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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Allo Snim, con un occhio al budget

BRINDISI – Lo Snim, il salone della nautica made in Brindisi, sin dalla nascita si è scelto uno spazio scomodo: quello a metà tra un salone e l’altro di Genova, che inaugura il mercato delle novità in Italia tre mesi prima del nuovo anno. Poi si svolge in un posto complicato da raggiungere per i principali cantieri (il Basso Adriatico), infine negli ultimi due - tre anni il morso della crisi ha sigillato i portafogli degli acquirenti. Resta da capire se sia più utile una rassegna come questa oppure un buon stand collettivo a Genova dei produttori pugliesi. Ma questo devono deciderlo loro, i cantieri. Il pubblico invece c’è, perché lo Snim è diventato un appuntamento fisso. Se magari compra pure, anche meglio.

BRINDISI – Lo Snim, il salone della nautica made in Brindisi, sin dalla nascita si è scelto uno spazio scomodo: quello a metà tra un salone e l’altro di Genova,  che inaugura il mercato delle novità in Italia tre mesi prima del nuovo anno. Poi si svolge in un posto complicato da raggiungere per i principali cantieri (il Basso Adriatico), infine negli ultimi due - tre anni il morso della crisi ha sigillato i portafogli degli acquirenti. Resta da capire se sia più utile una rassegna come questa oppure un buon stand collettivo a Genova dei produttori pugliesi. Ma questo devono deciderlo loro, i cantieri. Il pubblico invece c’è, perché lo Snim è diventato un appuntamento fisso. Se magari compra pure, anche meglio.

La giornata di festa del 25 aprile è arrivata subito a ridosso di quella inaugurale, e ha dato un po’ di sprint, sperando nel lungo ponte sino all’1 maggio. Ci si accorge subito che attirano molto quelle novità adatte alla famiglia, e a tiro dei budget minacciati dalle misure di austerità, che a volte possono risultare più penalizzanti che utili, vedi appunto l’impatto sulla nautica da diporto che nell’immaginario collettivo rischia di passare per una zona franca riservata ai ricchi sfondati e un po’ evasori, e invece in Italia è fatta soprattutto di natanti e imbarcazioni medio – piccole, e meno male che per i vari Ferretti, Perini e company c’è l’export.

Un natante con un fuoribordo da 40 cavalli costa, franco cantiere, poco più di una Fiat Punto. Una barca a vela per la navigazione costiera o per le regate di mini-altura non raggiunge il prezzo di una tra le Mercedes più abbordabili ma se ne trovano anche a costi paragonabili a quelli di una media cilindrata non di punta. E’ sempre una spesa impegnativa, ma non da “paperoni”.  La barca in altri paesi non è considerata un bene superfluo, ma una necessità di famiglia (vedi Francia, Svezia, Gran Bretagna), e se è ben tenuta può durare molto a lungo.

Gli accanimenti fiscali non promuovono la trasformazione degli italiani in un popolo di veri navigatori, e danneggiano un settore strategico per l’export nazionale. Se ne parlerà anche allo Snim di Brindisi, ovviamente, come ogni anno. Intanto qualcuno, nella passeggiata festiva, butta l’occhio sulla barchetta che si può condurre senza patente nautica, giusto per le uscite estive sotto costa, e sulle novità come il Paper8, una piccola deriva in compensato marino e la prua tronca che ricorda un Optimist cresciuto improvvisamente, o anche il famoso Dinghy Mirror, quell’altra barchetta a vela nata dal concorso bandito dal quotidiano britannico Daily Mirror alla fine degli anni Sessanta per una barca a vela trasportabile sul tetto di una Mini (quella dell’epoca).

Ma a quanto pare ai bambini piace, tanto più che possono andarci assieme al papà o alla mamma, o al fratello o sorella maggiore. Nessun emozione da sbandata, grazie al salsiccione pneumatico montabile anche all’esterno dello scafo, a fare da stabilizzatore, o all’interno come cassa stagna di galleggiamento. A chi invece piace andare forte anche da piccoli, in estate e in inverno, ma sempre in piena sicurezza, non resta che passare dallo stand della Scuola Fiv del Circolo della Vela Brindisi ed informarsi sui corsi. E poi innamorarsi della vela e del mare in tutte le loro sfumature.

Le foto sono di Vito Massagli

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