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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

L’ex sindaco Antonino paga sino in fondo: all’asta anche la sua casa

"Ennesima aggressione nei miei confronti", sostiene. L'ordinanza è del giudice per l'esecuzione del Tribunale di Brindisi, a conclusione del contenzioso promosso dall'amministrazione nel 2014: l'ex primo cittadino condannato in via definitiva a pagare danni d'immagine dalla Corte dei conti

BRINDISI – Finisce all’asta l’abitazione dell’ex sindaco di Brindisi, Giovanni Antonino, condannato in via definitiva a pagare danni anche d’immagine al Comune, conseguenti a tangenti per oltre due milioni di euro, stando alla sentenza della Corte dei Conti, arrivata dopo il patteggiamento a tre anni e sei mesi nella cosiddetta “tangentopoli brindisina" del 2003. ​“L’ennesima aggressione nei miei confronti”, dice lui che solo maggio dello scorso anno ha pagato l’ultimo rata del mutuo. “Sono passati 14 anni e non è ancora finita, probabilmente altri al posto mio sarebbero scoppiati. Ho resistito sino a quando ho potuto: ora non posso fare niente”.

Giovanni AntoninoL’ inchiesta della Procura mise fine alla sua esperienza politico-amministrativa, iniziata nel ’97, la mattina del 9 ottobre 2003, quando Antonino era a Roma. L’ordinanza di arresto in carcere venne eseguita a distanza di qualche mese dalla rielezione con maggioranza bulgara, oltre il 72 per cento dei consensi, al punto da diventare il primo cittadino più suffragato d’Italia.

I pm di Brindisi lo accusarono di aver chiesto e ottenuto mazzette, cercarono e non trovarono il presunto tesoretto alimentato con gli appalti sul carbone, con rogatorie all’estero. Antonino ha sempre negato, optò allora per il concordato della pena per chiudere subito il conto con la giustizia e riottenere la libertà, senza aspettare i tempi del processo. Scrisse persino un libro per raccontare la sua esperienza, “Il peggiore di tutti”.

“In effetti il patteggiamento è stato la mia unica responsabilità”, ripete ancora oggi. “Ma era una scelta obbligata dopo essere stato arrestato altre due volte: mi hanno accusato di aver intascato mazzette, eppure i miei coimputati, quelli che hanno scelto il processo dibattimentale, alla fine sono stati assolti con sentenza passata in giudicato. E allora, dove sono queste tangenti?”, chiede Antonino. Sono presenti nella sentenza della Corte dei Conti che l’ex primo cittadino ha appellato, senza ottenere risultato: “Mi hanno condannato per danni d’immagine sulla base di quelle tangenti in uno con le indennità percepite in veste di sindaco di Brindisi che, giusto per essere chiari e onesti, per me erano uno stipendio dal momento che all’epoca mi misi in aspettativa dal lavoro”.

Complessivamente l’ex sindaco deve risarcire il Comune di Brindisi, per danno di immagine pari a 2.111.988 euro, somma che dovrà poi essere rivalutata e maggiorata degli interessi, più 836 euro per le spese legali, stando a quanto si legge  sentenza dei magistrati contabili, secondo i quali  “la data di maturazione del credito erariale coincide con quella del compimento degli illeciti penali a rilevanza amministrativo-contabile”, periodo di tempo che va dal 2000 sino al mese di aprile 2003”.

L’ultimo capitolo di questa travagliata storia giudiziaria il cui protagonista resta l'ex primo cittadino sarà consumato il mese prossimo in Tribunale, stando all’ordinanza con cui il giudice per l’esecuzione, Gianmarco Galiano, ha fissato il giorno dell’asta. E’ il passaggio finale del contenzioso civile azionato dal Comune nel periodo del governo con Mimmo Consales sindaco e Carmela Lo Martire assessore al Bilancio. Risale, infatti, all’agosto 2012 la delibera della Giunta, su proposta della titolare della delega alle Finanze, di procedere “al recupero delle somme” con conferimento incarico ai legali.

L’amministrazione cittadina ha ottenuto la vendita dell’immobile di proprietà di Antonino partendo da un’offerta minima di 379mila euro, stabilita dopo la perizia che ha permesso di stabilire in 505.830 euro il valore di mercato del “caseggiato signorile” che si affaccia in via Cesare Braico e in via Benedetto Marzolla, nella zona centrale di Brindisi. L’edificio venne  ristrutturato negli anni 80, si estende su superficie convenzionale lorda 435,24 metri quadrati e comprende tre lotti.

Corte dei ContiAll’asta è finita anche la metà dell’abitazione che Antonino donò alla moglie, per effetto della revoca dell’atto di liberalità risalente al 24 giugno 2003, ottenuta dalla Corte dei conti, sezione prima giurisdizionale centrale d’appello, dopo aver respingendo l’opposizione proposta da Antonino e dalla moglie. “L’immobile era intestato interamente alla mia consorte”, spiega.

“Questo in virtù di una donazione del 50 per cento in un’epoca in cui non c’era alcuna iniziativa giudiziaria nei miei confronti, ma è stata disposta la revocatoria. Per l’acquisto – prosegue Antonino – destinammo la somma ricavata dall’abitazione di mia moglie, intestata solo a lei prima del matrimonio e quindi non in comunione di beni e per il saldo ci venne accordato un mutuo che è stato estinto solo a maggio 2016. Sono stato onesto nel saldare tutto”.

Antonino dopo il patteggiamento della pena cosiddetto allargato, scelse, invece, di affrontare le udienze per difendersi da identiche accuse mosse dalla Procura in relazione alla costruzione del rigassificatore proposto dal gruppo inglese Bg, con il benestare del premier Tony Blair e del presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi. A riprova della liceità della sua condotta, l’avvocato Massimo Manfreda, chiese al Tribunale l’ascolto dell’allora premier. Ma non lo ottenne.

L'ex sindaco ha scelto anche di seguire il contenzioso civile e la procedura esecutiva: “Un’altra ingiustizia a mio avviso se si considera che inizialmente l’immobile era stato ritenuto divisibile dal perito nominato dal giudice, mentre in occasione dell’udienza definitiva lo stesso tecnico ha sostenuto che non potesse essere diviso e di conseguenza è stato messo all’asta per intero. A nulla sono valse le eccezioni”.

Cosa succederà ora? “Che la mia casa, l’abitazione della mia famiglia sarà all’asta per una somma che servirà per risarcire il Comune di Brindisi. Cosa mai successa, neppure nel caso della condanna dell’ex ministro De Lorenzo, per il quale il danno fu indicato in 400mila euro”. La sua voce sulle vicende politico amministrative di palazzo di città resta affidata ai post su Facebook.  Avrebbe voluto riprovare con la politica, aveva anche accarezzato l’idea di tornare a candidarsi sino a pensare di proporre una lista civica chiamata Spartacus. Ma il contenzioso con il Comune sarebbe stato un ostacolo non superabile. Nonostante la voglia di riscatto morale. “Perché io tangenti non ne ho chieste e non ne ho prese. Mai. Né ho un tesoretto nascosto chissà dove in qualche Paese estero”.

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