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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Si stringe la morsa sul caporalato: altri quattro arresti per sfruttamento

Quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere,emesse dal gip del Tribunale di Brindisi su richiesta della Procura della Repubblica, sono state eseguite dai carabinieri nei confronti di quattro persone indagate per concorso in intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro

VILLA CASTELLI - Quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere,emesse dal gip del Tribunale di Brindisi su richiesta della Procura della Repubblica, sono state eseguite dai carabinieri nei confronti di quattro persone indagate per concorso in intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravati. Le persone arrestate oggi sono Michelangelo Veccari di 46 anni; la moglie Valentina Filomeno di 41 anni; Grazia Ricci di 61 anni; Maria Rosa Putzu di 42 anni. Per tutti il giudice delle indagini preliminari ha disposto la custodia cautelare in carcere.

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L’indagine dei carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana si può considerare connessa all’altra condotta sempre a Villa Castelli, che recentemente ha visto la condanna in primo grado di madre e figlio al centro di una significativa attività di caporalato. Tutto comincia il 15 ottobre 2015 con la denuncia di una bracciante, che descrivendo il proprio stato di necessità che l’aveva spinta a sottostare alle vessazioni dei caporali, denunciò direttamente in procura due coniugi residente sempre a Villa Castelli, che erano gli organizzatori del reclutamento illegale di mano d’opera per conto di un’azienda di Turi, nel Barese.

La conferenza stampa - caporalato veccari-filomeno-2

Il sostituto attualmente reggente la procura di Brindisi, Raffaele Casto, rileva come l’attuale normativa in materia, prevedendo l’uso di intercettazioni telefoniche e ambientali nelle attività investigative sul caporalato, ha segnato una autentica svolta nella repressione del fenomeno. A ciò va aggiunto la previsione di pene severe. Nel caso in questione, ad esempio, si parte da 7 anni e 6 mesi sino a 12 anni di reclusione e a 45mila euro di multa. Ma ci sono anche lacune, come quella che esenta il datore di lavoro che ha utilizzato illecitamente prestazioni a formalizzare o a proseguire tale rapporto secondo quanto previsto dalla legge.

VECCARI MICHELANGELO CLASSE 1971-2FILOMENO VALENTINA CLASSE 1975-2La bracciante autrice della denuncia, A.B., aveva anche affrontato i coniugi che gestivano il traffico di mano d’opera con rimostranze e richieste riguardanti la magra retribuzione dispensata dalla coppia Veccari-Filomeno, ma era stata percossa riportando lesioni personali. Alle dichiarazioni di A.B., si erano poi aggiunte quelle di una seconda bracciante, a sua volta costretta, come le altre colleghe, ad accettare le condizioni di lavoro capestro spinta da un documentato stato di bisogno e necessità, la circostanza che rende punibile in base alla legge i caporali.

Lo dimostrano alcuni passaggi delle intercettazioni telefoniche: “Non so, ditemi voi. Devo scendere con l’agenzia o devo scendere con voi”, dice una bracciante ai caporali, parlando dell’ingaggio e del trasporto sino all’azienda nel Barese. E il caporale risponde. “Con l’agenzia lavori un mese, con noi lavori sei mesi, otto mesi. Quindi dipende da cosa vuoi fare! Se vuoi lavorare un mese…altrimenti ti conviene venire con noi! Secondo me ti conviene, perché con noi alla fine lavori, se sa comunque il lavoro, no? Con loro lavori un bum, sino a fine mese, fino a giugno”. La bracciante si rassegna: “Ok, allora vado all’agenzia e tolgo il contratto”. Il caporale: “Esatto, sì”.

RICCI GRAZIA CLASSE 1956-2PUTZU MARIA ROSA CLASSE 1975-2LA NOTA DELLA CGIL

Questo è il lato oscuro del mondo del lavoro nel nostro Paese, rileva il sostituto procurator anziano Raffaele Casto. E malgrado la nuova legge, gli investigatori hanno dovuto lavorare oltre un anno per incastrare a dovere la nuova squadra di caporali finita sotto indagine, e dimostrare la sussistenza delle condizioni del già citato stato di bisogno, e dello sfruttamento mediante violenza, minaccia o intimidazione.

Ma non è tutto: emerge dall’attività dei carabinieri una concezione abominevole della donna e dei suoi diritti espressa dal “caporale” Veccari. Ecco la filosofia del soggetto, nella sua crudezza: “Alle femmine pizza e mazzate ci vogliono, altrimenti non imparano”, e anche “femmine, mule e capre, tutte con la stessa testa”.  E infatti il pm ha accertato che la retribuzione percepita dalle 15 braccianti arruolate (12 italiane, due rumene e una ecuadoregna) dagli indagati era difforme rispetto alla quantità e alla qualità del lavoro svolto; la normativa su orario di lavoro e risposi settimanali era calpestata; gli straordinari e le festività non venivano pagate.

Uno dei posti di lavoro monitorati dai carabinieri-2

E poi, la vergognosa situazione del trasporto e della sorveglianza. Le donne venivano prelevate nei Comuni di Villa Castelli, Palagiano e Grottaglie con un vecchio autobus da 25 posti Iveco 49/10, intestato alla “Ortofrutticoli la Pernice Srl”, e guidato dal Veccari, o speso su una Ford Glaxy da sette posti della Filomeno, spesso in sovrannumero, ignorando le multe ricevute dalla Polstrada per la violazione delle norme di sicurezza.

L’umiliazione di poter utilizzare i servizi igienici solo col permesso della coppia Filomeno-Veccari. L’obbligo di dover corrispondere ai caporali 8 euro al giorno, ancor prima di ricevere la paga, con la minaccia di non riceverla. A fronte di un compenso dovuto pari a 55 euro giornaliere, avrebbero percepito 38 euro al giorno. Inoltre avrebbero lavorato per più di 8 ore al giorno, a fronte delle 6 ore e mezzo previste dal contratto.

Il pullmino dei caporali-2

Le altre due indagate nella vicenda, la Ricci e la Putzu, erano incaricate la prima (residente a Palagiano), di reclutare la mano d’opera, mentre la seconda, dipendente dell’azienda agricola, collaborava nella riscossione degli otto euro giornalieri a testa pretesi dai caporali, consegnando a Veccari gli assegni delle paghe, oppure trattenendoli arbitrariamente sino all’incasso della quota per i caporali che le lavoratrici erano obbligate a versare.

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