. Dicono che fosse il suo alter ego, l’unica persona di cui avesse massima fiducia. Era Della Corte, si dice ancora, che lo trasportava in macchina per i suoi spostamenti.

Ovviamente si tratta di sospetti e null’altro. Perché, come già detto, i carabinieri non sarebbero in possesso di nessun elemento concreto. Solo sospetti. Non hanno idea nemmeno di quanti fossero i componenti del commando che la sera dell’8 ottobre ha ucciso Della Corte. Due entrarono nel locale, armati di fucili caricati a pallettoni. E sono gli unici dei quali si ha testimonianza diretta perché nel locale al momento dell’esecuzione oltre a Della Corte c’erano Rochira, la loro segretaria e due giovani che stavano sistemando le lattine di olio negli scaffali. I due killer sfondarono la parte bassa della porta a vetri principale con il calcio del fucile, ma poi entrarono dalla porta laterale. Si diressero verso Della Corte che scappò rifugiandosi nel bagno  e chiudendosi dentro. I sicari spararono attraverso la porta tre colpi di fucile. Quindi la sfondarono con un calcio per accertarsi che fosse morto. Lo era: un pallettone lo aveva centrato alla nuca.

Scapparono a bordo di una Opel Zafira, che probabilmente è quella rinvenuta qualche giorno dopo, bruciata, nelle campagne di Cellino San Marco. Probabilmente a bordo della vettura, che li aspettava davanti al negozio con il motore avviato, c’era un terzo complice. Qualcuno nei giorni scorsi, dopo l’agguato a Canovari, ha avanzato l’ipotesi che questi potesse trovarsi nel negozio con Della Corte e Rochira e che fosse lui il vero obiettivo dei sicari. Gli investigatori esclusero subito questa eventualità: se Rochira si trovava sulla scena del delitto era tra quelli entrati a far fuoco contro Della Corte.

Questo è l’unico debole filo di collegamento tra l’omicidio Della Corte e l’agguato a Canovari. Persone totalmente differenti. Della Corte era un colletto bianco che mai ha fatto uso delle armi (almeno allo stato delle notizie in possesso degli investigatori); Canovari invece è uno dalla mano pesante, molto pesante che già in passato ha avuto a che fare con gente che ha cercato di toglierlo di mezzo. Gli era sempre andata bene. Questa volta i colpi di Kalashnikov gli hanno devastato un polmone e la sua vita è appesa ad un filo. E’ intubato e tenuto in coma farmacologico nell’ospedale Perrino di Brindisi, dove è tenuto sotto stretta sorveglianza dai carabinieri perché, evidentemente, temono che i killer possano andare a tentare di finire l’opera.

Alle 5, 30 dell’11 novembre, lungo la statale 7, subito l’ingresso Francavilla Est, direzione Taranto, una vettura affiancò e superò il camion Fiat Iveco condotto da Canovari. Sul sedile di destra era seduto Ligorio, un ragazzo incensurato che ha avuto la sfortuna di nascere e abitare nella zona 167, a poca distanza da casa di Canovari. Aveva bisogno di lavorare e da qualche mese dava una mano a Canovari nella raccolta di ferro vecchio. I killer quella mattina fecero fuoco all’impazzata. Un colpo raggiunse Ligorio al cuore. Canovari fu ferite in più parti, ma nessun colpo fu mortale. L’abbiamo già scritto altre volte.

La differenza tra i killer di Della Corte e quelli di Canovari, sta nel fatto che i primi si accertarono che il bersaglio fosse stato eliminato, gli altri non si sono curati di controllare dandosela a gambe velocemente. Eppure loro stavano agendo lungo una strada che a quell’ora era deserta, mentre chi uccise Della Corte, lo fece alle 19,30, in paese,  in una strada trafficata, con diversi negozi e un distributore di benzina. C’erano anche delle telecamere di un supermercato che riprendevano la strada. Diversa professionalità, è evidente.

Canovari, secondo i dati in possesso degli investigatori, è molto più impegnato nel traffico di droga (il fratello era stato arrestato qualche giorno prima dai poliziotti del Commissariato di Ostuni) e quindi potrebbe essere questo il motivo che ha portato i sicari a tentare di eliminarlo.

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